I trionfi olimpici di Tokyo, i primati nazionali ed europei e la crescita generale del movimento: il futuro è azzurro
Nel 2021 magico dell'atletica italiana ci sono due date in un certo senso prodromiche di quanto poi sarebbe successo al New National Stadium di Tokyo sede delle Olimpiadi più azzurre della storia. Il 6 marzo Marcell Jacobs vince gli Europei indoor di Torun correndo i 60 metri in 6'47 e stabilendo il nuovo record nazionale con la miglior prestazione stagionale sulla distanza. Il 13 maggio, a Savona, lo stesso sprinter nato a El Paso il 26 settembre del 1994, diventa il secondo velocista italiano a scendere sotto i 10 secondi (il primo era stato Filippo Tortu) nei 100 metri: il 9'95 in batteria diventa così il miglior tempo di sempre di un azzurro sulla distanza. Prestazioni monstre che tuttavia - c'è da riconoscerlo - difficilmente potevano far presagire quanto di straordinario sarebbe poi avvenuto in Giappone meno di due mesi dopo.
E invece da lì a poco quelle nipponiche si sarebbero rivelate come le Olimpiadi-eldorado dell'atletica nostrana in un indimenticabile crescendo wagneriano. Nelle batterie dei 100 metri Jacobs stabilisce dapprima il nuovo record italiano con il tempo di 9"94, primato raggiunto con +0,1 m/s di vento a favore.
Poi, il primo agosto, nelle semifinali corre addirittura in 9"84 con +0.9 m/s di vento a favore, qualificandosi per la finale - primo azzurro nella storia dei giochi olimpici - e stabilendo il nuovo record europeo. Nella finale, disputata nella stessa giornata, vince nello stupore generale la medaglia d'oro con il tempo di 9"80, migliorando ulteriormente il record europeo e regalando all'Italia un risultato storico.
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Un successo che arriva in una giornata ancor più indimenticabile perché arricchita da un altro storico oro, quello che Gianmarco Tamberi conquista nel salto in alto. Gimbo sale sul tetto del mondo a pari merito con Mutaz Essa Barshim, con la misura di 2,37 metri. I due atleti-amici, dopo aver effettuato sei tentativi senza errori fino alla misura poi vincente, commettono tre salti sbagliati alla misura successiva di 2,39 metri. Conclusa la gara con una serie identica, Tamberi e Barshim rifiutano di risolvere la questione con il jump-off (uno spareggio ad oltranza) e si accordano per una ovvia e giustissima vittoria ex aequo.
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Eppure il primo agosto epico del movimento atletico italiano non resta un unicum olimpico perché altre tre volte l'Inno di Mameli risuona nei giorni successivi nello stadio giapponese. A chiudere il ciclo magico ci pensano infatti il 5 e il 6 agosto Massimo Stano e Antonella Palmisano che trionfano nella 20 km di marcia maschile e femminile e poi, apoteosi finale, tocca a Marcell Jacobs, Filippo Tortu, Fausto Desalu e Lorenzo Patta chiudere il cerchio (i cinque cerchi olimpici) con l'oro nella staffetta 4x100 maschile.
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Risultati forse ineguagliabili (ma abbiamo imparato proprio a Tokyo che nulla è impossibile) a cui ne vogliamo poi aggiungere almeno altri due, che per certi versi ci paiono simbolici, anche se ovviamente di minor impatto. Il primo arriva da New York il 7 novembre quando un italiano torna sul podio della maratona più famosa al mondo dopo 21 anni. Merito di Eyob Faniel, vicentino di Bassano del Grappa di origini eritree, splendido terzo in 2h09'52”. Il secondo è datato invece 12 dicembre: a Dublino Nadia Battocletti, figlia d'arte, vince la gara under 23 agli Europei di cross e completa così la sua personale tripletta dopo i due titoli consecutivi da under 20. Degna chiusura di un inimmaginabile 2021 che, oltre ad averci regalato immensa gioia, si spera possa aver segnato un punto di svolta nel movimento atletico azzurro.