Il 22 a febbraio a Genova atleti di caratura internazionale e giovani promesse nell'Elite Top Fight
di Daniele MiceliL'appuntamento è per sabato 22 febbraio, dalle 19, al Palasport della Fiera del mare di Genova: atleti di livello internazionale e giovani promesse si sfideranno nelle discipline di pugilato e savate. Tutti sul ring per gli undici match dell'History of fight, evento organizzato da Elite Top Fight e Andrea Doria in una città, appunto Genova, storicamente legata alla trdizione degli sport di combattimento.
PUGNI E VALORI
Tra le palestre più rappresentate nella manifestazione, c'è l'Area Bastarda di Rapallo, dove per gli atleti la borsa pesa solo materialmente, la passione chiama e l'orologio segna sempre l'ora dell'educazione. Ed è un orario universale per chi ama e pratica il pugilato, la disciplina più ‘esposta’ della numerosissima famiglia riunita sotto al ceppo degli sport da combattimento. L’Arte Nobile che scava nell’anima e nobilita il cuore.
Prima di cominciare il saluto. Se sei anche solo sovrappensiero e lo salti, torni indietro, saluti e prima di allenarti ti becchi una serie di flessioni; la regola di questo mondo in cui la tecnica e il fisico contano tantissimo, ma il rispetto di più.
Un’ora e mezzo di lavoro e sudore al giorno (c’è chi vorrebbe andarci pure la domenica), fianco a fianco con il compagno che diventa amico, sparring partner, avversario e mai nemico. Soprattutto quando si sale sul ring, il territorio sul quale si va a caccia di conferme, sfide. Le corde intorno alle quali crescono il fisico e la mente. ‘Il pugilato è 80% testa e 20% fisico’. – dice in maniera chiara e schietta Amedeo Marai, ex pugile, ora allenatore di giovani talenti. Ma non solo loro.
La trasversalità del pugilato è totale. Quando entri in palestra non esistono distinzioni di classe, sesso, età, provenienza. C’è spazio per tutti purché sul biglietto da visita ci sia scritto ‘Voglia di sacrificarsi’.
‘L’unica selezione la fa la voglia di chi entra in palestra – continua Madai -. Bisogna accettare il rischio di fallire, i sacrifici e le sfide con se stessi. La base è quella. Non mi è mai capitato di dire a un ragazzo che deve combattere ‘Mi raccomando sabato sera, se esci, non bere’. Sono loro stessi ad autoregolarsi. Quello stesso ragazzo, di suo, decide di andare a letto prestissimo’.
La strada per il successo è lunga, non tutti arrivano alle cinture e alla gloria, ma chi s’impegna vince comunque. Diventare campioni di se stessi è l’obiettivo. Il fine che non passa mai dallo svilimento e dall’odio per l’avversario. Si combatte con lealtà, con forza e d’impeto – innegabile -, ma mai con la voglia di fare del male o prevaricare, in barba al pregiudizio della violenza che circonda gli sport da combattimento.
‘Quando hai un avversario davanti non metti cattiveria contro di lui. Tu hai messo cattiveria con te stesso allenandoti – dice Roberto De Marinis, maestro dell’Area Bastarda’, il riferimento di uno staff che stimola e coinvolge gli atleti, dai più piccoli ai più grandi, per l’ora e mezzo di lavoro quotidiano. Dura, in alcuni giorni durissima, ma vissuta come un’opportunità e non come un sacrificio. L’allenamento termina. La fatica, inevitabile, si fa sentire ma è sempre seconda alla voglia di tornare il giorno dopo. Stesso ring, stesso staff, stessi valori. Una tacca in più nell’autostima e nella crescita personale.
Appuntamento fissato per il 22 febbraio a Genova per uno spettacolare incrocio tra guantoni e valori tramandati nei secoli