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L'INTERVISTA

Maria Canins vuole rilanciare il ciclismo femminile: "Bisognerebbe accorciare le tappe per aumentare lo spettacolo"

La fuoriclasse trentina ha presentato alcune idee per promuovere il settore, in costante rinnovo negli ultimi anni

21 Gen 2025 - 15:39
 © italyphotopress

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Maria Canins ha scritto la storia del ciclismo femminile vincendo due Tour de France e la prima edizione del Giro d'Italia Donne, dando di fatto una svolta al movimento tricolore, sino a quel momento pressoché incentrato sul settore maschile. Una fuoriclasse a tutto tondo che ha saputo prima primeggiare nello sci di fondo (parlano da sé i successi nella Vasaloppet e nella Marcialonga) per poi passare alle due ruote e spaventare anche i colleghi uomini come Francesco Moser, talvolta compagno d'allenamento sulle strade del Trentino.

Una "maestra di vita" per molte nostre atlete e che vede nel ciclismo una fonte vitale per avvicinare i giovani allo sport. Per riuscirci servirebbero però grandi investimenti sul settore sicurezza: "Servirebbero molte più giornate a tema, in cui vengono chiuse le strade al traffico. Magari fermando la viabilità dalle 9.30 anziché alle 8.30, così gli automobilisti. Hanno tempo di passare prima. Questi Bike Day sono una vera festa senza velleità di classifica. Altrimenti andare in strada quando c’è traffico motorizzato è diventato un problema. Ci sono troppi veicoli e le carreggiate non sono diventate più larghe nel corso degli anni. I camion, invece, sono più grossi. Per questo preferisco andare in mountain bike sui sentieri - ha spiegato Canins in un'intervista rilasciata a Stefano Scacchi per Bike -. Sarebbe necessario realizzare più piste dove i bambini possono cominciare a pedalare in sicurezze. Non veri e propri velodromi olimpici, ma luoghi sicuri dove andare in bicicletta senza rischi. Noi usavamo la pista per migliorarci tecnicamente. Ricordo sessioni di una settimana a Padova. Adesso, invece, la pista potrebbe essere una salvezza per allenarsi lontani dal traffico”.

Nonostante le numerose idee in mente, la 75enne della Val Badia non ha alcuna intenzione di scendere in politica, complice una grande immobilità che spinge i dirigenti a ignorare situazioni gravi, come accaduto agli ultimi Mondiali con la svizzera Muriel Furrer deceduta dopo esser esser rimasta a lungo ferita sul tracciato. "In certi contesti fare battaglie serve a poco. È un sistema pieno di posizioni di comodo. A parte che nessuno me l’ha mai chiesto, ma non sarebbe il mio: sono troppo schietta. Il mio carattere non andrebbe bene - ha aggiunto Canins -. Ognuno ha la sua sedia da difendere. Fanno finta di niente: crudi e freddi. Possibile che per ore nessuno si sia accorto che non era arrivata al traguardo? È inconcepibile che nessuno abbia visto niente".

La fuoriclasse trentina proporrebbe anche una modifica sul fronte gare, ritornando per certi versi al passato, ma permettendo al ciclismo femminile di avvicinarsi a quello maschile: “È stato bellissimo. Eravamo come pecorelle. Facevamo un percorso più breve, ma l’arrivo di tappa era lo stesso. Indimenticabile la passerella insieme sugli Champs Élysées e la premiazione con Hinault e Lemond. Adesso mi sembra che sia molta confusione nel calendario con troppe corse sovrapposte. Ad esempio, l’ultimo Giro d’Italia aveva poche atlete di livello al via. Per me le tappe dei grandi giri femminili dovrebbero essere più brevi: 100 km al massimo. Meno strada, ma tutta a manetta, con più divertimento per il pubblico. Anche gli uomini hanno accorciato le tappe per questo motivo”.

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