L'atleta paralimpica ha dovuto rinunciare ai Giochi dopo la caduta di Kabul in mano ai talebani: "E' un incubo per me e per la mia famiglia"
È un appello straziante quello lanciato al mondo da Zakia Khudadadi, che non vuole dire addio al suo sogno. Ma Zakia, l'atleta paralimpica afghana che lunedì 16, come da programma, non è potuta partire per Tokyo dopo la caduta di Kabul in mano alle milizie islamiche, parla anche a nome della sua gente. Il suo è un urlo di dolore e di speranza per tutti. "Non lasciate che i talebani mi tolgano i diritti fondamentali", ha detto la 23enne lottatrice di taekwondo, prima donna in assoluto a rappresentare l'Afghanistan alle Paralimpiadi, attraverso il capomissione del comitato paralimpico afgano, Arian Sadiqi. "Ho ancora fiducia, vi prego: aiutatemi a partecipare. Ho lottato 5 anni per arrivare dove sono".
"È terrorizzata dall'uscire di casa - ha aggiunto Arian Sadiqi ad Al Jazeera: " Il nostro appello è a qualunque paese sia in grado di aiutare i nostri due atleti e gli allenatori ad arrivare a Tokyo". L'altro atleta paralimpico afghano è il discobolo Hossein Rasouli, che ha perso il braccio sinistro per lo scoppio di una mina.
"UN INCUBO PER ME E PER LA MIA FAMIGLIA"
"La mia famiglia e' in una situazione molto brutta. Siamo tutti sotto il controllo dei talebani e questo è un grande incubo". Zakia Khudadadi ha lanciato il suo appello via Ansa. Interpellata via Facebook dopo che il capomissione del comitato paralimpico afgano aveva parlato della sua situazione, Zakia chiede "a chiunque mi legga di aiutarmi" e racconta la sua paura. "Tutte le mie foto e i miei video sono trasmessi nel mondo virtuale e sto aspettando che succeda qualcosa a me e alla mia famiglia in qualsiasi momento.Questo e' l'apice della paura e del panico".