Intervista esclusiva al saltatore azzurro che ha sfiorato il podio nei giochi olimpici realizzando anche il proprio personale
di Redazione Sprintnews© Getty Images
Stefano Sottile, 26enne atleta piemontese, è stato indubbiamente una grande sorpresa in positivo della squadra azzurra di atletica alle Olimpiadi di Parigi, grazie al quarto posto ottenuto nella finale di salto in alto con l'eccellente misura di 2.34 superata al primo tentativo, con cui ha migliorato il proprio personale di 2,33 del 2019 e sfiorato un clamoroso podio, in quanto salito alla stessa quota del terzo classificato, il qatariota campione olimpico di Tokyo 2021 Mutaz Barshim, che lo ha preceduto per un numero inferiore di errori nelle misure precedenti.
Saltatore di grande talento, è nato a Borgosesia in provincia da Vercelli ma da quando fa atletica ad alti livelli vive e si allena a Torino, seguito sempre da Valeria Musso che lo ha portato nel 2015 a Cali, in Colombia, alla vittoria nei campionati del mondo under 18 con la misura di 2,20.
I primi grandi squilli della sua carriera li ha realizzati nel 2019 quando, prima ha portato il suo personale a 2,30 nel corso dei campionati italiani under 23, per poi qualche settimana dopo migliorarsi sino a 2,33 nella sua vittoria agli assoluti, e infine con la partecipazione alla sua prima grande manifestazione internazionale, i Mondiali di Doha in Qatar, dove è salito a un buon 2,26 che non gli è bastato però per la finale.
Dopo quell'anno molto promettente, l'atleta ha vissuto alcune stagioni sfortunate per vari problemi fisici in cui sembrava non riuscisse a ritrovare i meccanismi che gli avevano consentito di realizzare l'ottima misura del 2019, ma poi dal 2023 è iniziata la risalita decisa verso i livelli che più gli competono, con anche la partecipazione ai mondiali di Budapest in Ungheria, e quest'anno finalmente la miglior gara della sua vita proprio nell'occasione più importante dei Giochi a cinque cerchi di Parigi.
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Stefano, un'ottima stagione con il tuo personale di 2,34 realizzato nella gara più prestigiosa della vita. Ti aspettavi questo eccellente quarto posto?
"Sinceramente prima della gara no, non era ipotizzabile perché la media della stagione prima degli italiani a fine giugno era stata tra i 2,20 e i 2,23, anche se poi il 2,30 degli assoluti e il 2,28 successivo di Montecarlo in Diamond League mi avevano dato fiducia. Diciamo che il massimo a cui pensavo di poter arrivare era 2.31, ma poi durante la finale mi sono sentito particolarmente bene e dopo i primi salti sono andato dalla mia allenatrice a dirle che avrei fatto il personale. Non sempre succede di azzeccare la previsione ma è successo".
Al termine della finale hai provato in ogni caso un piccolo rammarico per aver sfiorato il podio?
"Mentirei se dicessi il contrario, pur avendo fatto il personale ed essere molto contento e orgoglioso della mia prestazione. Vincere il bronzo sarebbe stata un'impresa ricordata a lungo, per cui la delusione c'è stata per averla sfiorata di un soffio, anche se poi proprio questo mi dà se possibile uno stimolo ulteriore per fare meglio nei prossimi appuntamenti, con la consapevolezza di poter lottare ogni volta per un podio".
Che tipi di gare sono state le tue a Parigi, con che spirito hai affrontato le qualificazioni e con quale la finale?
"Fermo restando ovviamente in entrambe le situazioni il desiderio di voler dare il massimo, il giorno delle qualifiche non mi sentivo per niente bene e l'ho capito da tutti i salti di prova che ho sbagliato, per cui in qualche modo ho improvvisato e sono riuscito a superare 2,24 che è bastato, pur con le gambe molto pesanti. Tre giorni dopo, invece, nella finale è stata tutta un'altra storia, sin dal mattino quando mi sono svegliato e mi sono sentito particolarmente in condizione, convinto che avrei fatto una grande prestazione e così è stato".
Parigi non è stata in ogni caso la tua prima Olimpiade, in quanto eri presente anche a Tokyo, sia pur non nella migliore forma. A parte il pubblico sugli spalti quale differenza hai trovato in generale rispetto all'esperienza giapponese?
