I due alpinisti comaschi coronano con successo la spedizione supportata dal Club Alpino Italiano nella Patagonia cilena
di Stefano Gatti© Paolo Marazzi
La storia infinita dei Ragni di Lecco sulle montagne della Patagonia si è arricchita nelle scorse settimane di un nuovo, prestigioso capitolo. Venerdì 24 novembre (la notizia è filtrata con i tempi lunghi di una delle aree più remote del pianeta), i Ragni di Lecco Luca Schiera e Paolo Marazzi hanno raggiunto in prima assoluta la vetta del Cerro Nora Oeste, montagna che emerge per un migliaio di metri dal plateau del ghiacciaio Hielo Norte, nella Patagonia cilena. I due alpinisti italiani hanno aperto una nuova via lungo lo spigolo ovest del Cerro, dallo sviluppo di novecento metri circa: il primo terzo risalendo il canale nevoso iniziale e i restanti seicento metri in arrampicata. Il grado di difficoltà è stato stimato dai due alpinisti comaschi fino al 6a+ su roccia e di M6+ su misto. Il successo del push summit di Schiera e Marazzi rappresenta la felice conclusione della spedizione sulle Ande promossa e sostenuta dal Club Alpino Italiano e - più ad ampio raggio temporale - quella di un lungo percorso di esplorazione e ricerca che - negli ultimi anni - ha visto i “Ragni” tornare ben quattro volte sul grande ghiacciaio patagonico. Non è mancato nemmeno il... brivido dell'imprevisto: non nelle fasi cruciali della spedizione, ma sulla via del ritorno, con un doppio incidente fluviale.Tutto però si è risolto per il meglio, permettendo al team di tirare un sospiro di sollievo e festeggiare degnamente la conclusione del progetto.
© Paolo Marazzi
“Forse questa volta per noi si è davvero chiuso un capitolo. È vero, siamo alpinisti, e il fine ultimo è sempre stato scalare qualcosa, ma tutto quello che abbiamo sperimentato attorno alla scalata è proprio ciò che in nessun altro luogo abbiamo mai trovato e che quest'annp siamo tornati a cercare su questo ghiacciaio enorme e misterioso”.
Luca Schiera fissa così il senso della spedizione. Fino ai primi giorni di dicembre le notizie in arrivo dal Sudamerica si contavano con il classico contagocce. Brevi messaggi di testo affidati al telefono satellitare, culminati il 24 novembre scorso con un liberatorio: “Incredibilmente cima!”, all'approdo sull'ampia e panoramica vetta, seguito a parecchie ore di distanza dall’sms che confermava il rientro dei due “summiters” sul piano del grande ghiacciaio ai piedi della montagna, dove li attendevano i compagni d’avventura (perché di questo si è trattato...) Giovanni Ongaro e Andrea Carretta.
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Originario di Erba, in provincia di Como, Luca Schiera è presidente dei Ragni della Grignetta dalla primavera del 2021, quando con pieno merito e grande attestato di stima da parte dei suoi colleghi ha raccolto l'impegnativa eredità di Matteo Della Bordella alla testa dello storico sodalizio lecchese. Guida Alpina e membro del Club Alpino Accademico Italiano, al culmine (nel vero senso della parola) della spedizione andina, Luca si è pure fatto un gran bel regalo di compleanno! Schiera ha infatti compiuto trentatré anni il giorno dopo aver calpestato il plateau sommitale del Cerro Nora Este, sula via del ritorno.
Di un solo anno più "maturo" di Schiera, Paolo Marazzi è come il suo presidente comasco (di Rovellasca), "Ragno" dal 2014 e naturalmente Guida Alpina. Classe 1967, Giovanni Ongaro (Ragno da vent'anni e Guida Alpina dal 1996) è originario di Tirano, in provincia di Sondrio. Ad attendere i tre compagni in Sudamerica (e quindi a completare il quartetto-base) c'era Andrea Carretta, alpinista italiano trapiantato in Patagonia.
