La 28enne di Arzago d'Adda e il 26enne di Soave sono pronti ad affrontare la rassegna a cinque cerchi in programma a Parigi dal 28 agosto all8 settembre prossimi
di Marco Cangelli© Ufficio Stampa
Giulia Terzi e Stefano Raimondi hanno rappresentato due delle stelle più brillanti dello sport italiano alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. La 28enne di Arzago d'Adda e il 26enne di Soave hanno conquistato rispettivamente cinque e sette medaglie a testa trascinando il movimento natatorio. Nonostante la voglia di ripetersi sia ancora forte, molte cose sono cambiate per il tandem azzurro che ha accolto lo scorso febbraio la nascita del primogenito Edoardo. Una vittoria più grande di qualsiasi successo ottenuto in acqua e che potrebbe spingerli ad andare oltre a Parigi come ci hanno raccontato a bordo delle piscine del David Lloyd Malaspina di Peschiera Borromeo.
Avendo conquistato alle ultime Paralimpiadi dodici medaglie assieme, ci sarà modo di incrementare questo bottino?
Giulia: Per me sarà un po' difficile perché su cinque gare, ho vinto cinque medaglie. Rispetto a Tokyo sono cambiate alcune gare perché per esempio non ci sarà più la staffetta 4x100 metri femminile. Ovviamente non so ancora in quale staffetta verrò schierata e in quale, però nelle individuali sarò presente ancora nelle stesse. Chiaramente in tre anni sono cambiate un po' di cose, però proverò a dare il massimo e veder cosa esce.
Stefano: A Tokyo avevo conquistato due medaglie in staffetta e, con questo cambio di programma, potrebbero cambiare anche i miei obiettivi. Probabilmente dovrei far parte della 4x100 mista, però sarà necessario attendere con quale forma si presenteranno anche gli altri. Nelle gare singole fortunatamente hanno tolto i 400 metri stile libero dove sono arrivato quarto e per questo il numero di medaglie può essere lo stesso, anche se dipenderà come arriveranno anche gli avversari.
Quanto cambierà la presenza del pubblico rispetto a Tokyo?
Giulia: La nostra prima Paralimpiade è stata quella di Tokyo quindi non abbiamo esperienze pregresse, però chi ha partecipato a Londra o a Rio ci hanno raccontato come con il pubblico sia tutta un'altra cosa. A me sinceramente viene un po' d'ansia perché, senza tifosi, in Giappone mi ha consentito di essere più serena. Il pubblico dovrebbe però essere una spinta in più, anche se non ho avversarie francesi quindi magari potrebbero aiutarmi un po' di più.
Stefano: Nei 100 rana dove ho conquistato l'oro tre anni fa ho un avversario francese particolarmente forte, motivo per cui quando entrerò in finale, sarà un colpo vedere tutto il pubblico che farà il tifo per l'atleta di casa. Questo è senza dubbio un elemento che fa la differenza, anche se noi sfortunatamente nelle grandi manifestazioni paralimpiche non ne abbiamo così tanto. Sarà la prima volta che vedremo così tante persone a far il tifo e per questo dovremo essere pronti psicologicamente.
Quanto vi aiuta affrontare questa avventura a cinque cerchi insieme?
Giulia: Avere la stessa passione e lo stesso stile di vita ci aiuta perché viviamo entrambe le stesse cose e quindi sa perfettamente cosa significhi non avere il weekend libero perché ci sono le gare oppure andare a letto presto la sera e non uscire perché la mattina dopo c'è un allenamento presto. Avere lui a Tokyo è stata un'ancora di salvezza perché io soffro molto la distanza da casa e in Giappone siamo stati via un mese. Sapere che lui era lì mi faceva sentire a casa e ora sarà ancor più bello vivere l'esperienza insieme a lui.
Stefano: Avere Giulia a Parigi sarà un aiuto in più. A differenza sua soffro meno quando siamo via di casa, però nella vita quotidiana ti aiuta a capire maggiormente i sacrifici che si fanno. Questo permette anche a comprendere di più la persona che si ha al proprio fianco.
Cosa vi aspettate dal nuoto italiano alle Paralimpiadi Estive?