"Sarà perché è stata la mia prima Olimpiade, ma in effetti al di là del risultato agonistico finale, l'esperienza in Giappone mi è piaciuta di più da un punto di vista ambientale in quanto il villaggio era molto più grande, il contesto architettonico intorno estremamente all'avanguardia, in linea con una nazione che mi ha sempre affascinato, capace di esprimersi al meglio e prima di chiunque altro da un punto di vista tecnologico. Certo è mancata la soddisfazione di un buon risultato anche perché mi sono infortunato in qualificazione, ma spero di rifarmi ampiamente l'anno prossimo per i Mondiali".
Dopo il tuo precedente personale di 2,33 realizzato agli assoluti di Bressanone nel 2019, hai avuto tre stagioni molto complicate. Cosa è successo e hai mai avuto il timore di non riuscire più a tornare ai livelli di eccellenza mostrati appunto in quell'anno?
"Premetto che il 2,33 del 2019 era arrivato anche un po' a sorpresa o quantomeno lo era stato il 2,30 saltato qualche settimana prima, visto che il mio personale sino ad allora era di 2,24 e ho avuto un progresso veramente straordinario. Gli anni seguenti purtroppo sono stati pieni di infortuni di vario genere, nel 2020 la caviglia, nel 2021 il bicipite femorale, nel 2022 altri problemi, e tutto questo oltre a non permettermi continuità negli allenamenti, mi ha inevitabilmente fatto perdere sicurezza nelle mie possibilità. Ovvio che una simile situazione mette molta paura di non poter più esprimersi al meglio e più passa il tempo, più tale timore aumenta, ma fortunatamente dopo tre anni veramente difficili ho ritrovato serenità e continuità nel 2023 per riprendere a salire, e già l'anno scorso era venuta fuori qualche buona misura quale su tutte il 2,28 degli assoluti a Molfetta".
Volendo fare un raffronto tra Olimpiadi ed Europei, a Roma hai chiuso al sesto posto. In quel contesto pensavi invece di poter fare meglio o è stato un passaggio in una preparazione che puntava ancor di più ai giochi a cinque cerchi?
"In realtà la stagione invernale 2024 non è andata benissimo, in quanto non ho fatto meglio di 2,20 e poi ho dovuto fermarmi per un infortunio non gravissimo, una elongazione, che mi ha comunque portato via qualche settimana di preparazione e, alla fine, la condizione agli Europei di Roma non era ottimale proprio per questo motivo".
Tu sei di Borgosesia ma ti alleni da sempre a Torino con Valeria Musso. Il grande risultato di Parigi ti proietta certamente verso scenari diversi con la possibilità di considerare ogni traguardo raggiungibile. Avete in mente qualche cambiamento nella preparazione per il 2025, magari con qualche ritiro prolungato in contesti climatici favorevoli?
"Ho ripreso la preparazione da una decina di giorni e non abbiamo ancora fatto insieme a Valeria delle precise programmazioni, per cui decideremo a breve come impostare tutto tra cui anche possibili raduni all'estero da concordare insieme alla Federazione, che però sono un po' limitati dal fatto che Valeria insegna, non potendo assentarsi dalla scuola per più di 30 giorni".
L'anno prossimo tre importanti internazionali molto significativi, europei e mondiali indoor a marzo, tra Olanda e Cina, mondiali outdoor a Tokyo in settembre. Ti vedremo impegnato in tutte e tre le manifestazioni?
"Certamente l'obiettivo primario dell'anno saranno i campionati del mondo all'aperto di Tokyo in settembre, in un paese che mi piace tantissimo così come lo stadio, che questa volta sarà anche pieno e ancora più stimolante. Per la stagione al coperto non abbiamo ancora deciso, ma sicuramente gareggerò e deciderò in funzione della mia condizione se puntare a entrambe le manifestazioni internazionali, gli europei e i mondiali, oppure se scegliere una delle due".
Mai come nel tuo caso l'asticella nel 2025 si alzerà. Quale obiettivo ti sei posto?
"Il mio obiettivo primario è una misura in quanto, a dire il vero, avevo già dichiarato l'anno scorso di questi tempi di voler saltare 2,36 nel 2024, mentre invece mi sono fermato a 2,34. Rilancio quindi questa quota che sento di poter realizzare in funzione di una serie di accorgimenti tecnici messi in atto a inizio anno e che cercheremo di perfezionare ancora nel prossimo. Raggiungere questo livello sarebbe fondamentale, specie se realizzato in una grande manifestazione internazionale, per garantirsi quasi certamente un podio e anche lottare per la vittoria".
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