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Tour de France, il body aerodinamico del Team Sky e le polemiche

La giuria ha stabilito: è regolare. La spiegazione scientifica: come la pelle degli squali

03 Lug 2017 - 13:13

Subito polemiche al Tour de France. E il Team Sky è costretto a difendersi in maniera ufficiale. Sabato il via della Grand Boucle, con la crono di 14 km che ha consegnato la maglia gialla a Geraint Thomas e ha permesso a Froome di guadagnare sui rivali di classifica. Un exploit degli uomini del team inglese che però nasconde un piccolo segreto, giudicato regolare dalla giuria e dallo stesso Team Sky. Si tratta di una speciale divisa che i cronomen della squadra britannica hanno indossato nella prova contro il tempo. Il body, prodotto dalla ditta italiana Castelli, ha sulle maniche e sulle spalle delle strisce con dei pallini in rilievo, per spiegarla nella maniera più elementare possibile. Un accorgimento aerodinamico che consente, secondo studi scientifici, un guadagno importante a livello di tempo nella cronometro.

Il regolamento prevede che non si possano aggiungere elementi non strettamente essenziali all'abbigliamento. La FdJ ha presentato reclamo ufficiale alla giuria contro l'abbigliamento del Team Sky, un ricorso respinto in quanto, come ha tenuto a precisare la squadra di Froome e anche la ditta italiana, i cosiddetti "generatori di vortice", quelle strisce con le palline in rilievo, fanno parte del body stesso e non sono dunque stati aggiunti in un secondo tempo.

Frederic Gappe, performance director del team FdJ aveva attaccato: "Su 14 km danno un vantaggio tra i 18 e i 25 secondi". Il Team Sky, nella crono, ha vinto con Thomas e ha piazzato 4 uomini nei primi 10: Thomas primo, Kiryienka terzo, Froome sesto e Kwiatkowski ottavo. I body erano stati utilizzati anche al Delfinato e da Moscon ai campionati italiani, dove ha vinto la cronometro.

Sir Dave Brailsford del Team Sky ha spiegato: "È tutto legale e le nostre divise sono state approvate dalla commissione di gara. Non ci saremmo mai presi il rischio di perdere il Tour imbrogliando nella prima tappa. Anche altri usano questi materiali, ma solo noi veniamo attaccati. Il "vortex" non è aggiunto alla maglia, ma fa parte di essa".

Come ha spiegato Steven Smith (brand manager dell'azienda Castelli, di Belluni) alla Gazzetta, "fino ai 40 km/h il body rallenta il ciclista. Per questo viene usato solo nelle cronometro e da chi viaggia ad altissime velocità. Ai 50 km/h il vantaggio è del 2%, a 55 km/h è del 5%". In pratica in guadagno altissimo, fino a 20 watt.

I "generatori di vortice" sono chiamati scientificamente "riblets". Servono per ridurre la resistenza dovuta all'attrito viscoso. Per questo funzionano a velocità sostenute. Come spiega René Grüneberger nei suoi studi scientifici, l'idea è che con delle "alette" (la cui dimensione dipende dalla velocità "caratteristica"), l'attrito viscoso diminuisce in quanto il flusso viene opportunamente deviato. L'ispirazione è venuta copiando la pelle degli squali: per nuotare più velocemente, infatti, hanno appunto questi "riblets".

L'applicazione di elementi studiati scientificamente e in galleria del vento soprattutto per gli equipaggiamenti da cronometro non è certo una novità. Dai caschi ai copriscarpe, ogni anno aumentano gli accorgimenti. Ricordiamo come, nel 1989, Laurent Fignon perse il Tour de France per soli 8 secondi su Greg LeMond: il francese corse la cronometro finale capelli (lunghi) al vento, l'americano con casco e prolunghe aerodinamiche per le braccia. Una scelta decisiva che permise a LeMond di vincere il Tour.

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