Al San Paolo decidono i gol di Castagne e Gomez: che impresa dei nerazzurri. A Sarri non basta Mertens
Nei quarti di Coppa Italia, colpo dell'Atalanta che batte il Napoli al San Paolo 2-1 e vola in semifinale. Doppio vantaggio bergamasco prima con Castagne (al 5' della ripresa) poi con Gomez che raddoppia al 36'. Gli azzurri riaprono la gara nel finale grazie a Mertens che sfrutta un'indecisione tra Caldara e Berisha. Ma il risultato non cambia. La Dea è la terza semifinalista dopo Milan e Lazio e attende la vincente del derby tra Juve e Torino.
E' un inizio d'anno col botto: il Napoli, squadra record nel 2017 e fresco campione d'inverno, cade in casa ed esce dalla Coppa Italia. La copertina è tutta dell'Atalanta che compie una vera impresa bissando il successo su un campo sbancato anche lo scorso anno in campionato. Del resto, la Dea era la sola, assieme a Real Madrid, Manchester City e Juventus, ad aver vinto sotto il Vesuvio nell'annata appena conclusa. Tatticamente perfetta la squadra di Gasperini, che ormai mostra sempre più la personalità della grande squadra. Contro chiunque e dovunque. Napoli mai brillante e capace di trovare sprazzi del suo solito gioco solo nel primo tempo: questo perché i ragazzi terribili di Gasp non hanno concesso agli azzurri neanche il tempo di respirare. E ora vanno meritatissimamente in semifinale. La rivoluzione compiuta da Sarri, che in nome del turnover ha cambiato tanto, fallisce sotto i colpi della Dea, precisa, compatta, inattaccabile dietro e imprendibile davanti quando parte spinta dalla furia dei suoi uomini.
Per una sfida che non può essere banale e che oppone le due squadre e i due allenatori che hanno espresso, nell'anno appena concluso, due tipi di calcio diversi ma esteticamente appaganti e al tempo stesso efficaci, il turnover non è un tabù, anzi: Sarri lancia Chiriches in difesa, in mezzo si affida a Rog e Diawara al fianco di capitran Hamsik mentre davanti stravolge il solito tridente di cui Callejon, supportato da Ounas e Zielinski, resta il solo superstite. Gasperini cambia, invece, le fasce con Castagne e Gosens, piazza Cristante nel ruolo di trequartista e in attacco con il Papu Gomez schiera Cornelius, l'unico atalantino ad aver segnato, fin qui, in tutte e tre le competizioni disputate.
Napoli e Atalanta sanno giocare a calcio e lo sanno fare anche piuttosto bene. Senza rinunciare alle rispettive qualità e caratteristiche. E' feroce fin da subito il pressing della Dea che chiude ai manovratori azzurri la maggior parte delle linee di passaggio: la squadra di Sarri, che tiene la linea difensiva altissima, trova solo a sprazzi il suo tipico gioco palla a terra con fraseggi rapidi e tocchi in verticale. E il merito è degli uomini in bianco che restano compatti, corti e sono sempre pronti a ripartire in massa verso l'area avversaria con Cristante avanzato praticamente sulla linea degli attaccanti. Il Napoli trova la giocata in verticale solo due-tre volte ma tanto basta per sfiorare il gol. Callejon, alla 29esima presenza in altrettante gare stagionali dei suoi, gioca al centro dell'attacco e proprio al centro cerca i tagli vincenti: lui, Ounas e Zielinski, ipnotizzato da Berisha a due passi dalla porta, hanno le occasioni migliori di un primo tempo che si rivela simile a una partita a scacchi dove nessuno vuole fare la mossa sbagliata. Il giro-palla azzurro non ha la consueta rapidità e imprevedibilità per il cambio degli interpreti: Diawara è molto fisico ma in fase di impostazione non si vede quasi mai. E allora è Hamsik la pedina che cerca l'imbucata giusta per mandare in porta i compagni. Ma l'Atalanta, come detto, concede spazi col contagocce per poi provare, a sua volta, a costruire le sue trame partendo dai difensori, Toloi soprattutto, così come da regola aurea di mister Gasperini.
Che l'Atalanta abbia intenzione di giocarsela senza paura è chiaro anche a inizio ripresa quando, addirittura, la Dea prende in mano il pallino del gioco: il Napoli fatica a uscire e non porta il pressing necessario ad arginare gli indiavolati interpreti di Gasp. Che trovano il vantaggio sfruttando una sgroppata di Gomez a sinistra e l'inserimento di Castagne che va a ribattere in rete una prima conclusione di Cornelius. Alla ricerca del suo vero Napoli, Sarri si gioca le carte Insigne e Mertens, per rivitalizzare una squadra stordita e bloccata dall'atteggiamento dell'Atalanta, stretta in 20-30 metri di compattezza e personalità: sì perché la Dea gestisce sapientemente la gara senza permettere ai padroni di casa di trovare il tempo e il ritmo del loro gioco e tenendo spesso palla nella metà campo avversaria. E se poi quando riparti hai uno come il Papu Gomez, ecco che arriva anche il raddoppio. L'indecisione Berisha-Caldara consente a Mertens di riaprire i giochi ma l'Atalanta non accusa il colpo e gestisce il finale senza patemi. E tra 24 ore Gasp conoscerà la sua avversaria, che uscirà dal derby della Mole. Sarri nel frattempo si interrogherà sulle scelte di formazione e in parte anche sui cambi: Hamsik e Callejon erano stati i più pericolosi nel primo tempo e sono stati i primi a uscire. Il suo Napoli con o senza i titolarissimi non è la stessa cosa: il 2017 lo aveva in parte già sentenziato, il 2018 lo ha ribadito.
Gomez 7,5 - Primo tempo guardingo, resta largo e lontano dall'area. Nella ripresa ingaggia il duello con Chiriches: mette in mezzo il pallone del vantaggio e raddoppia di prepotenza con un sinistro perfetto. Quando serve il Papu baila, eccome se baila
Castagne 7 - Sblocca la gara con un gran inserimento. Controlla Zielinski senza problemi e spinge costantemente
Caldara 6 - Perfetto fino all'indecisione finale, in complicità con Berisha, che permette a Mertens di riaprire i giochi
Diawara 5 - Play timido, nonostante la fisicità. Non imposta mai, non cerca di farsi vedere e di farsi dare la palla
Callejon 6 - Attaccante centrale in un tridente inedito. Sfiora il gol un paio di volte nel primo tempo poi Sarri lo toglie
Chiriches 5,5 - Bene nel primo tempo, poi ha l'ingrato compito di ritrovarsi nell'uno contro uno con Gomez
Mertens 6 - All'inizio lui e Insigne faticano a trovare spunti e a cambiare la partita. Ma nel finale prorpio da una loro combinazione nasce il gol dell'1-2: avessero giocato titolari?