Sanzione troppo buona: a Romano è mancata la solidità psicologica
Nel mondo delle corse esistono da sempre atteggiamenti scorretti da parte dei piloti, entrate oltre il limite e dispetti. Grandi campioni come Alain Prost, Ayrton Senna, Michael Schumacher, senza dimenticare Valentino Rossi, sono stati dotati di questo repertorio nel loro DNA da campioni fuori dalla norma. Si resta comunque nel campo dell’astuzia, senza che il gesto sia finalizzato a produrre un potenziale danno fisico all’avversario.
Lo si accompagna fuori pista come fece Prost con Senna a Suzuka nel 1989, si rientra in pista con la macchina danneggiata cercando il contatto con il rivale, come fece Schumacher con Hill in Australia nel 1994, oppure si decida la vittoria con una spallata, come quella celebre di Rossi ai danni di Gibernau a Jerez nel 2005.
Ciò che ha fatto ieri Romano Fenati appartiene purtroppo a un’altra categoria. Tirare il freno dell’avversario in pieno rettilineo rientra nel campo del tentato omicidio. Già perché bloccare la ruota anteriore a più di 200 chilometri orari ha come conseguenza quella di far volare il pilota a faccia in giù, con danni fisici potenziali facilmente immaginabili. Nella feroce polemica che si è innescata sui social, pochi, per fortuna, cercano una giustificazione per il gesto di Fenati, parlando di scarica di adrenalina dopo l’entrata di Manzi che portato Romano fuori pista.
Ma se il fallo di reazione ha una portata così enorme la Federazione avrebbe fatto meglio a lasciarlo a piedi per un periodo più lungo. Correre ad alto livello, in moto e in macchina, richiede talento, preparazione fisica e solidità psicologica. Quest’ultima è mancata clamorosamente a Fenati, una lacuna imperdonabile quando viaggi al limite dei 300 all’ora e condividi un nastro d’asfalto con una trentina di colleghi. Colleghi che ovviamente condannano quanto accaduto a Misano. Cal Crutchlow, pilota dall’approccio duro ma corretto, chiede addirittura la squalifica a vita. Fenati rischia di aver messo fine alla sua carriera perché sarà difficile convincere gli sponsor a mettere adesivi sulla sua moto, ma, soprattutto, gli mancheranno totalmente rispetto e fiducia da parte degli altri piloti.