Intervista esclusiva alla mezzofondista azzurra, talento cristallino frenato negli anni da infiniti infortuni, tornata definitivamente quest'anno a grandi livelli in varie discipline
di Redazione Sprintnews© Grana/Fidal
Federica Del Buono ha vinto i 1500 metri femminili dei campionati italiani di La Spezia, domenica scorsa, nella gara più appassionante di tutta la manifestazione in quanto rappresentava una specie di trial olimpico, nel senso che le prime tre classificate con estrema probabilità sarebbero poi state le rappresentanti italiane della specialità nei giochi a cinque cerchi di Parigi, e la mezzofondista vicentina, peraltro già qualificata nei 5000, dopo tale successo dovrebbe aver acquisito il diritto alla doppia partecipazione.
Il condizionale sui 1500 metri è d'obbligo, perché si attendono le convocazioni ufficiali tra qualche giorno in quanto tale disciplina, sempre nell'ottica dello straordinario momento dell'atletica italiana, vede ben tre atlete qualificate con il minimo diretto olimpico e due tramite il ranking mondiale tra cui Del Buono, ma i criteri generalmente seguiti dal settore tecnico della federazione in tali eventualità, fanno certamente pensare che sarà impegnata anche su tale distanza alle Olimpiadi.
Nata a Vicenza il 12 dicembre 1994, dotata di geni da grande atleta in quanto entrambi i genitori, la mamma Rossella Gramola e il papà Gianni Del Buono sono stati eccellenti mezzofondisti, dopo aver praticato da giovanissima nuoto, basket ma soprattutto danza moderna, ha mostrato un talento straordinario nell'atletica dal 2011, e ottenuto i primi grandi risultati internazionali sui 1500 metri nel 2014 con il quinto posto agli Europei di Zurigo, anno in cui ottenne il suo unico altro titolo italiano, seguito dal bronzo agli Europei indoor di Praga nel 2015.
Successivamente, però, le sue grandissime potenzialità mostrate sin da giovanissima sono state frenate da una serie infinita di infortuni, che l'hanno fatta entrare in un periodo buio da cui sembrava non dovesse più uscire ma poi, dopo un primo brevissimo rientro nell’autunno del 2019 a cui ha fatto seguito un altro infortunio che l'ha costretta a un intervento alla caviglia destra nel giugno 2020, dal 2021 è finalmente riuscita a trovare l'indispensabile continuità nella preparazione, dapprima partecipando agli Euroindoor di Torun e poi ottenendo, nell'ultima gara utile prima della chiusura dei termini, anche la qualificazione per le sue prime Olimpiadi a Tokyo 2021.
Nel 2022 ha partecipato sui 1500 metri ai Mondiali di Eugene e a dicembre ha vinto l’oro agli Europei di cross nella staffetta mista di Venaria Reale, mentre nel 2023 dopo gli Europei indoor di Istanbul non si è qualificata per i Mondiali di Budapest per poi alla fine della stagione, passare sotto la guida tecnica di Massimo Magnani che l'ha indirizzata nel 2024 anche su discipline più lunghe rispetto ai suoi tradizionali 1500, quali i 5000 e i 10000 metri che l'hanno vista protagonista agli europei di Roma, dove si è classificata rispettivamente settima e quarta.
La nuova capacità di affrontare con grande autorità distanze ben più lunghe rispetto ai suoi abituali 1500, le hanno conferito certamente maggior sicurezza anche su di essi, che tanti osservatori pensavano volesse abbandonare, e la grande prestazione di domenica scorsa quando ha condotto in testa per quasi tutta la prova, dimostra ancor di più la validità di tale scelta tecnica.
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Federica una gara straordinaria la tua sui 1500 agli assoluti, dove hai dimostrato il solito coraggio e forse un pizzico di incoscienza perché nella seconda metà del rettilineo finale sei apparsa in crisi. Cosa è successo?
"Rivedendo le immagini mi viene da sorridere a vedere la mia faccia terrorizzata, ma in effetti sono stata assalita da una strana sensazione all'ingresso del rettilineo finale, il contrario di quanto sarebbe dovuto accadermi perché mi sarei dovuta ulteriormente caricare vedendo sul maxi schermo che avevo un vantaggio così grande, e invece sono stata assalita dal panico, una specie di blocco che mi ha irrigidito e non permesso di correre fluida come avevo fatto sino a quel momento".
