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ATLETICA LEGGERA

L'atletica italiana scopre la "seconda generazione" e punta a Parigi con le medaglie dei Mondiali Indoor

La formazione tricolore ha conquistato quattro podi (due argenti e due bronzi) presentandosi nel migliore dei modi verso la stagione estiva

di Marco Cangelli
04 Mar 2024 - 13:00

La stagione è lunga, ci sono molti appuntamenti ed è necessario gestire le energie in vista delle Olimpiadi. Abbiamo sentito ripetere queste parole in tutte le salse, eppure l'atletica italiana sembra pronta a mettersi in luce in ogni appuntamento internazionale. La dimostrazione è arrivata dai Mondiali Indoor andati in scena a Glasgow, affrontati sì con una spedizione ridotta all'osso, ma soprattutto composta da una serie di giovani alle prime uscite sotto pressione. La squadra azzurra non ha risposto semplicemente presente, ma ha lanciato chiari segnali agli avversari in vista di Parigi 2024 dimostrando come la "seconda generazione" sia già cresciuta e pronta a volare in alto. 

Non si tratta soltanto dei puri dati analitici che ci riportano un'Italia terza nella classifica per nazioni alle spalle soltanto di Stati Uniti e Gran Bretagna, così come il record eguagliato di medaglie in una sola edizione. A parlare chiaro è l'età dei ragazzi che spesso e volentieri si aggira attorno ai vent'anni dimostrando come la categoria "Promesse" sia pronta a regalarci un futuro limpido e carico di soddisfazioni che vada oltre l'exploit di Tokyo 2020. In quell'occasione atleti come Mattia Furlani, Larissa Iapichino, Lorenzo Simonelli o Zaynab Dosso erano nel migliore delle ipotesi delle valide speranze provenienti dalle categorie giovanili, ma ancora troppo acerbe per pensare di diventare un punto fermo della squadra azzurra.

Nel corso delle ultime due stagioni questi talenti sono maturati e sbocciati definitivamente fra i grandi in occasione della stagione al coperto dove hanno realizzato una serie di record italiani che ci conduceva sì a Glasgow con grandi aspettative, ma che rischiavano di essere successi circoscritti al contesto del singolo meeting dove spesso e volentieri vi sono meno turni da affrontare o meno salti da completare. Insomma, meno fatiche, meno pressioni e soprattutto concentrazione rivolta più sul risultato individuale che sulle insidie provenienti dagli avversari. 

La risposta è però arrivata forte in terra scozzese dove Simonelli ha centrato uno storico argento nei 60 metri ostacoli dovendosi arrendere soltanto all'imbattibile Grant Holloway (63 vittorie nelle ultime 63 sfide a cui ha preso parte) e Dosso ha conquistato uno splendido bronzo nei 60 metri piani spaventando anche la neo-campionessa del mondo Julien Alfred, titolare del secondo crono mondiale di sempre. Per non parlare dell'argento di Mattia Furlani che ha eguagliato il campione di tutto Miltiadīs Tentoglou, uno che ha un palmares lungo chilometri e che si è visto affiancare dal 19enne azzurro, costretto a inchinarsi soltanto a causa di un errore sull'asse di battuta all'ultimo salto e per una seconda prestazione inferiore al greco.

In mezzo a questo tripudio non si possono segnalare anche le cosiddette "medaglie sfiorate" con Sveva Gerevini che si è vista sfilare il bronzo dal collo soltanto negli ultimi metri dopo aver lottato durante le cinque prove del pentathlon e aver provato la sortita negli 800 metri, realizzando la miglior prestazione italiana di sempre in un Mondiale Indoor, ma soprattutto limando nuovamente il primato nazionale.

Discorso simile anche per Catalin Tecuceanu che, in maniera molto sfrontata, ha provato a farsi valere in un 800 da cuori forti spegnendosi nel finale complice forse una gestione della tensione e della fatica ancora da affinare in occasione di un grande appuntamento. Una "delusione" fondamentale per crescere ancora per il mezzofondista di origine rumena, in grado in stagione di fermare il cronometro in stagione in 1'45"00 e di mandare in cassaforte il record di Giuseppe D'Urso. Se pensiamo che il portacolori delle Fiamme Oro lo scorso anno si era fermato in settima posizione negli Europei al coperto, questo quarto posto iridato rappresenta qualcosa di prezioso. 

