È scontro tra ciclisti e organizzatori, Philippe Gilbert: “Sapevamo che il finale era estremamente pericoloso"
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Piedi a terra in segno di protesta. I corridori del 108esimo Tour de France hanno inscenato una contestazione contro l'organizzazione per le continue cadute avvenute nei giorni scorsi, durante la Grande Boucle. Dopo i primi 500 metri della quarta tappa, in programma da Redon a Fouge'res, i 177 corridori ancora in gara hanno manifestato per chiedere che si stabilisca un dialogo sulla sicurezza dei partecipanti con tutte le parti coinvolte.
Il gruppo ha deciso di mettere in scena un gesto forte per attirare l'attenzione di UCI, organizzatori della corsa a tappe francese, squadre e corridori, dopo che nei giorni scorsi i loro appelli erano stati ignorati. Con in prima fila i principali leader - Mathieu Van der Poel in maglia gialla e Julian Alaphilippe con quella verde - i corridori, prima hanno iniziato la tappa a rallentatore e poi si sono definitivamente fermati, senza però scendere dalle bici.
Dopo le tante cadute e i conseguenti ritiri dei primi tre appuntamenti, nella mattinata che ha preceduto la partenza della quarta tappa, i partecipanti del Tour avevano espresso molti dubbi sulla scelta delle strade da percorre. Prima della terza stage, Il CPA, il sindacato dei ciclisti, aveva già avanzato la proposta di eliminare gli ultimi cinque chilometri del percorso previsto, proprio per evitare ulteriori incidenti.
Nonostante ASO, l'ente organizzativo dell'evento sportivo, fosse favorevole, la Giuria guidata dal presidente Josè Miguel Aranzabal ha deciso di non accogliere la proposta, come confermato dalle parole del ciclista belga Philippe Gilbert: “Sapevamo che il finale era estremamente pericoloso e abbiamo chiesto la neutralizzazione di 5 km tramite il CPA. L’ASO ha accettato la nostra proposta ma i commissari UCI hanno rifiutato“.
Dall'altra parte, il Presidente dell'UCI, David Lappartient, ha difeso le scelte della Giuria della Grande Boucle: “Nessuno è felice di vedere le cadute ma riguardate quanto è accaduto nella terza tappa: Roglic è caduto da solo, Ewan è caduto da solo, significa che c’è troppo nervosismo che tutti vogliono essere davanti, ma sappiamo bene che non c’è spazio per tutti. Io non credo che quanto è accaduto sia colpa del percorso". Le parole di Lappartient, però, evidentemente non sono bastate a convincere i corridori del Tour, che hanno visto come unica soluzione per farsi ascoltare quella di inscenare una protesta pubblica.