Al Cilindro di Avellaneda, la grande festa in onore dell'ex Inter, omaggiato da tanti vecchi amici, tra cui Zanetti e Toldo
I "Campioni del 2001" e "Gli amici di Milito". Tutti con il numero 22 sulla schiena, con la scritta "Da Principe a Re". E il re al Cilindro di Avellaneda, tempio del Racing, non può che essere Diego Milito, l'eroe del Triplete dell'Inter, che ha detto addio al calcio, a 37 anni, con una partita nello stadio in cui è cresciuto e dove è tornato dopo aver lasciato i nerazzurri. Una grande festa a cui hanno partecipato tanti vecchi amici, da Zanetti a Toldo.
C'erano anche Ivan Cordoba, Nicolas Burdisso e Walter Samuel alla partita organizzata da Milito. E poi Pablo Aimar, Roberto Ayala, Andrés D’Alessandro, i dirigenti del Racing e il fratello Gabi, accolto con tanti fischi, perché al Cilindro l'ex Atletico Madrid è tutt'altro che amato, vista la scelta di allenare l'altro club di Avellaneda, l'Independiente. "C'è un solo Milito", hanno urlato i tifosi, che hanno accolto il Principe con un'ovazione. Al contrario del fratello, Diego qui è un monumento, avendo vinto il titolo di campionato argentino nel 2001 e nel 2014, gli unici due arrivati dopo il 1966.
Un video per celebrarne i trionfi, le lacrime del campione, il discorso di ringraziamento a tutti i club in cui ha militato e alla nazionale Argentina, nella grande festa per tutti i tifosi, che Milito ha condito anche con il gol.
Il Principe ha giocato una parte del match nella formazione degli "Amici", insieme agli ex interisti, e un'altra porzione con i "Campioni del 2001" con i quali ha segnato una doppietta. Milito ha portato in vantaggio i suoi con un rigore particolare, beffando Toldo non dal dischetto, ma dopo il passaggio di Pepe Chatruc, sull'esempio di quanto fatto da Crujiff e più recentemente da Messi. Poi ha risposto al pareggio di Maxi Rodriguez con un'azione personale in cui ha messo in mostra tutte le sue doti.
Il ricavato della partita verrà destinato alle strutture del settore giovanile del Racing dove gioca anche il figlio di Milito, Leandro, che è sceso in campo accanto al papà e ha pure segnato un gol. Buon sangue non mente.