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LA PROTESTA DELLE FEDERAZIONI

Golf, Chimenti: "Insensato non farci ripartire subito"

Il presidente della Federazione: "Capisco le remore del governo ma il golf è uno sport particolare: si gioca contro il campo e non contro l'avversario. Ryder Cup? Forse slitta al 2021"

01 Mag 2020 - 08:57

I professionisti in campo, gli amatori no. Il golf è in attesa di notizie. La fase 2 non consente ancora allo sport di base di poter tornare nei circoli, nonostante sia provato che il golf è uno sport con bassissimo rischio di contagio. Chi naturalmente sta sostenendo la propria disciplina è il presidente della Federazione Franco Chimenti. Si tratta di un movimento che conta quasi 100mila tesserati che si allenano in ben 386 circoli dislocati lungo tutta la penisola.  Ma Chimenti non è soltanto un dirigente sportivo.  Per i suoi trascorsi di Preside della Facoltà di farmacia e medicina alla Sapienza di Roma il suo parere su sport e virus è doppiamente importante.

“Proprio per il mio passato – ci ha spiegato Chimenti -, mi sento di capire tutte le remore del governo e mi sento anche di giustificarle. Però mi batto perché lo sport ricominci. Per quanto riguarda il golf, nel prospetto inviato dal Coni, risulta evidente che siamo di fronte a livello zero di contagio, se si rispettano le regole che abbiamo imposto. Certo, se due fidanzati si baciano mentre giocano, questi sono dinamitardi nei confronti dei quali non si può fare niente, ma, col buon senso, non si corrono rischi”.

La sicurezza del golf non viene soltanto sostenuta in Italia, ma in tutto il mondo. Non è un caso che negli Stati Uniti i tornei del Pga Tour riprenderanno l’11 giugno. Intanto anche l’università di Stanford ha ribadito la sicurezza della disciplina. “Il golf ha una caratteristica – ha sottolineato il presidente della Federgolf -, il giocatore gioca contro il campo e non contro l’avversario. Inoltre affronta il percorso con una propria pallina, che per regolamento può toccare solo lui. Senza nulla togliere ad altre discipline, è un esempio quasi unico. Nel tennis, per esempio, ci sono le distanze, ma la stessa palla passa da una mano all’altra. Nel golf neppure quello”.

La Federazione vuole aiutare le migliaia di lavoratori che in questa fase, con la chiusura dei campi, vedono a rischio il posto di lavoro, con tutte le ricadute economiche del caso. Basti pensare che lo scorso anno questo sport ha prodotto un fatturato di 30 milioni riconducibili esclusivamente al turismo golfistico.  Se non bastasse, il ritorno all’attività contribuirebbe anche alla salute mentale ed emotiva dei tanti praticanti, troppo spesso trascurate. Un capitolo ancora da scrivere invece è quello che riguarda la Ryder Cup. A settembre si dovrebbe svolgere l’edizione prevista nel Wisconsin, mentre nel 2022 lo scontro tra Europa e Stati Uniti sarà a Roma.

“In questo momento ci sono grandi remore da parte dei giocatori soprattutto per le porte chiuse. E’ una competizione che vede un grande coinvolgimento del pubblico. Farne a meno sarebbe una privazione. Ci potrebbe essere lo slittamento al 2021. D’altronde c’è già stato un precedente nel 2001, dopo l’11 settembre. Si è passato dagli anni dispari a quelli pari. Ora si tornerebbe all’antico e Roma sarebbe pronta ad accogliere il mondo del golf nel 2023”.

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