Il discorso che "un giorno questo dolore ti sarà utile" vale anche per i salti dove Emmanuel Ihemeje e Larissa Iapichino hanno visto infrangersi i propri sogni nel triplo maschile e nel lungo femminile a fronte di podi decisamente alla loro portata. Le cause di queste debacle sono da ricercare nella rincorsa e nei crampi, ma un quinto e un settimo posto globale sarebbero stati glorificati in patria sino a qualche anno fa, motivo per cui andrebbero presi come punto di partenza, non come rimpianto su cui riflettere. 

In un'edizione all'insegna della gioventù, la "generazione Tokyo 2020" ha comunque risposto presente con Leonardo Fabbri e Zane Weir che hanno concluso in terza e quarta posizione una gara di getto del peso maschile che ha visto la presenza di numerosi big della specialità, a dimostrazione che anche il settore lanci può stare tranquillo per i prossimi anni. Dove sarà necessario fare un po' di lavoro è il mezzofondo che, eccetto Tecuceanu ed Eloisa Coiro (fuori in semifinale negli 800 dopo aver firmato il secondo crono italiano di tutti i tempi in batteria), non è stato all'altezza delle aspettative. Se la settima piazza di Pietro Arese nei 3000 metri può esser accettabile, ciò che non va sono le controprestazioni di Pietro Riva e Ludovica Cavalli, apparentemente svuotati da mesi di rincorsa al continuo primato nazionale, ma giunti alla sfida decisiva in maniera appannata. Ci auguriamo che si tratti soltanto di una decisione di tipo tattico, proprio per esser presenti nel migliore delle condizioni all'aperto.

L'assenza di molti big per scelta tecnica oppure per via dell'assenza di gare in quel frangente ci fanno pensare che in estate avremo di cui divertirci. Fra Europei a Roma e Olimpiadi a Parigi avremo modo di rivedere nella velocità Marcell Lamont Jacobs, impegnato negli allenamenti negli Stati Uniti, ma già carico per difendere il titolo a cinque cerchi; così come Filippo Tortu che potrebbe provare il salto di qualità nei 200 metri e Fausto Desalu che è tornato sui propri livelli con una comparsata nell'indoor avendo così l'opportunità di rientrare nel quartetto della 4x100 metri. Il medesimo discorso vale per Roberto Rigali, pronto a far esplodere la propria potenza in staffetta, e per Chituru Ali che invece ha dominato la scena al coperto giungendo sino alla finale mondiale dei 60 metri e fermato dai crampi. Fondamentale sarà anche recuperare Samuele Ceccarelli, apparso sempre in sofferenza negli ultimi due mesi, ma che proprio quest'anno potrebbe fare un'evoluzione sulla distanza più lunga. 

Fra le pedine che non si sono viste a Glasgow non può mancare il capitano Gianmarco Tamberi, già con la testa a Parigi per provare a un secondo oro che lo consegnerebbe all'eterna gloria sportiva, così come i marciatori Massimo Stano e Antonella Palmisano con il primo che ha cancellato il record italiano nella 20 chilometri in attesa di ritrovare la propria conterranea, magari anche in vista della nuova staffetta mista. Last but not the least è il caso di Andy Diaz, titolare della migliore misura dell'anno nel salto triplo, ma ancora frenato dalle questioni burocratiche che gli stanno impedendo di vestire la maglia azzurra. Per indossare la casacca tricolore dovrà aspettare qualche giorno prima delle Olimpiadi, tuttavia il fuoriclasse di origine cubana non sembra aver espresso al coperto tutto il proprio potenziale e sotto la torcia di Olimpia potrebbe superare i 18 metri.

Se qualcuno potrebbe obiettare che l'indoor non vale una gara all'aperto, la risposta arriverà presto dalla nostra "seconda generazione" che fra Europei e Olimpiadi potrebbe regalarci un nuovo futuro sempre più azzurro. 

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