L'altoatesina, al volante della 488 GTE del team Kessel, sta stupendo tutti e ha la 24 Ore di Le Mans nel mirino
Dalla pallavolo alla pista, a 29 anni Manuela Gostner ha cambiato la sua vita diventando una pilota. Una sfida eccitante che l'ha vista crescere km dopo km sui tracciati di mezza Europa e il prossimo giugno la porterà alla 24 Ore di Le Mans al volante della Ferrari 488 GTE del team Kessel Racing. Un progetto ambizioso denominato Iron Dames, un equipaggio tutto femminile con le compagne Rahel Frey e Michelle Gatting, una prima volta storica nel mondo dei motori: "Che soddisfazione battere gli uomini in pista", ci ha detto in esclusiva l'altoatesina nel paddock di Monza dove nel weekend è impegnata nella 4 Ore dell'European Le Mans Series.
Come è nato il suo amore per i motori?
"Da piccola ho sempre giocato a pallavolo e non avevo nessun interesse per il motorsport. Seguivo la Formula 1 con Schumacher perché papà la guardava in tv, ma non sono mai stata una grande tifosa".
Poi cosa è successo?
"Un giorno di sei anni fa è scoccata la scintilla. Mio papà e mio fratello David correvano nel Ferrari Challenge, mi hanno chiesto di andarli a vedere alle Finali Mondiali e sono 'dovuta' andare. Mi è piaciuto l'ambiente, il paddock e la pista: sono rimasta emozionata dalle macchine. Mio padre l'ha notato subito e...".
Insomma, un colpo di fulmine
"Poco dopo mi hanno convinto a fare un test alla fine dell'anno e la velocità mi ha subito colpito: che potenza! Una bellissima esperienza, ma poi sono salita al fianco di David e lì ho capito che volevo diventare una pilota. Guidava la macchina in una maniera incredibile, la faceva danzare e mi sono innamorata".
Così a 29 anni inizia la sua carriera nel motorsport, l'esordio quando arriva?
"Mio padre mi ha buttato subito nella mischia e ho preso subito la licenza superveloce: a giugno 2014 ho partecipato alla mia prima corsa nel Ferrari Challenge a Brno. Non ho fatto neanche molti test per mancanza di tempo e mi sono ritrovata in griglia. Una sensazione strana: un mix di emozioni, ma poi è andato tutto bene e ho avuto la conferma di aver fatto la scelta giusta".
In un ambiente come il paddock prettamente maschile è stato tutto più complicato?
"È stato un percorso strano. All'inizio tutti mi sorridevano perché ero nuova, una sorta di attrazione. Tutti carini fino a quando non sono iniziata ad andare veloce. Lì in molti non erano più amici e ancora oggi tanti non riescono a sopportare che una donna sia davanti a loro. Che difficoltà a fare i sorpassi perché mi ostacolavano tutti. L'unica soluzione era quella di partire dalla pole...".
Che gusto c'è a batterli?
"Una soddisfazione immensa, mi piace un sacco stare davanti a loro perché per noi donne è molto più difficile andare veloci. È una questione fisica perché, anche allenandoci tanto, non potremo avere mai la loro forza. Certo che compensiamo con altri fattori importanti, uso la testa, la vista e prendo meno rischi. In macchina abbiamo comportamenti diversi, ma riusciamo a essere davanti con un altro approccio".
Ora c'è all'orizzonte la 24 Ore di Le Mans, che emozioni prova?
"Un sogno, ma non pensavo di arrivarci così presto nel corso della mia carriera. Non vedo l'ora di correre, in pista troverò tanti campioni di Formula 1 come Alonso. E che bello farlo con un equipaggio tutto femminile".
Le sue compagne sono Rahel Frey e Michelle Gatting, che rapporto ha con loro?
"Splendido, siamo molto affiatate. Siamo tutte diverse caratterialmente e ci completiamo. Chi è la più veloce? Vanno tutte forte (sorride, ndr)".
La 24 Ore di Le Mans è a metà giugno, ma ora c'è la 4 Ore di Monza dell'European Le Mans Series: l'obiettivo?
"È una gara importantissima, è una delle mie piste preferite anche se non sono velocissima perché è molto difficile. Ci sono poche curve e non si può sbagliare nulla: bisogna essere perfette. Arrivare sul podio sarebbe fantastico".