Il 38enne spagnolo in trionfo. Ha preceduto allo sprint il francese Bardet e il canadese Woods
E' lo spagnolo Alejandro Valverde il campione del mondo 2018 di ciclismo. Sui 258,5 km del temutissimo tracciato di Innsbruck il 38enne iberico infrange il tabù iridato e, dopo due argenti e quattro bronzi, conquista il successo iridato battendo in volata il francese Romain Bardet e il canadese Michael Woods. La Spagna torna così a vincere il Mondiale 14 anni dopo la vittoria di Freire nel 2004. Quinto l’italiano Gianni Moscon.
I 258,5 km da percorrere e i 4.670 metri di dislivello non spaventano gli attaccanti da lontanissimo, che anche nel Mondiale di Innsbruck ci provano: sono in undici ad andar via dopo una manciata di chilometri, mentre il gruppo ancora sonnecchia. Si tratta di Michael Kukrle (Repubblica Ceca), Laurent Didier (Lussemburgo), Jacques Janse Van Rensburg (Sudafrica), Ilia Koshevoy (Bielorussia), Vegard Stake Laengen (Norvegia), Ryan Mullen e Conor Dunne (Irlanda), Daniil Fominykh (Kazakistan), Kasper Asgreen (Danimarca), Rob Britton (Canada) e Tobias Ludvigsson (Svezia).
LA FUGA PRENDE CORPO - Tra i fuggitivi non c’è nessun uomo delle nazionali di riferimento, così il gruppo si disinteressa della fuga, che prende subito un margine notevole. Si arriva addirittura ai 19 minuti, poi le squadre dei big iniziano a lavorare, con Francia, Slovenia, Gran Bretagna e Austria che “sacrificano” un uomo a testa per tenere alta l’andatura del gruppo. Arrivati sul circuito Olympia il vantaggio degli attaccanti inizia a scendere sensibilmente. Ai 120 km dal traguardo siamo a 14 minuti di margine. Nel frattempo nel gruppo, in un tratto di discesa, Nibali, Dumoulin, Valverde e qualche altro “pesce grosso” resta leggermente attardato, ma il rientro avviene in tempi brevi. Dal drappello dei fuggitivi perde contatto il lussemburghese Didier, così in testa alla corsa restano dieci uomini. A poco più di 100 km dal traguardo cade il francese Barguil e la Francia perde una pedina d’appoggio al capitano Alaphilippe. Intanto il vantaggio dei dieci fuggitivi scende al di sotto dei dieci minuti.
SAGAN SI ARRENDE - Si inizia a fare sul serio e iniziano a “cadere” anche i primi nomi importanti: il primo tra i grandissimi ad alzare bandiera bianca è il tre volte campione del mondo in carica, Peter Sagan, che conferma che il tracciato di Innsbruck è troppo duro per le sue caratteristiche e si stacca a oltre 90 km dal traguardo. Poi la Spagna prende l’iniziativa e, contemporaneamente, sulla salita di Igls il gruppetto dei fuggitivi si seleziona. Davanti restano in 4: Jacques Janse Van Rensburg (Sudafrica), Vegard Stake Laengen (Norvegia), Kasper Asgreen (Danimarca), Rob Britton (Canada). A circa 60 km dal traguardo cade in discesa lo sloveno Roglic, che perde tanto tempo e sembra dover alzare a sua volta bandiera bianca. Ma non sarà così. Poco dopo attacca il belga Van Avermaet, seguito dall’azzurro Caruso e dallo spagnolo Fraile, ma il loro tentativo ha vita breve. Continua la selezione nel gruppetto dei fuggitivi: restano davanti solo il norvegese Stake Laengen ed il danese Asgreen.
SI STACCA SIMON YATES - Nel penultimo giro deve arrendersi un altro dei grandi favoriti: il britannico Simon Yates, vincitore della Vuelta, si stacca e dice addio ai sogni di gloria. Ai -30 km è l’Italia a prendere l’iniziativa, con almeno cinque uomini in testa per un forcing che mette alla frusta il gruppo dei migliori. Il vantaggio dei due fuggitivi continua a scendere: sotto il forcing dell’Italia scende rapidamente al di sotto del minuto.
NIBALI NON CE LA FA - Ma ai 24 km dal traguardo, sulla lunga salita di Igls, Nibali si arrende alla sua condizione precaria e si stacca da un gruppo ormai lanciatissimo. Un paio di chilometri più tardi vengono ripresi i fuggitivi: ora la lotta è tra i big, in un gruppetto sempre meno numeroso. Per l’Italia ci sono ancora Moscon, Pozzovivo e De Marchi. E proprio Moscon tenta un’azione insieme a Pinot, Rui Costa, Kennaugh, Lutsenko e Valgren, che allunga da solo e tenta di sorprendere i migliori. Sulle sue tracce prova a riportarsi proprio lo sloveno Roglic, rientrato nonostante il tempo perso per la caduta. Il tentativo di Roglic dura poco e il danese Valgren accumula anche 30” sugli altri big a poco più di 10 km dal traguardo.
LA BATTAGLIA FINALE - Arrivati sul temutissimo muro finale la Francia prende in mano la gara, con Pinot e Bardet a scortare Julian Alaphilippe. Davanti restano presto in sei, tra loro anche l’azzurro Gianni Moscon, oltre allo spagnolo Valverde e il canadese Woods. Quando viene ripreso Valgren la selezione tra i migliori continua e a sorpresa si stacca proprio Alaphilippe. In testa restano in quattro: Woods, Valverde, Bardet e il nostro Moscon. Nel tratto più duro del muro cede purtroppo anche Moscon, che poco dopo lo scollinamento viene saltato anche dall’olandese Dumoulin, che sfrutta il tratto in discesa per rientrare sui primi tre quando al traguardo manca poco più di un chilometro. E’ Valverde a condurre il gruppetto nel finale, ma il più veloce è lui e lo conferma con una volata senza esitazioni. Lo spagnolo precede sul traguardo il francese Bardet e i canadese Woods, con Dumoulin che chiude quarto. Quinto un comunque splendido Gianni Moscon, arrivato a 13" e che ha pagato solo la lunga assenza dalle competizioni dopo la squalifica al Tour. Peccato per Nibali, che a sua volta ha dato tutto ma dopo la caduta e la frattura al Tour de France non ha ritrovato la condizione giusta.