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UISP, l'appello di Iannetta: "Stop al lockdown dello sport"

Il dirigente milanese di Unione Italiana Sport Per tutti: "Fermare l’attività sportiva nuoce gravemente alla salute"

09 Mar 2021 - 14:49
 © ufficio-stampa

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Il 9 marzo 2021, a un anno dall'inizio del primo lockdown, lo sport di base in Italia è ancora fermo. In questo anno abbiamo assistito a quasi 100mila decessi per Covid-19, numeri terribili che rischiano di peggiorare a causa della forzata sedentarietà degli italiani. Infatti, secondo i dati del Rapporto ISTISAN 18/9 realizzato dall’ISS con il Ministero della Salute e il CONI, la sedentarietà in Italia è responsabile del 14,6% dei decessi annuali, pari a circa 90.000 morti all’anno, e di una spesa in termini di costi diretti sanitari di 1,6 miliardi di euro annui per le quattro malattie maggiormente imputabili ad essa (tumore della mammella e del colon-retto, diabete di tipo 2 e coronaropatia).

“I dati dell’ISS parlano chiaro: stiamo rischiando di vedere il numero dei morti da Covid-19 raddoppiati a causa del lockdown dello sport e della sedentarietà che ne consegue. – spiega Antonio Iannetta, dirigente milanese di UISP, Unione Italiana Sport Per tutti -. Sono numeri allarmanti, davanti ai quali non si può far finta di niente. L’intero settore dello sport di base italiano è in ginocchio, impossibilitato a garantire i servizi indispensabili per i cittadini di tutte le età. Esistono i protocolli per poter praticare attività sportiva in sicurezza, le società e le associazioni sportive si sono adeguate e li hanno applicati. È il momento di tornare a dare la possibilità di riaprire a un settore che ha pagato duramente il prezzo del lockdown e che garantisce con il suo operato la salute dei cittadini e un risparmio sui costi sanitari.”

“Il nostro appello è chiaro e lo rivolgiamo direttamente al presidente Draghi, visto che non c’è più un ministro preposto: fermiamo il lockdown dello sport! – continua Iannetta - Dopo un anno dall’inizio dell’epidemia in Italia nulla è cambiato: stiamo per affrontare nuovamente settimane dure e con chiusure forzate in molti settori. La speranza è che vi siano adeguate forme di ristoro per salvaguardare l’intero ecosistema sportivo, che ha un impatto sociale importante su tutto il Paese”.

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