Ribaltata in appello la condanna inflitta ai supporters bustocchi dopo il caos nell'amichevole tra Pro Patria e Milan del 3 gennaio 2013
"Non fu razzismo, solo cori di disapprovazione". Come riporta il quotidiano La Prealpina la sentenza d'appello ha scagionato i tifosi accusati di razzismo dopo l'amichevole del 3 gennaio 2013 giocata a Busto Arsizio tra Pro Patria e Milan. Boateng fu il bersaglio di "buh" e scagliò la palla verso le tribune, lasciando il campo. "La reazione del calciatore verosimilmente scaturì per colpa degli epiteti rivolti alla sua ragazza, Melissa Satta".
Nelle motivazioni della sentenza d'appello depositate dalla presidente Maria Grazia Bernini e dal giudice relatore Pietro Caccialanza, si legge: "È del tutto verosimile che Boateng, benché lo abbia negato, abbia reagito a causa della percezione che ha avuto dell'insulto rivolto da qualcuno del pubblico alla sua compagna Melissa Satta". E ancora: la mancata reazione di Boateng a veri e propri insulti razzisti che gli erano stati rivolti durante un Milan-Juventus ha fatto propendere il giudice per questa decisione: insussistenza del reato e infondatezza dell'aggravante della finalità razzista.
I "buh" che riecheggiarono allo Speroni durante l'amichevole "erano sporadici, la lore destinazione non era univoca. Non ci furono esternazioni contro il calciatore di colore Emanuelson". Inoltre il giudice ha sollevato anche dubbi sulla corretta identificazione dei responsabili: "Le riprese non coprono tutto l'arco della partita, non ci sono immagini degli imputati nell'atto di proferire insulti".