Il film realizzato nel 1984 da Werner Herzog, e restaurato oggi con il contributo di Enervit, documenta una delle più grandi imprese dell'alpinista altoatesino
di Pepe Ferrario© © © 1984 Werner Herzog Film GmbH
Il carisma è quello di sempre, intatto. Sale sul palco e le sue parole rapiscono la platea: non le imprese, ma il pensiero cattura innanzitutto i presenti. La profondità dell'animo, la ricerca continua del significato del sé, il limite come prospettiva. Ed è paradossale visto che le imprese che passano in secondo piano sono quelle raccontate dalla viva voce di Reinhold Messner, il più grande alpinista del XX secolo. Così come è d'altra parte alquanto riduttivo, se non impossibile, racchiudere l'altoatesino all'interno di una limitante categoria. Alpinista, certamente. Scalatore e rocciatore. Ma anche esploratore. E ancora pensatore, scrittore, filosofo. Uomo, nella sua infinita ricchezza, complessità e contraddittorietà. Ecco, la serata che al Trento Film Festival, grazie anche alla preziosa collaborazione di Enervit, VIGGO e Werner Herzog Film, ha permesso a un ristretto numero di fortunati spettatori di ascoltare dapprima lo stesso Messner e successivamente di assistere alla prima italiana del documentario realizzato nel 1984 da Werner Herzog, “Gasherbrum - La montagna lucente”, è stata soprattutto uno splendido, entusiasmante e toccante viaggio introspettivo.
Il film, restaurato e doppiato dagli stessi protagonisti, documenta una delle grandi imprese di Reinhold Messner assieme ad Hans Kammerlander: la traversata in stile alpino dei due 8000 Gasherbrum I e II, senza ossigeno, senza far ritorno al campo base e senza la possibilità di essere soccorsi. Un’impresa mai realizzata sino ad allora. Immagini splendide, uniche, per una sfida ai limiti dell'impossibile, allora ma persino oggi.
© © © 1984 Werner Herzog Film GmbH
Ma protagonista non è l'alpinista. Al centro di tutto c'è l'uomo. Non lo scalatore, ma il quarantenne di allora che come oggi, alla soglia degli ottant'anni, cerca di dare un senso al suo essere uomo, scava in se stesso per dare un significato all'esistenza. L'adrenalina della scoperta, l'ambizione dell'impresa, la paura come compagna, il limite come obiettivo, l'esposizione (al pericolo e alla morte) come definizione dell'esistenza. Le immagini, le interviste, il sapiente montaggio di Herzog ci consegnano un Messner che argomenta, spiega, si interroga, progetta, fatica, ride, si commuove e piange al ricordo del fratello Gunther. Il tutto nella cornice di un viaggio che ci proietta in un'epoca che pare oggi remota - altra da noi perché quarantanni sanno ora di eternità - coronato da una "concatenazione alpinistica" che solo un visionario poteva, ancor prima che realizzare, semplicemente immaginare. Un visionario che ha attraversato lo spazio e il tempo scalando le vette più alte del mondo e scavando senza sosta nella profondità della sua mente e della sua anima. Per se stesso ma anche per tutti noi che possiamo ascoltarlo, leggerlo e osservare. Con ammirazione e gratitudine.
© © © 1984 Werner Herzog Film GmbH
GASHERBRUM: LA MONTAGNA LUCENTE (GASHERBRUM: DER LEUCHTENDE BERG)
CON REINHOLD MESSNER E HANS KAMMERLANDER
Regia Werner Herzog.
Sceneggiatura Werner Herzog.
Fotografia Reiner Klausmann.
Seconda unità Jorge Vignati.
Fotografia aggiuntiva Reinhold Messner, Hans Kammerlander, Werner Herzog.
Montaggio Maximiliane Mainka.
Suono Christine Ebenberger.
Musica Florian Friecke (Popol Vuh), Renate Knaup, Daniel Fichelscher.
Produttori Lucki Stipeticv.
Produzione Werner Herzog Filmproduktion.
Coproduzione Süddeutscher Rundfunk (Stoccarda).
Durata 47’ (506 mt.).
Formato 16mm, colore. Location Karakorum (Pakistan).
Prima diffusione pubblica 23 giugno 1985 (televisione).
SINOSSI
La spedizione di Messner e Kammerlander per attraversare due montagne da 8.000 – Gasherbrum 1 e 2 – in un’unica tirata, senza ossigeno né sherpa. Un’impresa mai tentata prima e mai ripetuta da allora. Partiti alle due del mattino, nel buio più pesto e con le luci accese sui loro elmetti, hanno dovuto mantenere una velocità fantastica per la scarsa quantità di provviste che avevano con loro. E' stato chiaro fin dall’inizio che non potevo seguirli con una cinepresa, perciò le riprese della cima sono state fatte da Messner stesso. Prima di partire Messner mi ha detto: "Forse non sopravviveremo a questa prova. Se non hai nostre notizie entro dieci giorni vuol dire che siamo morti. Ci vorrebbero venti giorni per far arrivare i soccorsi, troppi per salvarci. Se capita una cosa del genere, assumi tu il comando della spedizione e assicurati che gli sherpa vengano pagati con i soldi che ho depositato in quel tal posto. Poi se n’è andato senza dire altro. Non sono riuscito a fargli neppure una domanda".
Il restauro dell’edizione italiana, curata nel 1984 da Reinhold Messner, è stato realizzato da Piero Crispino presso il laboratorio Artech Digital Cinema Srl