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Nuoto, Pellegrini costante tra le generazioni: la più grande atleta italiana

Più forte del tempo e della nausea da allenamenti: l'oro nei Mondiali parte dall'amore di Fede per i 200 stile libero

24 Lug 2019 - 16:46

17 agosto 2004. Giochi Olimpici di Atene. Finale dei 200 stile libero femminili. Vince Camelia Potec, la favorita. Ma a un nulla dalla medaglia d’oro arriva una ragazzina che ha compiuto 16 anni da meno di due settimane. Si chiama Federica Pellegrini. In quella finale c’è pure Franziska Van Amsick, stella cadente dell’ex Germania Est, primatista mondiale. Franziska è l’idolo di quella ragazzina arrivata subito così vicino al sogno di ogni bimbo che decide di buttarsi in piscina per inseguire la gloria. 

Pellegrini strepitosa; oro mondiale nei 200 sl

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24 luglio luglio 2019. Campionati del mondo di Gwuanju, Corea del Sud. Finale dei 200 metri stile libero. Vince Federica Pellegrini, che tra meno di due settimane troverà 31 candeline sulla torta di compleanno. Chi le ha fatto compagnia nelle bracciate trionfali frequentava l’asilo asilo quando lei aveva sfiorato l’oro nella vasca olimpica di Atene.

Due date, due eventi. In mezzo 15 anni, un’eternità per chi dello sport fa una scelta di vita, figurarsi il nuoto, disciplina che ti costringe a vedere tutti i giorni piastrelle azzurre con una strisca blu sul fondo. Materia utile per la nausea. Piastrelle che Federica Pellegrini ha osservato per migliaia di chilometri e infinite bracciate. Nausea appunto. Anche lei, attraversando almeno un paio di generazioni nella sua carriera, l’ha avuta.

Quante volte lo ha detto a fronte di una delusione. Basta, con i 200 stile libero ho chiuso! Ma si trattava solo di una pausa, poi l’amore ha sempre ripreso il sopravvento per l’odio di quella disciplina che le ha offerto soddisfazioni enormi, ma anche giornate da incubo. Lacrime di gioia alternate a quelle di rabbia, quando Federica faceva i conti con il fallimento e con una critica troppo spesso ingenerosa.

In Corea del Sud ha ritrovato lo stato di grazia del fenomeno assoluto, aggiungendo altra materia nobile al suo monumento. Quello che ne fa senza ombra di dubbio la più grande atleta nella storia dello sport italiano

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