Quindi non è stato un problema di stanchezza, sei stata frenata solo dall'emozione di quel momento che aspettavi da tanto?
"Proprio così. Stavo molto bene e ho il piccolo rammarico di non aver ottenuto un crono migliore in quanto penso che avrei potuto fare 1 o 2 secondi meno e magari battere il mio personale, ma la gioia alla fine è stata tantissima perché i 1500 rappresentano per me una gara sempre speciale, poi l'ultimo titolo su questa distanza l'avevo vinto 10 anni fa a 19 anni. Però voglio aggiungere che saprò fare tesoro in futuro della parte negativa della mia esperienza di domenica, quel blocco finale, e sicuramente nella prossima occasione in cui vivrò una simile situazione la saprò gestire in modo differente".
La gara di ieri era una delle più attese di tutti i campionati, perché dovrebbe aver deciso con il suo risultato quali saranno le atlete che rappresenteranno l'Italia nei Giochi Olimpici sui 1500 metri. Tu, che peraltro sei certamente qualificata per i 5000, senti di poter affrontare entrambi gli impegni a Parigi?
"Credo di aver ampiamente dimostrato nella gara degli assoluti quanto io ci tenga a correre anche i 1500 a Parigi e, a tal proposito, pur analizzando il calendario delle due gare, ritengo di non avere problemi nel gestire i vari impegni. Le batterie dei 5000 sono il 2 agosto, l'eventuale finale il 5 sera, con 3 giorni di recupero e poi le batterie dei 1500 la mattina del 6. Grandi atlete mondiali, quali ad esempio Sifan Hassan che pare voglia iscriversi a 4 discipline, riescono a fare ben di più e io non sono mai stata preparata come quest'anno a sostenere determinati carichi, per cui sono prontissima per entrambe le specialità, aspettando ovviamente le convocazioni ufficiali".
Questa non è la tua prima Olimpiade, eri presente anche a Tokyo, ma tre anni fa ti sei forse presentata con un maggior timore, quasi come se il fatto di esserci arrivata fosse il massimo traguardo raggiungibile. Che obiettivi ti poni quest'anno?
"Quello che mi è mancato nelle partecipazioni alle grandi manifestazioni internazionali degli ultimi anni, è stata la totale convinzione nelle mie possibilità, ero sempre troppo timorosa pur cercando di dare il meglio. Credo che la svolta sia stato l'inizio del mio nuovo percorso tecnico con Massimo Magnani, con cui abbiamo condiviso il progetto di allungare le distanze da correre in gara, con i 5000 ma anche i 10000 metri, cosa resa possibile da allenamenti diversi che alla fine stanno pagando tantissimo pure sui 1500. Per Parigi l'obiettivo è dare il 110% sia a livello fisico che mentale, nel senso che dovrò essere brava a non sbagliare nulla a cominciare dalle tattiche di gara che, soprattutto nei grandissimi eventi, sono fondamentali per il risultato finale".
Il tuo allenatore ti definisce un'allieva, nel senso che ritiene il tuo percorso di crescita appena iniziato e che tu abbia un potenziale ancora enorme da sviluppare. Lo pensi anche tu?
"Innanzitutto lo ringrazio nel senso che ho 29 anni e il fatto che pensi questo significa che mi attribuisce un grande talento, per cui non posso che esserne orgogliosa. Non posso ovviamente dire quali siano ancora i miei margini, ma sicuramente la strada intrapresa dalla fine dell'anno scorso è quella giusta e sento di poter sicuramente migliorare, a livello cronometrico, in tutte le discipline che pratico".
Sei allenata da un ex maratoneta molto esperto della 42,195 km. Ti vedi in proiezione futura su distanze ancora più lunghe?
"Il mio tecnico (Massimo Magnani ndr) sta portando avanti un progetto che vuole concentrarsi in particolare su 1500 e 5000 metri, con qualche uscita pure sui 10000 in pista e sui 10 km in strada, oltre naturalmente i cross, e la sua idea è quella di puntare a Los Angeles 2028 (le successive Olimpiadi ndr) su queste due discipline, cercando di ottenere il meglio possibile in ogni competizione che ci sarà a partire dai Mondiali di Tokyo del 2025. Però ovviamente tutto potrà essere rivisto in considerazioni di tante variabili, per cui mi piace anche pensare che tante prospettive le scoprirò solo vivendo".
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