La fuoriclasse veneziana ha espresso le sue perplessità sulla squalifica di tre mesi inflitta al tennista azzurro
di Marco Cangelli© afp
"Perchè il caso Sinner deve esser diverso dagli altri?" Federica Pellegrini non le ha mai mandate a dire e la conferma arriva ancora una volta sulla squalifica del numero 1 del tennis mondiale in merito alla positività al Clostebol. Se è vero che la fuoriclasse veneziana ha sempre compreso le giustificazioni portate da Sinner, non ha nascosto di esser dubbiosa sul trattamento ricevuto dal 23enne di Sesto Pusteria.
"Jannik è molto amato e dunque viene difeso sotto ogni aspetto, a prescindere, e questo lo trovo giusto. Ma credo che la sua vicenda sia stata trattata diversamente dal 99% dei casi. Non tutti sanno come funziona per un atleta soggetto a controlli antidoping a sorpresa e in competizione durante tutto l’anno. Bisognerebbe spiegare questa cosa per spiegare il caso Sinner - ha commentato Pellegrini in un'intervista rilasciata a La Repubblica -. Gli atleti vivono con un pensiero costante, quello di dover fornire un’ora di slot di reperibilità ogni giorno della vita anche quando sono in vacanza per consentire all’antidoping di andarli a trovare dovunque siano. Io avevo una sveglia che suonava alle 10 di sera con scritto location form, per ricordarmi che dovevo aggiornare ogni volta l’indirizzo. Lo considero giusto altrimenti diventa sempre di più una lotta impari. Quanto alla responsabilità oggettiva rispetto al team, va detto che non è che se il mio fisioterapista si beve una birra e investe qualcuno è colpa mia, ma diventa una mia responsabilità se il fisio usa una crema su di me e poi io risulto positivo. Vale per tutti, non è il caso Sinner a essere strano".
Insomma, per Pellegrini non è giusto che Sinner sia stato sospeso soltanto per tre mesi a differenza di molti altri atleti che hanno dovuto scontare squalifiche ben più lunghe. Una sorta di contraddizione da parte della WADA che ha deciso di fermarsi davanti al patteggiamento offerto dal tennista altoatesino. "Perché il caso Sinner deve essere diverso? È questa la mia domanda. E diverso è stato: la soluzione è arrivata solo dopo i ricorsi della WADA. Non dico che ci dovesse essere una sospensione. Ma di fatto è stato trattato come un caso diverso dal 99% degli altri atleti che hanno affrontato e pagato una negligenza per doping - ha sottolineato la nuotatrice veneta -. C’è una casistica anche nel nuoto, dove per esempio alcuni hanno usato un inalatore diverso per l’asma e poi sono risultati positivi. Oppure a causa di creme comprate magari all’estero. Quando vai in farmacia a chiedere un farmaco specifico lo porti al medico della federazione che lo controlla, lo scheda e vede se ci sono principi attivi o contaminazioni: solo se è ok allora lo puoi utilizzare. Non è una vita semplice, ma credo sia l’unico modo per combattere il doping".
In qualità di membro del CIO, Pellegrini non può ritenere giusti certi stop, anche se in merito alla squalifica inflitta alla Nazionale di pallanuoto dopo la protesta alle Olimpiadi Estive di Parigi 2024 la "Divina" sembra esser più comprensiva: "È giusto rispettare un’etica comportamentale e lo spirito olimpico, ma è anche vero che subire un’ingiustizia come l’hanno subita loro è difficile da digerire. Quella partita contro l’Ungheria è stata imbarazzante, capisco la protesta estrema. Molto probabilmente avrei fatto come loro. A volte la diplomazia fa poco e quello che vuoi dire è più importante delle conseguenze".
Da vera "diva" della scena sportiva, ma anche televisiva, Pellegrini ha dovuto far i conti con le difficoltà causate dai social subendo commenti spesso offensivi alla quale lei è preparata. Lo stesso discorso non vale per ragazze più giovani che la campionessa olimpica vorrebbe difendere, magari con un cambio di mentalità.
"Sui social è stato terribile, le tifoserie mi hanno massacrato, critiche anche molto pesanti sulla fisicità, commenti duri e aggressivi. Confesso che mi sono chiesta se ne valesse la pena, mi hanno fatto anche dubitare di me, a tratti, e dire che io ho le spalle piuttosto larghe. Ho pensato piuttosto all’effetto che questa violenza può avere sulle ragazzine - ha spiegato Pellegrini parlando dell'esperienza allo show televisivo "Ballando con le Stelle" -. A volte, anche provocatoriamente, parlo di patriarcato. Se ancora non siamo consapevoli che il nostro retaggio culturale è innegabilmente patriarcale, vuol dire che l’Italia è ancora un paese patriarcale. Lo saremo fin quando ce ne sarà solo uno. Solo parlare di questo argomento scalda gli animi e capisci quanto lavoro c’è da fare".