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MONTAGNA E RICERCA

K2 e dintorni: l'Italia dona al Pakistan il nuovo inventario dei ghiacciai del Karakorum

Il monumentale studio di EvK2CNR pubblicato a poco più di due mesi dal settantesimo anniversario della "prima" italiana sul K2

di Stefano Gatti
26 Mag 2024 - 11:46
 © Getty Images

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La stagione premonsonica di scalate sulle montagne più alte del pianeta (Himalaya e Karakorum) è in pieno svolgimento ma gli alpinisti hanno poco teMpo di guardarsi intorno, se non per studiare gli itinerari di salita e valutare i rischi connessi ai loro progetti. Diverso lo sguardo (di più: la visione) di chi la catena himalayana tra Cina e Nepal e quella pakistana del Karakorum le frequenta a le studia con approccio ambientale e di ricerca. Sport, avventura e scienza insomma, altrettanti aspetti che non si limitano a camminare su linee parallele e invece si toccano e si intersecano, a volte facendo la storia. Basti pensare al settantesimo anniversario della prima scalata del K2 (la seconda vetta del pianeta) da parte della spedizione italiana del 1954 guidata da Ardito Desio. È dedicato anche allo scienziato-esploratore friulano scomparso nell'ormai lontano 2001 il nuovo inventario degli oltre tredicimila ghiacciai del Pakistan, recentemente presentato a Islamabad. Si tratta di un vero e proprio dono dell'Italia al Pakistan: un lavoro monumentale, coordinato dall’associazione EvK2CNR e frutto della proficua collaborazione esistente tra il nostro Paese e quello asiatico. L’inventario completo è il primo del suo genere riguardante il territorio del Pakistan ed evidenzia sia l’impatto avuto dalla crisi climatica in atto, sia l’importanza di questa riserva di acqua dolce (sterminata ma al tempo stesso a rischio) per la popolazione che vive lungo il corso del fiume Indo, il terzo fiume dell’Asia in termini di portata. Lo studio evidenzia in particolare come la maggior parte dell’acqua del grande fiume provenga dalla fusione di nevi e ghiacci del Karakorum.

© EvK2CNR Ufficio Stampa

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“L'inventario dei tredicimila ghiacciai del Karakorum pakistano - un numero sorprendente che rappresenta la più grande riserva d'acqua dolce in Asia - è stato completato nell’arco di diciotto mesi dall'Associazione EvK2CNR (partner di UNDP) alla quale la Cooperazione Italiana ha fornito le risorse necessarie. Insieme a loro, le Università di Milano e di Cagliari, in collaborazione con l'Università Internazionale del Karakorum e l'Università di Baltistan.

© EvK2CNR Ufficio Stampa

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Questa è una chiara dimostrazione dell'eccellenza delle competenze scientifiche e operative dei nostri ricercatori applicate alla cooperazione internazionale. Per questo motivo, la nostra attività nelle montagne dell'Asia continuerà, con la convinzione rafforzata che - oltre ad essere strategici per l'esistenza del pianeta - i valori e i linguaggi delle popolazioni di montagna trascendono barriere e confini, mediati da una profonda passione per la natura, la bellezza delle montagne e la scienza”. (Maria Tripodi - Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e alla Cooperazione Internazionale)

© EvK2CNR Ufficio Stampa

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I numeri dei ghiacciai del Pakistan

Sono 13.032 i ghiacciai del Pakistan, situati nelle catene montuose di Karakorum, Hindu Kush e Himalaya, e occupano una superficie di 13546,93 chilometri quadrati. L’elevazione media è di circa 5000 metri sul livello del mare e la maggior parte dei ghiacciai è esposta a nord, dove si trovano a quote inferiori rispetto a quelli esposti a sud (circa 400 metri di differenza). Il più grande è il Ghiacciaio Baltoro che si sviluppa ai piedi del K2, con una superficie di 756,35 chilometri quadrati. In particolare, il Parco Nazionale del Karakorum (CKNP) raccoglie circa il 30% della superficie totale di ghiacciai del Pakistan.

© EvK2CNR Ufficio Stampa

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"Oltre alla luminosa, struggente e a volte spaventosa bellezza dei ghiacciai, i loro paradossi e il nostro ingenuo tentativo di umanizzarli, quelli del Pakistan costituiscono la riserva di acqua dolce più importante del continente asiatico, che almeno parzialmente sfugge alla catastrofica fusione indotta altrove sul pianeta dal cambiamento climatico. L'inventario dei tredicimila ghiacciai di questo Paese è il dono dell'Italia al Pakistan, ma anche ad Ardito Desio: l'uomo che, più di chiunque altro, in tempi remoti immaginò di misurare queste montagne con la sua ‘tavoletta Monticolo’, disegnandone la cartografia con una precisione che ancora oggi stupisce e che ora è affidata a questo nuovo inventario dei ghiacciai”. (Agostino Da Polenza - Presidente di EvK2CNR)

© Getty Images

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Dati a confronto

Il confronto tra i dati raccolti nel nuovo catasto dei ghiacciai e quelli dei primi anni Duemila evidenziano come i ghiacciai pakistani siano cambiati in appena un quarto di secolo. Mentre il bacino del Baltoro si presenta tendenzialmente stabile, con cambiamenti dovuti al comportamento di avanzamento dei ghiacciai, nel bacino del Palas (nell’Himalaya pakistano) si assiste a un forte ritiro. I dati parlano di un -16% nel corso degli ultimi venti anni. In particolare, è stato osservato come la fusione dei ghiacciai sia stata particolarmente elevata nel corso del 2022 e del 2023. In alcune località, tra settembre 2022 e luglio 2023, si sono fusi più di nove metri di spessore di ghiaccio (ghiacciai di Passu e Ghulkin).

© EvK2CNR Ufficio Stampa

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Le misurazioni della fusione dei ghiacci rappresentano un dato fondamentale per stimare la disponibilità di acqua dolce derivante dallo scioglimento dei ghiacciai. A tal proposito è di particolare interesse la chiara presa di posizione di Romina Khurshid Alam (Coordinator to the Prime Minister on Climate Change), durante un recente incontro con EvK2CNR, nel quale si è discusso il tema dei cambiamenti climatici e dell’impatto di questi sia sugli ecosistemi che sulle attività umane in Pakistan:

“Sono urgentemente necessarie iniziative che possano contribuire a rallentare il riscaldamento globale per superare gli impatti devastanti del cambiamento climatico sui ghiacciai, sulle montagne, sugli ecosistemi, sui flussi d'acqua, sull'agricoltura, sulla salute pubblica e sull'istruzione. Le attività umane sono alla radice di questo fenomeno. In particolare, dall'inizio della rivoluzione industriale, le emissioni di biossido di carbonio e altri gas serra hanno aumentato le temperature - anche più alti ai poli - e di conseguenza i ghiacciai stanno fondendo rapidamente, staccandosi in mare e ritirandosi sulla terraferma”. (Romina Khurshid Alam - Coordinator to the Prime Minister on Climate Change)

© EvK2CNR Ufficio Stampa

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