Il film del documentarista ticinese Fulvio Mariani mette a confronto due generazioni di alpinisti sulle montagne del Sudamerica
di Stefano Gatti© Touch Time Records
Torri altissime che si specchiano dentro un mare di ghiaccio, sotto un cielo spesso sconvolto dalle tempeste. È questo il set dell'alpinismo in Patagonia, una sfida che solo l'élite internazionale è in grado di raccogliere. Tra i suoi pionieri spicca Casimiro Ferrari, che con i Ragni di Lecco incise la sua impronta sulla roccia, il ghiaccio e le leggende della Patagonia. Ad ormai mezzo secolo di distanza dalle imprese di Ferrari e dei Ragni, il regista Fulvio Mariani (esperto di alpinismo patagonico da un tempo quasi altrettanto remoto) segue il giovane alpinista Matteo Della Bordella che, con i suoi compagni di cordata, ripercorre le pareti di Casimiro ripetendo o aprendo nuovi itinerari in stile pulito, leggero e futurista: a conferma che arrampicare in questi luoghi è un gioco dalle regole estremamente severe. L’uscita… in vetta di questo progetto è “Il Ragno della Patagonia”, film la cui anteprima italiana è in programma giovedì 27 aprile a Lecco, seguita in battuta (venerdì 28) da quella svizzera a Locarno e dalle successive proiezioni nell’ambito di Trento Film Festival tra l’ultimo fine settimana di aprile e i primi giorni di maggio.
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Presentando una ricca scelta di filmati d'epoca (talvolta inediti) il film mette allo specchio due generazioni di alpinisti: sul Cerro Torre, al Cerro Murallón, al Riso Patrón come sulla Est del Cerro Fitz Roy, i giovani sono ancora attratti dal carisma del mitologico “Ragno della Patagonia”, di cui scoprono parete dopo parete la determinazione e l'intuito esplorativo. Una strada purtroppo non esente dal pericolo e dalla perdita dei migliori compagni.
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“Un film speciale e un progetto iniziato sei anni fa, sul quale sia Fulvio Mariani che io abbiamo creduto tantissimo. Casimiro Ferrari per me è da sempre un personaggio di riferimento, fonte di grandissima ispirazione. Ripercorrerne le orme ricercando le sue vie e le sue montagne per conoscere e farne rivivere la personalità, ha rappresentato per me un privilegio inaspettato. Ma il "Ragno della Patagonia" non si ferma qua, perché scalando sulle orme del “Miro”, io e i miei compagni di avventura abbiamo a nostra volta scritto un pezzettino di storia su queste mitiche montagne.
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Così passato e presente si intrecciano e si sovrappongono fino a culminare nel racconto della nostra nuova via sul Cerro Torre: “Brothers in Arms”, un sogno realizzato che lascia grande soddisfazione, ma anche profonda malinconia per gli amici che non ci sono più. Questo è un film che racconta per davvero com'è fare alpinismo in Patagonia. In modo autentico e reale, talvolta crudo. Una storia senza tempo, di uomini e montagne”. (Matteo Della Bordella)
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FULVIO MARIANI
Nato a La Chaux-de-Fonds (Cantone di Neuchâtel-Svizzera) nel 1958, Fulvio Mariani è da sempre animato da un interesse profondo per l’alpinismo e la fotografia. Nel 1985 firma “Cumbre” il documentario di un’impresa che entrerà nella storia dell’alpinismo: quella di Marco Pedrini, autore della salita in solitaria e in un solo giorno, del mitico Cerro Torre. Nella scia di Marco, Fulvio effettua non solo una straordinaria “performance” come regista, ma anche come alpinista, allora uno fra i pochi ad aver raggiunto la cima. Nel 1989 Reinhold Messner, il primo salitore di tutti i quattordici ottomila” della Terra, lo vuole nella spedizione internazionale alla parete sud del Lhotse.
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Lo stesso anno lo ritroviamo nuovamente alla parete sud del Lhotse, questa volta nella spedizione del polacco Jerzy Kukuczka, il secondo salitore di tutti gli “ottomila” del pianeta. Da quelle due esperienze nasce il film “L’anno nero del Serpente”. Durante queste esperienze professionali e di vita, Fulvio fonda la sua casa di produzione: la ICEBERG- Film. In seguito gira film di successo sulle maggiori montagne del mondo. La filmografia con più di quaranta documentari e altrettante opere hanno portato Fulvio e la sua casa di produzione a ricevere premi e riconoscimenti a livello internazionale. Ha viaggiato e filmato per anni nel suo luogo di “caccia” preferito: la Patagonia!
