La Gostner, con Frey e Gatting, ha scritto la storia del motorsport con il primo equipaggio femminile: “Voglio correre di nuovo qui”
La 24 Ore di Le Mans 2019 è stata a suo modo un’edizione storica perché per la prima volta ha partecipato un equipaggio tutto femminile al volante di una Ferrari: Manuela Gostner, Rahel Frey e Michelle Gatting ce l’hanno fatta. E anche alla grande.
Una sfida contro i pregiudizi, il sogno che si è realizzato grazie al team Kessel, a Deborah Mayer e alla Fia Women che ha supportato il progetto Iron Dames. Un’italiana, una svizzera e una danese che hanno scritto un capitolo importante nella storia del motorsport. Al volante della Ferrari 488 GTE si sono dimostrate all’altezza, competitive contro piloti più celebri e affermati, Giancarlo Fisichella tanto per dirne uno. Una macchina blu con un tocco di fucsia e nero che ha catturato l’attenzione dei tifosi: sugli spalti tutti sapevano che quando passava la numero 83 al volante c’era una donna. La differenza a bordo pista e cronometro alla mano non si è notata per niente. Anzi, il decimo posto di classe LM GTE AM rafforza l’idea.
“Sono piena di orgoglio, finire questa gara, la più famosa del mondo, è un’impresa: ho capito perché è leggendaria”, dice la Gostner in esclusiva a Sportmediaset.it pochi istanti dopo la bandiera a scacchi. Una gara imprevedibile lunga un giorno: “Le condizioni cambiano di continuo e c’è molto traffico. La pista è veramente difficile perché è molto veloce. Bisogna avere mille occhi per gestire i doppiaggi”. I suoi occhi brillano di felicità, quasi lucidi, ma solo l’adrenalina ancora in corpo trattiene le lacrime di gioia: “Nel mio ultimo stint mi sono goduta tutto: che bello, ero come una bambina emozionata. Voglio correre ancora qui”.
Gli fa eco anche il proprietario del team Ronnie Kessel: “È stata una bellissima gara che ci vede orgogliosi di aver portato al traguardo tutte e due le macchine. I nostri piloti non hanno fatto errori e non hanno ricevuto penalità restando sempre molto concentrati. Questa era la nostra prima esperienza nella 24 Ore di Le Mans e la strada imboccata con i due equipaggi, quello femminile che ha avuto un grande successo mediatico e quello tutto maschile formato da Piccini, Schiavoni e Pianezzola, è quella giusta”. In un’Italia che sta scoprendo il calcio femminile grazie alle imprese delle Azzurre al Mondiale, c’è da applaudire Manuela, Michelle e Rahel. Donne e motori, questa volta il senso è tutto diverso e va bene così.