Primissimo bilancio "a caldo" per la spedizione finanziata dal Club Alpino di ritorno dalla Patagonia
di Stefano Gatti© CAI Eagle Team Ufficio Stampa
"The Eagle has landed", la frase pronunciata da Neil Armstrong al momento del touchdown del modulo (Eagle appunto) sul suolo lunare ormai quasi cinquantasei anni fa ci è curiosamente risuonata nelle orecchie mentre attendevamo lo sbarco dei componenti della spedizione CAI Eagle Team lunedì 3 marzo nell'area arrivi dello scalo milanese di Linate. Dopo oltre un mese di scalate e tentativi, missioni di soccorso e imprevisti, team building ed esperienze sportive e umane sulle montagne della Patagonia, il progetto alpinistico e didattico ideato da Matteo Della Bordella e finanziato dal Club Alpino Italiano ha raggiunto il suo capolinea. Parlando con i sei "aquilotti" selezionati al termine di un percorso formativo lungo due anni però è subito chiaro che la conclusione milanese della spedizione sia in realtà solo la base di lancio (tanto per restare in tema... lunare) verso nuovi traguardi che ovviamente per il momento restano top secret.
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C'è prima da metabolizzare un'esperienza dall'intensità rara, destinata a rimanere per sempre nell'animo più profondo di Dario Eynard, Marco Cordin, Camilla Reggio, Giacomo Meliffi, Luca Ducoli e Alessandra Prato, quest'ultima rimasta in Sudamerica per un... surplus di Patagonia. Lasciamo quindi la parola a loro ai protagonisti di CAI Eagle Team, iniziando dai due tutor presenti a Milano: Silvia Loreggian (una delle alpiniste della spedizione femminile CAI K2-70 del 2024) e Luca Schiera, ex presidente dei Ragni di Lecco e tutt'ora membro dello storico sodalizio dei Maglioni Rossi. Con loro alla partenza da Buenos Aires c'era anche Massimo Faletti che ha però salutato il gruppo a Roma, mentre il capospedizione Della Bordella si è... attardato in Sudamerica per "chiudere" la spedizione.
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SILVIA LOREGGIAN (tutor)
Quello che mi ha colpito nel fare alpinismo per più di un mese con i ragazzi di CAI Eagle Team è stato vivere le loro emozioni, direi più…esasperate delle nostre, nel senso che per loro è stato tutto ancora più esagerato: la loro soddisfazione maggiore della nostra, la loro soddisfazione ancora più grande della nostra. Vivere da vicino la loro... instabilità emotiva è stato bello, ha riportato anche noi alpinisti più esperti indietro nel tempo a quando eravamo un po’ più giovani, anche se non c’è poi tutta questa differenza d’età!
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LUCA SCHIERA (tutor)
Io ero in una condizione un po’ particolare, nel senso che sono infortunato da quattro mesi. Speravo di recuperare nel frattempo ma non è successo, quindi ho dato quello che potevo, il mio contributo in termini di esperienza e del mio modo di andare in montagna. Ho cercato di trasmettere qualcosa ai ragazzi ma sono tutti già bravissimi, anche se sul piano tecnico ovviamente ci sono dei margini di miglioramento e - da questo punto di vista - insieme al loro entusiasmo si possono fare un sacco di cose belle.
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DARIO EYNARD
Ho avuto il privilegio di scalare con Matteo Della Bordella e Mirco Grasso, abbiamo portato a casa un grandissimo sogno che stavamo coltivando da mesi: concludere la via Gringos Locos sul Cerro Piergiorgio, un progetto in sospeso da trent’anni nonostante diversi tentativi nel corso degli anni. Noi abbiamo avuto un po’ di fortuna, poi si sono mescolati vari fattori, c’è stato un lavoro di squadra veramente intenso all’interno della cordata che ci ha permesso di raggiungere questo importantissimo traguardo a livello personale ma penso anche in termini di progetto.
