La settima edizione della prova estrema livignasca ha tenuto fede alle aspettative della vigilia
di Stefano Gatti© Fabio Borga
Tre chilometri e ottocento metri a nuoto nelle acque del Lago del Gallo, quasi duecento chilometri in bicicletta scalando quattro passi d'alta montagna, tra i quali lo Stelvio (in pratica un "tappone" alpino di uno dei Grandi Giri) e per finire - o meglio, per chi è riuscito a finire - una skymarathon da 42 chilometri abbondanti da Trepalle a Livigno, con arrivo in quota a Carosello 3000. Questo il proibitivo menu di ICON Livigno Xtreme Triathlon 2023, andato in scena nel Piccolol Tibet alpino il primo giorno del mese di settembre. Solo poco più di un terzo dei supermen e delle superwomen al via sono riusciti a portare a termine la triplice... impresa d'alta quota ed altrettanto alta intensità. A vincerla sono stati l'infaticabile Giulio Molinari e l'altrettanto tosta Nina Zoller. Terzo centro a Livigno per il polivalente atleta italiano, secondo successo (oltretutto consecutivo) per la sua "pari grado" elvetica.
© Umberto Armiraglio
Tre volte Molinari sul tetto di ICON Livigno Xtreme, la prova di triathlon più dura e spettacolare del pianeta. Il trentacinquenne piemontese ormai livignasco d'azione (nonché da anni uno dei volti più riconoscibili di Livigno Team), si è imposto con il tempo finale di 13 ore, 11 minuti e 57 secondi, andando così a completare una straordinaria tripletta, e aggiungendo questa gemma preziosa alle vittorie del 2019 e del 2021. Negli anni dispari insomma da queste parti non ce nè per nessuno! Tre veri e propri gioielli della corona per Re Giulio (in forza a Cromane Tri Club) che tra i sentieri, le acque e i passi che circondano il Piccolo Tibet si sente a casa sua e con altrettanta sicurezza nuota, pedala e corre. A fare le spese dei "winning ways" livognaschi di Molinari questa volta i due olandesi Annewillem Pranger e Oskar Verholt, gli ultimi ad alzare bandiera bianca, per accontentarsi(ed è un gran bell'accontentarsi) del secondo e del terzo gradino del podio con distacchi più che onorevoli, compresi tra i ventinove e i cinquanta minuti dal vincitore. Di fatto, gli unici rivali in grado di chiudere la prova nella stessa ora di Molinari.
© Fabio Borga
Un’avventura lunga un giorno intero, quella del triathlon estremo di Livigno, che ha messo l’uomo a diretto contatto con i propri limiti fisici e mentali, restituendo così agli spettatori la potenza narrativa di una storia da tramandare. Una storia che trascende l'esperienza-limiti degli atleti di massimo livello, celebrando invece resilienza e capacità di soffrire di ognuno dei partecipanti: dal primo all’ultimo, premiandone la volontà di affrontare una prova oltre i confini della fatica e quindi fisica, mentale e addirittura immaginifica. A portarla a termine soltanto 94 dei 260 atleti iscritti alla gara (a conti fatti poco più di un terzo di quelli che si erano presentati al via). Tra di loro, anche Matteo Bormolini, livignasco DOC: un ulteriore motivo di orgoglio per gli abitanti della località al centro del Piccolo Tibet delle Alpi Centrali.
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Gara condotta dal primo all’ultimo metro al comando per Molinari e resa indimenticabile dalla generosità di una natura cruda e incontaminata che ha offerto a tutti i partecipanti una sfida ai limiti dell’umano dentro una cornice da sogno. A partire dalla prima frazione, quella a nuoto, dove le temperature rigidissime (acqua sotto i 13 gradi, ben più fredda che in passato), ha obbligato gli atleti ad uno sforzo appunto senza precedenti. Una durezza, però, bilanciata da un palcoscenico mozzafiato, come ricordato dal vincitore al traguardo:
“La frazione a nuoto è la più spettacolare della gara, senti proprio la forza della natura che ti batte dentro, che ti stringe. Oggi abbiamo avuto la fortuna di nuotare sotto una splendida luna, è stata la ciliegina sulla torta. D'altra parte, è stata una frazione molto impegnativa, anche a causa della temperatura dell’acqua: la più fredda da quando partecipo. E poi, come descriverla? Un’alba indimenticabile! Penso che la rampa finale sia il perfetto riassunto di questo percorso, con tutta la sua durezza ed epicità. È stata una delle edizioni più difficili da quando partecipo ad ICON: e l’applauso va a tutti i finisher, perché arrivare in fond stavolta era davvero un’impresa”.
© Umberto Armiraglio
Emozioni condivise dalla svizzera Nina Zoller (Turun Urheiluliitto), vincitrice della gara femminile in quindici ore, 38 minuti e otto secondi, nonché sedicesima in classifica generale, che ha preceduto all’arrivo l’americana Marni Sumbal (TC 2 Palermo) e l’ucraina Anastasiia Romanets 8(Fleet Feet Triathletes), a completare per un podio di caratura internazionale. Anche per Nina, questo trionfo, ha il sapore di un graditissimo déjà vu, dopo l’affermazione dello scorso anno:
“Vincere per la seconda volta consecutiva ICON è bellissimo. La parte finale è stata la più dura, ero allo stremo delle forze. Ma devo ammettere che il percorso di gara è spettacolare, ti lascia davvero senza parole.”
© Fabio Borga
Per tutti coloro che hanno avuto la fortuna ma soprattutto il coraggio di vivere letteralmente sulla propria pelle ICON Livigno Xtreme non è affatto difficile comprendere le ragioni profonde di questa scelta: tra l’epos della partenza all’alba, lo straordinario colpo d’occhio offerto dai durissimi passi alpini e le centinaia di persone presenti in paese per sostenere gli atleti lungo la frazione di corsa. Il tutto coronato da un arrivo degno della fama che ha saputo costruirsi negli anni: ultimi chilometri di pendenza proibitiva, fino alle porte del Carosello 3000. Il perfetto finale di una gara senza eguali.
© Umberto Armiraglio
È stato proprio il percorso nella sua interezza e nella sua maestosità il vero protagonista di questo appuntamento che grazie, alla sua combinazione di difficoltà tecnica e bellezza paesaggistica, è entrato a far parte di XTRI World Tour, il circuito internazionale che riunisce i triathlon più estremi e spettacolari al mondo. L'appuntamento è già fissato a Livigno per venerdì 6 settembre 2024.
© Fabio Borga