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Tra i primi a fare i complimenti al team dei “Ragni” il Presidente generale del CAI Antonio Montani.
“Mi sono complimentato con Schiera e Marazzi per il successo della spedizione. Mi hanno raccontato di aver potuto godere di tutta una serie di coincidenze fortunate, che hanno reso possibile l’impresa, riuscendo al contempo a rispettare i tempi prestabiliti per il ritorno. Per il Club Alpino Italiano il buon esito della spedizione in Patagonia è la testimonianza che si può ancora fare alpinismo di esplorazione. Siamo davvero molto contenti dell’esito positivo della scalata e dello spirito con cui i nostri connazionali hanno affrontato il loro viaggio”.
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IL RACCONTO DELL’AVVENTURA
“Gli inconvenienti hanno avuto inizio ben prima di mettere piede sul ghiacciaio. Proprio il giorno antecedente la partenza abbiamo scoperto che non avremmo potuto seguire l’accesso più diretto, navigando sul lago Colonia. Abbiamo così dovuto risalire la valle del Rio Nef: un itinerario che ci ha richiesto cinque giorni di cammino”.
Si apre con queste parole di Luca Schiera il racconto della spedizione Ragni-CAI sullo Hielo Norte.
© Paolo Marazzi
A Paolo Marazzi è affidato il riassunto delle fasi salienti della scalata:
“La mattina del giovedì 23 novembre partiamo verso il Nora Oeste. Arrivati al cospetto della parete nord ci rendiamo conto che anche questa è per noi inscalabile: le condizioni sono invernali. Ormai sul punto di rinunciare, individuiamo una linea lungo lo spigolo ovest, senza evidenti pericoli oggettivi. Il giorno successivo risaliamo rapidamente il canalone e il nevaio che ci portano allo spigolo di roccia.
© Paolo Marazzi
A metà giornata siamo sotto ai funghi di neve della vetta. C'è un camino di roccia e ghiaccio che sembra portare verso l’alto. Ci infiliamo dentro e, magicamente, raggiungiamo la luccicante cresta che ci conduce fino alla cima principale. Scattiamo qualche foto e mandiamo un messaggio agli amici del CAI che dice: Incredibilmente cima del Nora Oeste!”
© Paolo Marazzi
Due giorni di scalata, altrettanti (di marcia) per percorrere a ritroso lo Hielo Norte, fino alle rive del Lago Colonia. Qui, i quattro alpinisti sono rimasti fermi altri tre giorni, attendendo il passaggio di una perturbazione. Con l’arrivo del bel tempo è iniziata la traversata del lago. Una navigazione tranquilla ma - durante la discesa dell’emissario del lago - la situazione ha rapidamente assunto toni drammatici.
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Tocca di nuova a Luca Schiera raccontare quanto avvenuto (per fortuna senza gravi conseguenze) ai due compagni che erano rimasti ad attendere il team di punta alla base della montagna:
“Dopo pochi minuti ci siamo ritrovati in mezzo a delle grosse rapide. Giovanni Ongaro si è ribaltato ma fortunatamente è riuscito a nuotare raggiungendo la riva, mentre Andrea Carretta si è schiantato su un grosso masso, rimanendo bloccato in mezzo al fiume. Alla fine è riuscito in qualche modo a saltare sul canotto e pagaiare fuori dalle rapide”.
© Paolo Marazzi
Dopo quest’ultimo brivido, la discesa è proseguita senza grossi intoppi. Ad attendere gli alpinisti le "comodità" del villaggio di Cochrane, meta finale del viaggio, della spedizione alpinistica e - come detto all’inizio, di una missione di ricerca e di esplorazione durata alcuni anni, che si è spinta molto in avanti (e molto in alto) ma per certi versi è stata anche un viaggio nel tempo, fino alle origini stesse dell'alpinismo. Quando l'approdo al campo base era esso stesso punto di arrivo di viaggi dalle scarse certezze e dai mille possibili imprevisti. Alpinismo come ricerca, esplorazione, avventura e - non necessariamente, ma in questo caso sì - successo!
© Paolo Marazzi