Il nuoto è stato lo sport che ha vinto più da un punto di vista paralimpico. Siamo una Nazionale molto forte che ha portato moltissimi risultati e che ha vinto Mondiali e Europei. Penso che per tutti gli atleti della Nazionale sia andare là e fare il meglio possibile. Inoltre la visibilità che hanno avuto le Paralimpiadi di Tokyo ha portato all'arrivo di bambini e ragazzi con disabilità nel mondo dello sport. L'augurio che ogni atleta faccia il massimo e si abbia così la massima visibilità affinchè ogni persona possa avere un'occasione che spesso non si conosce.
Quali saranno le tappe che vi accompagneranno a Parigi?
Manca sempre meno nonostante sembri lontana. L'ultima gara in cui sono stati selezionati i partecipanti alle Paralimpiadi è stata i Campionati Italiani Assoluti, mentre ora non avremo più appuntamenti. Ci concentreremo sulla preparazione e il prossimo step sarà un raduno a Ostia che prevede la presenza di tutti gli atleti selezionati e dello staff paralimpico. Poi da lì ognuno continuerà la preparazione a casa e si volerà a Parigi.
Nella preparazione, quanto aiuta aver una struttura d'appoggio come il David Lloyd Malaspina?
Durante la fase invernale ci siamo allenati due o tre volte a settimana. Avere una struttura che ha una vasca da venticinque metri e la palestra aiuta gli atleti a non spostarsi più di tanto. Abitando in provincia, è necessario muoversi parecchio per affrontare gli allenamenti che prevedono sedute sia in palestra che in piscina.
Quanto è cambiata la preparazione con l'arrivo di Edoardo?
Giulia: Per me moltissimo perché la stagione agonistica inizia a settembre, mentre io sono diventata mamma a febbraio, motivo per cui ho nuoticchiato fino a dicembre prima di riprendere ad aprile. Non ho avuto la stagione completa per preparare le Paralimpiadi. Con i miei tecnici ci siamo focalizzati sui punti clou della preparazione che sta andando bene e sinceramente non mi sento di esser stata ferma così tanti mesi. Al momento ci stiamo allenando come dobbiamo nonostante Edoardo e, se non fosse per questi mesi che ho nuotato un po' di meno, sarebbe stato identico a prima.
Stefano: Nel mio caso la preparazione in vista di Parigi non è cambiata, è stata modificata leggermente soltanto quella in vista degli Europei visto che Edoardo è nato a febbraio e le settimane a ridosso ho saltato qualche allenamento per dedicarmi a loro ventiquattr'ore.
Nel caso di Giulia, com'è stato tornare in vasca agli Europei così a ridosso dal parto?
È stato un disastro. Li ho dovuti fare perché il World Para Swimming prevede che per partecipare alle Olimpiadi sia necessario affrontare una World Series e poi o il Mondiale 2023 o l'Europeo di quest'anno. Nel primo caso, essendo incinta, non potevo esserci, motivo per cui ho dovuto puntare sulla rassegna continentale dove tutti sapevano che non sarei arrivata in forma. Avendo fatto il cesareo, per quaranta giorni non ho potuto rientrare in acqua e quando sono tornata, mancavano circa due settimane. Ho fatto circa sei allenamenti prima delle gare e poi a livello europeo non ho moltissime avversarie, motivo per cui la medaglia è arrivata un po' così, forse perché le altre sono andate più piano. Abbiamo inoltre dovuto lasciare a casa Edoardo perché il viaggio per Madeira è parecchio lungo, motivo per cui a livello emotivo è stata parecchio difficile.
Da genitori, qual è il futuro che vi aspettate per Edoardo?
Giulia: In molti ci dicono che, essendo figlio di due nuotatori, diventerà anche lui un nuotatore. Farà quello che gli piacerà fare. Sia io che Stefano veniamo da due famiglie dove i genitori ci hanno sempre assecondato e fatto fare quello che volevamo. Prenderemo esempio da loro, anche se sta già andando in piscina essendo così piccolo. Sicuramente gli lasceremo però libera scelta, anche se ci piacerebbe che faccia sport per una serie di motivi che possano aiutare al suo benessere.
Stefano: Sarebbe bello che faccia sport così da imparare i valori e i sacrifici che ci sono alle spalle e che caratterizzano la vita quotidiana. Quale sport lo deciderà poi lui perché tutti i sacrifici che abbiamo fatto per arrivare a questi livelli, lo abbiamo fatto perché ci piaceva. Indipendentemente dal livello che raggiungerà e dalla scelta che farà, poi noi saremo lì a sostenerlo.