Il giamaicano proiettato sulla sfida sui 100 metri di domenica
Pechino, il Bird's Nest, i Mondiali dopo una stagione tormentata dagli infortuni, Gatlin, Gay e le polemiche sul doping. L'atletica si prepara alla rassegna iridata, Usain Bolt scalda i motori e l'antivigilia proiettandosi sulla sfida di domenica e i cento metri che catalizzano l'attenzione. Parlando in modo chiaro, chiarissimo: "La questione del doping è diventata il centro di tutto" ha detto il giamaicano che domani compie 29 anni. "Nelle ultime settimane ho sentito parlare e ho letto solo di doping, doping e doping. Si dovrebbe parlare anche delle gare ma non posso farci niente. Cosa ne penso? Corro per me stesso, e sono gli altri a dire che il mio sport ha bisogno che io vinca perché ho gareggiato pulito durante tutta la mia carriera. Ma salvare il nostro sport è una responsabilità di tutti gli atleti, ognuno di noi dovrebbe far vedere che si può andare avanti senza bisogno del doping, non è una responsabilità soltanto mia. Io faccio ciò che è giusto, seguo le regole, ma tutti devono capire che il segreto per andare più forte ed essere competitivi è lavorare duro".
Intanto però Bolt, nella finale dei 100 di domenica, rischia di trovarsi di fronte, oltre a Gatlin, altri rivali come Asafa Powell e Tyson Gay, che sono reduci da squalifiche per doping. "Le regole sono queste, non le ho fatte io - è stato il suo commento - e stabiliscono che dopo aver scontato la pena uno può tornare a gareggiare. Gatlin sarà in pista e devo pensare a batterlo, senza preoccuparmi dei problemi che ha avuto. L'importante è che sia ben concentrato su ciò che devo fare io".
Dopo queste parole non poteva mancare la replica di Gatlin: "Non devo vincere un premio per chi è più amato e popolare - ha detto l'americano - ma solo fare ciò per cui sono qui, e spero che il mio comportamento in pista dimostri alla gente chi sono realmente. Mi importa solo di questo".