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Marco Confortola, il cacciatore degli ottomila... nel segno di Simoncelli

Ricordi, progetti, ambizioni di uno dei più grandi alpinisti italiani

11 Feb 2019 - 13:17

“Ho afferrato con i denti e tirato verso di me il lenzuolo che mi avevano steso addosso perchè non potessi vedere i miei piedi martoriati. Il chirurgo che stava per amputarmi tutte e dieci le dita si è pure arrabbiato ma gli ho detto: dottore, me li faccia uguali che poi devo mettere gli scarponi … Sono rimasto sei mesi sulla sedia rotelle. Ho pianto tantissimo … Ed io, che non avevo mai provato invidia, quella volta ho invidiato quelli che camminavano”.

Si autodefinisce “cacciatore di ottomila” ma Marco Confortola è molto di più e quelli che avete appena letto sono solo alcuni dei tanti passaggi che hanno letteralmente rapito la platea di La Thuile dove il fortissimo alpinista di Valfurva (Alta Valtellina) ha tenuto la più recente delle sue seguitissime conferenze. Legando il pubblico … alla sua corda e portandolo in alta, anzi altissima quota. Undici anni fa Marco ha vissuto una terribile avventura sul K2: undici vittime, lui uno dei pochi superstiti (quattro) ma al prezzo di gravissime mutilazioni (oggi porta scarponi misura 35, quella di un bambino) e di un peso nell’anima che, con il trascorrere degli anni, ha saputo rielaborare e trasformare in un tesoro di esperienza: indispensabile per riprendere la sua “corsa” alle montagne più alte della Terra ma soprattutto da trasmettere, insegnare, fondamentalmente condividere.

Secondo modalità a tratti fuori dagli schemi. Non capita infatti spesso (anzi mai, ed il pubblico valdostano lo ha apprezzato molto) che un alpinista di punta scelga come asse portante della scaletta della propria serata il racconto di un “insuccesso”, come ha fatto Confortola in Valle d’Aosta, con il videoracconto in “presa diretta” del fallito tentativo di vetta di dieci mesi fa sul Kanchenjunga. Oggi Marco, 48 anni da compiere il prossimo mese di maggio - probabilmente in spedizione - coltiva ancora la passione per gli Ottomila tutti concentrati in Pakistan, Nepal, India e Cina: dieci li ha già saliti (l’ultimo, nella bufera, il Dhaulagiri del 2017). Ne mancano quattro per completare una “collezione” straordinariamente esclusiva, che appartiene al momento ad una quarantina di esseri umani (ancora meno quelli che l’hanno portata a termine senza utilizzare le bombole di ossigeno, lo stile adottato naturalmente anche da Marco).

Ma ciò che Confortola ha imparato dalle sue avventure e disavventure himalayane non fa solo parte del bagaglio indispensabile da portare al prossimo campo base. Ha concorso piuttosto a renderlo un uomo migliore, a costruire un stile di vita e di motivazioni interiori potenti, da condividere con il prossimo, ad iniziare dai giovani e dai giovanissimi. Per rendersene conto è sufficiente elencare tutte le attività alle quali Marco si dedica all’infuori dei mesi primaverili: quelli che da sempre rappresentano la “finestra” principale delle spedizioni in Himalaya e Karakorum. Confortola è infatti guida alpina e formatore aziendale, tecnico del soccorso e scrittore, maestro di sci e conferenziere. Attività ed impegni che lo portano sempre a contatto diretto con il prossimo. Con la nuova stagione alpinistica himalayana sempre più vicina, cresce l’attesa per conoscere la sua prossima destinazione, legata al rilascio degli indispensabili permessi di scalata governativi ma sono pochi i dubbi legati al suo desiderio di raggiungere la vetta del Kanchenjunga che lo ha già respinto due volte e che, con i suoi 8586 metri, è la terza vetta del pianeta dopo l’Everest (nel 2004 il suo primo Ottomila) ed il K2, scalato il 1° agosto del 2008 e lungo la cui discesa sarebbe poi avvenuta la disavventura che lo ha costretto a reinventarsi la carriera alpinistica e la sua stessa vita.

Serviranno coraggio, talento e determinazione assolutamente fuori dal comune. Qualità che il “nostro” possiede in abbondanza, insieme a spirito d’iniziativa e sguardo sempre proiettato in avanti. Servirà anche un “aiuto esterno” sul quale Marco conta moltissimo, come lui stesso ha rivelato nella conferenza di La Thuile: quello di una specie di angelo custode. Un altro Marco: Marco Simoncelli, al quale Confortola era legato da una profonda amicizia e che nelle sue conferenze è una presenza discreta ma immancabile.

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