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LUCA DUCOLI
In questo mese ho scalato con la mia tutor Silvia Loreggian. Beh, è stato incredibile! Purtroppo non siamo riusciti a salire il Cerro Torre alla fine, anche se ci abbiamo provato ma è stata comunque una bellissima esperienza. Una delle cose che mi è rimasta più in mente credo sia il paesaggio perché ti lascia incantato, sia che tu sia un alpinista o anche solo un trekker. Quindi invito tutti a fare un giro in Patagonia perché merita davvero!
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CAMILLA REGGIO
Ho scalato con Dario Eynard sull’Aguja Guillaumet, poi con il tutor Massimo Faletti e la mia collega Alessandra Prato su El Mocho e infine con Giacomo Meliffi abbiamo aperto una bellissima variante della via Rubio y Azul sulla Aguja Media Luna. È stato un mese di emozioni molto intense: alcune molto belle, altre un po’ meno ma in generale sono molto contenta e soddisfatta perché la Patagonia è veramente un posto che ha preso il mio cuore.
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Oltre a scalare nell'ambito del progetto CAI Eagle Team, Giacomo Meliffi e Marco Cordin hanno ulteriormente arricchito la loro esperienza patagonica prendendo parte ad una missione di soccorso in quota.
GIACOMO MELIFFI
Mentre eravamo al campo base di El Chaltén ci hanno detto che c’erano tre ragazzi cileni in difficoltà sul Fitz Roy da sei giorni. Prima di ricominciare a muoversi erano stati dati ormai per spacciati perché erano rimasti fermi un paio di giorni. Cercavano volontari per salire in parete per provare a riportarli giù. C’erano già altre due cordate in zona, io e Marco ci siamo offerti per andare a dare una mano. In realtà non c’è stato bisogno di scalare ma siamo comunque arrivati fino alla Breccia degli Italiani e abbiamo aiutato a fare il campo e a cucinare e alla fine (conferma Marco, ndr) abbiamo mangiato anche noi, tanto!
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MARCO CORDIN
È stata l’esperienza più intensa di questo mese per quanto mi riguarda. Abbiamo toccato da vicino le dinamiche dell’Argentina e del soccorso, nel senso che laggiù non esiste un soccorso organizzato ma fondamentalmente si cerca aiuto dagli alpinisti già in zona. Si crea un clima di grande solidarietà al quale abbiamo contribuito in maniera attiva ed è stata un’esperienza che ha me personalmente ha lasciato tantissimo.
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In attesa del rientro alla base del leader della spedizione Matteo Della Bordella, il compito di fare un primo bilancio "esperienziale" tocca al suo collaboratore Gianluca Gasca che chiude il suo intervento con un "ponte" sul futuro del gruppo che ha dato vita e sostanza al progetto Patagonia.
GIANLUCA GASCA (responsabile logistica)
Ho curato la parte logistica di questo progetto che ha avuto in Matteo Della Bordella il suo ideatore e il curatore della parte alpinistica. È stato un mese… lunghetto e alla fine ricco di soddisfazione. Alcuni dei ragazzi hanno raggiunto i loro obiettivi e hanno fatto vetta, qualcun altro non c’è riuscito ma per tutti è stata un’esperienza formativa unica e credo irripetibile. È complicato giudicare questi ragazzi, ognuno di loro ha il proprio carattere, sono tutti estremamente diversi uno dall’altro ma insieme come gruppo sono riusciti a fare davvero grandi cose. Matteo ed io non ce li aspettavamo così: ognuno ha portato qualcosa di bello al gruppo e in montagna hanno portato tutti la loro esperienza e le loro capacità: rappresentano l’élite dell’alpinismo italiano di oggi. Qualcuno di loro vuole già tornare in Patagonia, soprattutto chi per vari motivi non è riuscito a portare a casa i suoi obiettivi. So che sono già nate nuove cordate, hanno già in mente qualche nuovo progetto da portare avanti nei prossimi mesi, magari anche con qualche tutor che hanno conosciuto nei due anni complessivi del progetto CAI Eagle Team ma di più non vogliono (e io non posso) dire, anche per la nota scaramanzia degli alpinisti. Per ora sono i loro sogni: quando li vorranno raccontare lo faranno loro direttamente.
© Mirco Grasso