Intervista esclusiva al triplista azzurro di origini cubane, bronzo alle Olimpiadi di Parigi, carico più che mai per il prossimo anno in cui potrà indossare sin dall'inizio la maglia italiana
di Redazione Sprintnews© Getty Images
Andy Diaz, specialista del salto triplo di origini cubane, è cittadino italiano dal 23 febbraio 2023 ma ha potuto vestire la maglia azzurra in una manifestazione internazionale solamente dal primo agosto di quest'anno, giusto in tempo per disputare il 7 successivo le qualificazioni della sua gara alle Olimpiadi di Parigi, per poi 2 giorni dopo il 9 agosto regalare alla sua nuova nazione una splendida medaglia di bronzo, esattamente 12 anni dopo quanto realizzato dal suo tecnico Fabrizio Donato, che alle Olimpiadi di Londra 2012 conquistò l'identico metallo nella stessa data.
Una grande impresa quella del saltatore nato a L'Avana il 25 dicembre 1995, in quella che era di fatto la sua seconda esperienza a cinque cerchi in quanto presente anche a Tokyo nel 2021 con la squadra di Cuba, ma si era poi infortunato in allenamento per cui non aveva potuto disputare le qualifiche e non era dopo più tornato nella sua nazione per scegliere di cercare di dare una svolta diversa alla sua vita proprio in Italia, non senza infinite difficoltà incontrate nei primi mesi della sua permanenza nella capitale, risolte grazie alla straordinario cuore proprio del suo attuale tecnico Donato, che ha fatto di tutto per aiutarlo a inserirsi nel nostro paese.
Se Donato è stato l'assoluto artefice della seconda vita in tutti i sensi di Diaz, quest'ultimo lo ha ampiamente ripagato dimostrando che la fiducia riposta in lui era totalmente meritata, e forse anche per questo è quasi rimasto un po' deluso dal risultato di Parigi, perché avrebbe fortemente voluto regalare al suo tecnico ma anche all'Italia intera, che lo ha accolto, il risultato più grande dell'oro olimpico a cui aveva detto chiaramente di puntare.
Il finale di stagione in ogni caso ha confermato la risoluzione definitiva del problema fisico che lo ha frenato durante il 2024, e adesso ha ripreso da qualche settimana la preparazione con ancora maggiore carica oltre che desiderio di alzare ulteriormente l'asticella degli obiettivi, senza porsi veramente nessun limite.
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Andy nella tua prima manifestazione disputata con la maglia azzurra hai regalato all'Italia un bronzo olimpico, ma tu volevi di più. Che voto dai alla tua stagione?
"Non mi sono mai nascosto nelle dichiarazioni della vigilia e avevo detto che volevo andare a Parigi per vincere. Purtroppo però la mia preparazione è stata condizionata dalla pubalgia che mi ha di fatto impedito di gareggiare all'aperto sino alle Olimpiadi, salvo una gara test a luglio. Il voto che do è quindi a come tutto il mio staff, in particolare il mio tecnico Donato, abbia saputo gestire una situazione complicata da un punto di vista fisico e quindi non può che essere 10 perché ho ottenuto in ogni caso un podio prestigioso, anche se non sul gradino che volevo".
La gara di qualificazione olimpica in cui sei approdato alla finale con l'ultima misura utile ha fatto trepidare tutti. Da cosa è dipeso e in qualche modo ti ha tolto qualche sicurezza?
"Pur essendo in ottime condizioni fisiche il giorno della qualificazione, ho sicuramente patito la mancanza per tantissimo tempo di un clima agonistico di quel livello oltretutto di fronte a uno stadio strapieno, per cui ho fatto fatica a trovare subito i giusti meccanismi tecnici, ma a dire il vero ero anche emozionato perché vestivo la maglia azzurra per la prima volta. In finale ero tranquillo e sicuro e non penso di essere stato condizionato dalle incertezze nella prova precedente".
