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Il 38enne ciclista ha detto basta dopo aver vinto Giro d'Italia, Tour de France e Vuelta
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Vincenzo Nibali ha iscritto il ciclismo tra gli sport che nel 2022 hanno dovuto salutare la carriera di un campione esemplare. Il siciliano, come Alejandro Valverde, ha scelto il Giro di Lombardia per dire basta con la bicicletta a livello agonistico che nei suoi 38 anni gli ha regalato qualche delusione ma soprattutto gioie immense, rendendolo il più forte ciclista italiano dei tempi moderni. Lo "Squalo", questo il soprannome che lo ha accompagnato in sella, è stato capace di vincere almeno una volta i 3 grandi Giri (Giro, Tour, Vuelta) ma anche di imporsi nelle Classiche monumento del ciclismo, tenendo in vita l'entusiasmo dei tifosi per questo sport in un momento difficile per l'Italia.
I primi chilometri da professionista
Dopo aver lasciato la sua Messina da giovanissimo, l'esordio tra i ciclisti professionisti di Vincenzo Nibali è arrivato nel febbraio 2005 al Trofeo Laigueglia a soli 21 anni con la maglia della Fassa Bortolo, la sua prima squadra tra i pro. In quello stesso anno arrivarono già piazzamenti importanti come il secondo posto nella sesta tappa del Giro di Svizzera e il quarto nella prova a cronometro del campionato italiano, mostrando a tutti gli addetti ai lavori una certa versatilità in bicicletta. Nel 2007 la prima partecipazione al Giro d'Italia da gregario di Danilo Di Luca chiudendolo al 19° posto.
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54 vittorie, 2 Giri, 1 Tour, 1 Vuelta
Nel corso della propria lunghissima carriera agonistica, Vincenzo Nibali non ha vinto molto, ma lo ha fatto in maniera spesso decisiva. Stratega sui pedali, nel corso degli anni ha saputo affinare anche quel tipo di corsa che non fa statistica né numero, ma che si rivela importante nel conseguire traguardi ambiziosi.
Il primo dei 54 successi è arrivato a un anno di distanza dal debutto tra i professionisti, a 22 anni nel marzo 2006 conquistando la seconda tappa della Coppi & Bartali a Faenza riuscendo a staccare il gruppo. In una gara a tappe ha dovuto aspettare il Giro del Trentino nel 2008 per alzare le braccia al cielo prima degli altri, mentre le lacrime di gioia per il primo successo al Giro d'Italia sono arrivate nel 2010 davanti al suo capitano Ivan Basso sul traguardo di Asolo.
I successi da palmares, da copertine, da albo d'oro e leggenda però sono arrivati nelle Grandi Corse a tappe. Nibali ha vinto due degli 11 Giro d'Italia disputati (2013 e 2016), chiudendo però altre quattro volte sul podio (due volte secondo, due volte terzo). Ha vinto uno dei nove Tour de France a cui ha partecipato (nel 2014) e una Vuelta (nel 2012). Nella bacheca anche la vittoria inaspettata della Milano-Sanremo nel 2018 e due Giro di Lombardia.
Delusioni e rimpianti
Nei 18 anni di carriera passati in bicicletta però, per Nibali come tutti gli sportivi, le cose non sono sempre e solo andate bene. Diverse le cadute - metaforiche e non - a cui il ciclista siciliano ha dovuto trovare la forza di rispondere su due ruote, facendolo, ma non senza faticare.
La delusione più cocente probabilmente è quella dei Giochi olimpici di Rio de Janeiro nel 2016 quando una vittoria che sembrava ormai cosa fatta sfumò con una caduta nell'ultima discesa che lo costrinse al ritiro. Un'altra caduta gli costò il podio al Mondiale di Firenze nel 2013.
La vita di Nibali dopo il ritiro
Il momento più difficile per un atleta professionista è staccare la spina e trovare subito una nuova strada da intraprendere con entusiasmo. In questo Nibali, che si è trasferito in Svizzera con la famiglia, sembra aver avuto le idee chiare. Dedicandosi alla mountain bike per qualche ultima gara in giro per il mondo e delle sfide contro se stesso, nel futuro di Nibali c'è una nuova squadra professionistca di ciclismo che avrà sede in Svizzera e di cui sarà consulente. Si può togliere Nibali dal ciclismo, ma non il ciclismo da Nibali.