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MATTEO DELLA BORDELLA
Così si descrive e si racconta lui stesso: “Nato e cresciuto a Varese, i primi passi in verticale li ho mossi insieme a mio papà, quando avevo circa dodici anni, sulle pareti di casa. All’inizio l’arrampicata non mi aveva particolarmente entusiasmato, solo col tempo e dopo tante salite in montagna - sempre in cordata con mio padre Fabio - la mia passione verso questa disciplina è esplosa. Nel 2006 sono entrato nel gruppo dei Ragni di Lecco (sodalizio del quale poi MDb è stato anche presidente, ndr) e grazie a questo ho avuto la possibilità di crescere sia come alpinista che come persona.
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Nel 2008 mi sono laureato in Ingegneria Gestionale e ho proseguito gli studi con un dottorato di ricerca fino al 2012, senza però mai allontanarmi dalla mia vera passione: l’alpinismo. I miei terreni preferiti sono le montagne e le pareti verticali di roccia più sperdute al mondo, su difficoltà elevate, dove la sfida sta sia nel raggiungerne la base prima ancora di riuscire a salirle, possibilmente in arrampicata libera e con materiale minimo. Tra i luoghi che preferisco c’è la Patagonia, alla quale sono particolarmente legato, ma anche Groenlandia, Pakistan, India e l’Isola di Baffin (Nunavut, Canada). L'alpinismo che mi piace è quello essenziale, concreto, leggero: quello che mette l’alpinista in un confronto ad armi pari con la montagna.
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CASIMIRO FERRARI
È stato un alpinista italiano, noto specialmente per le sue scalate sulle vette andine in Patagonia che gli sono valse nel 1977 il titolo di Cavaliere della Repubblica per meriti alpinistici. Un personaggio particolare, che in Patagonia non solo ha scalato un’infinità di montagne, ma ci ha vissuto per lunghissimi anni. Proprio lì, a pochi chilometri dal “suo” Cerro Torre, che dal salotto di casa sua si poteva osservare attraverso un binocolo che Casimiro non spostava mai dalla finestra e che puntava sul fungo sommitale. Nel luglio 2001 Casimiro era ancora in Patagonia, per quello che diventò il suo ultimo viaggio. Era partito in pieno inverno australe per verificare le condizioni della sua estancia: per raggiungerla dovette coprire a piedi una distanza di quindici chilometri, camminando nella neve fresca che gli arrivava fino al petto! Una volta arrivato, si ammalò di polmonite e si dovettero chiamare i soccorsi. Immediato fu il suo ritorno in Italia, dove però morì poco tempo dopo, il 4 settembre 2001. A portare Casimiro nell’Olimpo dell’alpinismo internazionale è stata la sua (e dei Ragni di Lecco) storica ascensione sulla parete Ovest del Cerro Torre nel 1974, ormai quasi cinquant'anni fa. Con questa montagna, Ferrari ha instaurato un rapporto particolare e per certi aspetti unico. Insieme ai compagni ("Ragni", appunto) Mario Conti, Daniele Chiappa e Pino Negri, ha risolto uno dei più grandi problemi alpinistici del mondo. Grazie anche ad un invidiabile spirito di gruppo, unito alla testardaggine fuori dalla norma che ha dimostrato su quella parete corazzata di ghiaccio. Un’impresa che è entrata negli annali dell’alpinismo mondiale.
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LE DATE
Giovedì 27 aprile Anteprima italiana: Lecco - Cineteatro Palladium (Via Fiumicella, 12) ore 20:30
Venerdì 28 aprile Anteprima svizzera: Locarno - PalaCinema (Piazza Remo Rossi, 1) ore 20.00
Proiezioni al Trento Film Festival da sabato 29 aprile a mercoledì 3 maggio
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CREW
Regia&Fotografia: Fulvio Mariani
Montaggio: Alberto Bernad
Musica: Nic Gyalson
Suono, Color grading, Sound Design: Nicolò Mariani
Mix: Karl Matissek - Studio Mitte Berlin
Produzione: ICEBERG-Film
In co-produzione con: RSI Radiotelevisione svizzera, SSR SRG, ARTE G.E.I.E
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TECH SPECS
Anno di produzione: 2022
Paese di produzione: Svizzera
Durata: 115 min.
Formato: Cinemascope 2.93:1
Lingue: italiano, inglese, spagnolo
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