La stagione è finita in ogni caso molto bene con la vittoria nel Golden Gala e l'ultima gara nella finale dei campionati societari in cui hai saltato 17.25, con solo 7 appoggi di rincorsa, qualcosa di straordinario. Ti aspettavi di finire così bene?
"Assolutamente si in quanto, purtroppo, ho raggiunto il top della condizione proprio in quel periodo per i problemi fisici avuti in fase di preparazione e in ogni caso quell'ultima gara mi ha dato una enorme ulteriore fiducia per il futuro".
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Nelle ultime settimane hai affermato senza mezzi termini di voler puntare entro la fine dell'anno prossimo a battere il record del mondo del triplo di 18.29, che nel 2025 compirà 30 anni. Lo consideri il tuo obiettivo primario per la prossima stagione?
"Ho dichiarato che voglio battere questo vecchio primato e lo confermo ancora una volta, non è certo impossibile e sono convinto di poterlo fare, ma il principale desiderio per il 2025 sarà cercare di vincere più gare possibili e poi se verrà anche il grande salto ne sarò felice, se no ci riproverò nella stagione successiva".
Nel prossimo anno agonistico ci saranno tre importanti appuntamenti quali europei e mondiali al coperto, a marzo, e mondiali all'aperto a settembre. Pensi di puntare a tutti e tre?
"Io e il mio tecnico siamo convinti che si possa arrivare a ogni manifestazione nella miglior condizione di forma per cui sicuramente voglio gareggiare in tutte questi tre eventi con l'obiettivo fisso di regalare all'Italia tre vittorie, ma naturalmente non ci sono solo i campionati ma anche la Diamond League, che ho vinto nel 2022 e 2023, non potendo difendere il mio titolo nel 2024 per avere gareggiato poco, per cui per me sarà molto importante anche riprendermi questo trofeo".
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Durante le Olimpiadi di Parigi c'è stata qualche polemica sul villaggio olimpico e sulle sue presunte scomodità. Tu come l'hai trovato e hai qualche aneddoto da raccontare?
"Io sono stato benissimo, ma credo come tutti in quanto la struttura del villaggio era molto simile a quella di Tokyo 2021, e poi per un atleta quello che conta è solo il pensiero sulla gara, tutto il resto è relativo. Di sicuro però posso dire che i famosi muffin al cioccolato di cui molto si è parlato erano buonissimi, ma che io ho aspettato a mangiarli dopo la finale della mia gara, perché a quale punto potevo apprezzarli totalmente".
Come sta andando la nuova preparazione?
Ho ricominciato ad allenarmi da 5 settimane e tutto sta andando benissimo per cui sono carico più che mai, anche perché nel nostro gruppo di lavoro c'è adesso il grande Andrew Howe, atleta straordinario che ho sempre ammirato tantissimo e che ha deciso di mettersi in gioco ancora per un anno, per chiudere la sua eccezionale carriera nel migliore dei modi. Sono molto felice di questo, in quanto Andrew è una persona particolarmente solare e positiva, capace di infondere a tutti ancora più voglia di dare il meglio, un eccezionale esempio e sono orgoglioso del fatto che abbia deciso di trasferirsi a vivere a Roma da Rieti per allenarsi con Fabrizio, me e tutti i ragazzi del nostro team".
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Abiti da circa 3 anni a Roma e hai apertamente dichiarato di essere grande tifoso della Roma. La tua passione calcistica è nata in Italia o l'hai sempre avuta?
"A Cuba non seguivo il calcio, non è nella nostra cultura, ma da quando sono arrivato a Roma sono piacevolmente rimasto sorpreso del calore e dell’affetto che i romani riversano verso questo sport e le loro due squadre del cuore, con una mia predilizione proprio per la Roma in quanto mi sono fatto coinvolgere dal mito di Francesco Totti, grande capitano e trascinatore, perché lo ho associato al mio allenatore Fabrizio Donato che sa motivarmi veramente al meglio".
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