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ALPINISMO

Della Bordella: "Via difficile, estetica e logica sull'Aguja Mermoz, i rischi non sono mancati"

L'alpinista italiano apre con Leo Gheza e Sean Villanueva O'Driscoll una nuova via nel gruppo patagonico del Fitz Roy

di Stefano Gatti
15 Gen 2023 - 12:41
 © Archivio Matteo Della Bordella

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Dopo un inizio di stagione che sembrava poco propizio a salite di primo piano, la seconda settimana di gennaio è stata contraddistinta in Patagonia da una finestra di bel tempo e Matteo Della Bordella non si è fatto scappare l’occasione per mettere in atto un nuovo progetto, dalla genesi piuttosto… estemporanea. Questione di spirito d’iniziativa e di pianificazione a priori. Nato pronto insomma, l’alpinista varesino. E con lui il compagno di spedizione Leonardo Gheza e l’amico belga Sean Villanueva O’Driscoll. Tra lunedì 9 e mercoledì 11 gennaio i tre alpinisti hanno approfittato delle circostanze (meteo) finalmente favorevoli per intraprendere la scalata della parete est dell'Aguja Mermoz, nel gruppo del Fitz Roy, lungo una nuova via (dallo sviluppo di 500 metri, difficoltà media 7b) che MDB e compagni hanno battezzato "¿Qué mirás, bobo?", ispirandosi al tormentone "firmato" Lionel Messi ai recenti Mondiali di calcio in Qatar ed in un certo senso dedicando la nuova via al capitano della nazionale argentina.

© Archivio Matteo Della Bordella

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Scritto con il punto interrogativo rovesciato ad inizio frase tipico (come quello esclamativo) del castigliano ma anche del catalano e del portoghese, il nome dato alla nuova via in un certo senso riflette la necessità di adeguare il progetto iniziale all'obiettivo finale, proprio come il segno d'interpunzione capovolto all'inizio di una frase interrogativa oppure esclamativa iniziale è funzionale e introduce all'intonazione da dare al periodo che da lì ha inizio. Questione appunto di adeguatezza, funzionalità, chiarezza d'intenti ma anche estro creativo e intuizione. Principi e modalità che trovano sempre posto negli zaini di alpinisti del valore di Della Bordella, Gheza e Villanueva.

© Archivio Matteo Della Bordella

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“Ci siamo incontrati per caso il primo giorno del nuovo anno. Con Leo siamo andati a far boulder e ci siamo trovati davanti Sean a piedi scalzi, da poco arrivato in terra argentina. Lui avrebbe dovuto aspettare il suo socio fino al 20 gennaio. Da parte nostra, dopo la lunga attesa di una finestra meteo favorevole, non vedevamo l’ora di tornare in parete. Così ho buttato lì l’idea di questa via sulla est dell’Aguja Mermoz: prima con Leo e poi con lo stesso Sean, che peraltro questa linea l'aveva già nella sua lista e non poteva essere diversamente: è talmente evidente!”

© Archivio Matteo Della Bordella

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Il trio italo-belga ha lasciato la base operativa di El Chaltén lunedì 9 gennaio, per poi prepararsi a scalare il giorno seguente. Il risultato è una via di 500 metri che si sviluppa al centro della parete est dell’Aguja Mermoz e che tocca il 7b come difficoltà massima. Arrivo all'uscita della via (sui 2732 meri di vetta della guglia) alle 21.30 locali, con le ultime luci del giorno e un panorama unico sul disco solare che declinava, nascondendosi dietro al Cerro Torre.  Più che uno scorcio, un sogno. Più che un panorama... una visione, viene da dire.

© Archivio Matteo Della Bordella

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All'uscita sulla "cumbre" (la cima) della guglia, MDB e compagni hanno insomma festeggiato il buon esito di una salita che - oltre ai classici passaggi-chiave di ogni via di arrampicata - ha vissuto anche un momento critico: il punto di non ritorno che è ancora Matteo a raccontare:

 “Abbiamo attaccato la parete con le prime luci dell’alba. Volevamo sfruttare al massimo la breve finestra che il meteo ci stava concedendo. Il primo tiro lo ha aperto Leonardo Gheza. È salito bene ma - quasi alla fine del tiro - le corde hanno mosso dei sassi che sono venuti giù, tranciandone di netto una. Non esattamente la partenza migliore, ma almeno nessuno si è fatto male. Abbiamo solo deciso di fermarci un attimo per ragionare su come procedere. Alla fine abbiamo trovato una soluzione che ci ha comunque permesso di proseguire la scalata".

© Archivio Matteo Della Bordella

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"Una via difficile, bella ed estetica. Gradi belli tirati! Piacevole da percorrere, con una scalata in fessura fantastica e un grande diedro finale. Abbiamo scelto di bivaccare in cima, per poi scendere il giorno dopo (mercoledì 11 gennaio) e fare ritorno direttamente a El Chaltén. In parete non abbiamo lasciato nulla, abbiamo recuperato tutto il materiale”.

© Archivio Matteo Della Bordella

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Il nome della via (¿Qué mirás, bobo?) riprende un modo di dire che in Argentina (e non solo) è diventato il tormentone dei mondiali di calcio 2022, vinti proprio dalla rappresentativa “albiceleste”. Tradotto in italiano, il nome del nuovo itinerario suona più o meno “Cosa stai guardando, idiota?”, ed è la frase… irrituale pronunciata dal capitano della nazionale sudamericana Leo Messi all’indirizzo dell'attaccante “orange” Wout Weghorst dopo la vittoria ai rigori contro l’Olanda nei quarti di finale.

© Archivio Matteo Della Bordella

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Uno sfogo, ripreso dalle telecamere, legato all’atteggiamento in campo degli avversari, che in poco tempo ha fatto il giro del mondo diventando meme e base per musica elettronica. E che si è spinto molto lontano dai campi di calcio e dagli ambienti della tifoseria ed ha finito per raggiungere le guglie patagoniche, contaminando anche il mondo dell’alpinismo.

© Archivio Matteo Della Bordella

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Ora per Della Bordella, Gheza e per Villanueva O’Driscoll si prospettano alcuni giorni di riposo, coincidenti con un nuovo peggioramento meteo. Per Matteo e compagni però la stagione di scalate patagoniche è tutt'altro che al tramonto ed il Fitz Roy resta al centro dell'attenzione. Il bello deve ancora arrivare, insomma. O meglio, occorre attendere con pazienza il ritorno del bel tempo e - come appena sperimentato con successo sulla Mermoz - non farsi trovare impreparati. Trattandosi di Matteo Della Bordella, dubbi da questo punto di vista non ce ne sono!

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