Non c’è storia all’Olimpico: dieci mete per la Nuova Zelanda
E’ una severa lezione quella che la Nuova Zelanda infligge alla poco più che volenterosa Italia del rugby. All’Olimpico di Roma gli All Blacks si impongono con un pesante 66-3 sugli azzurri del ct O’Shea, dopo aver chiuso il primo tempo su un già severo 31-3. Ben dieci le mete della Nuova Zelanda, con Jordie Barrett mattatore con quattro di queste, mentre l’Italia ha mosso il punteggio solo con un calcio di punizione di Allan.
Il pre-partita dell’Olimpico di Roma è già uno spettacolo, con la classica “Haka” subito dopo i due inni nazionali. Poi la furia neozelandese si materializza in partita. I primi minuti per la verità mostrano un’Italia incoraggiante, che prova a reggere l’urto con i maestri neozelandesi. Al 9’ però l’equilibrio viene rotto da un’azione in velocità degli All Blacks che sfondano sulla destra e schiacciano in meta con Perenara. Beauden Barrett, da posizione defilata, manca la trasformazione e si resta quindi sulla 5-0 per la Nuova Zelanda. Quattro minuti dopo, però, si sblocca anche l’Italia grazie a un calcio di punizione trasformato da Allan dopo una bella azione degli azzurri (5-3). Il divario tecnico tra le due squadre è però evidente e con una nuova fiammata, al 18’, la Nuova Zelanda trova la seconda meta di giornata con McKenzie che schiaccia in mezzo ai pali e Barrett che stavolta, da posizione decisamente più favorevole, non sbaglia la trasformazione per il 12-3. Al 23’ l’arbitro, che pochi minuti prima si era infortunato al ginocchio per un contatto fortuito con un neozelandese, è costretto ad alzare bandiera bianca, sostituito dal quarto uomo. Gli All Blacks non si distraggono e riprendono da dove avevano lasciato: al 27’ ennesima accelerazione e, dopo un calcetto a scavalcare, è ancora McKenzie a schiacciare a terra la terza meta dei campioni del mondo. Anche in questo caso, però, Barrett non trasforma (17-3). Cambia poco, perché la Nuova Zelanda ora è un fiume in piena: al 31’ Mckenzie innesca il minore dei fratelli Barrett, Jordie, che vola via senza problemi fino alla meta numero quattro, che suo fratello Beauden (in campo c’è anche un terzo fratello, Scott) trasforma (24-3). Al 37’ gli All Blacks sfondano ancora, ma un “in avanti” all’ultimo passaggio annulla la meta di Perenara: Italia graziata, ma non basta. C’è ancora tempo per uno spettacolare gioco a due tra i fratelli Barrett, con Beauden che dà un pallone alto a Jordie, che anticipa Hayward e schiaccia a terra la quinta meta, ancora trasformata da Beauden Barrett per il 31-3 con cui si va all’intervallo.
Gli All Blacks, reduci da una sofferta vittoria con l’Inghilterra e un brutto ko con l’Irlanda, non sono affatto sazi e lo dimostrano in avvio di ripresa: due mete facili facili nei primi sei minuti, con Laumape e Beauden Barrett, entrambe trasformate, per il 45-3. Al 52’ arriva la terza meta personale (ottava di squadra) di McKenzie. Mo’unga (che due minuti prima aveva rilevato Beauden Barrett) trasforma per il 52-3: divario sempre più ampio. Si gioca sempre nella nostra metà campo, mentre intanto si susseguono le sostituzioni, che però non cambiano la sostanza di una partita di costante sofferenza per la squadra di O’Shea. Tra il 66’ e il 70’ bella fiammata dell’Italia, che costringe finalmente sulla difensiva gli All Blacks, arriva a pochi metri dalla meta ma l’azione sfuma. Non così invece la Nuova Zelanda, che torna a far male al 74’, con la terza meta personale anche per Jordie Barrett, che con la successiva trasformazione manda la Nuova Zelanda sul 59-3. Il più piccolo dei fratelli Barrett mette poi anche l’ultimo sigillo sul match, con la decima e ultima meta a tempo scaduto, trasformata da Mo’unga per il 66-3 finale. Lezione severa, che, accoppiata ai recenti risultati degli All Blacks con Inghilterra e Irlanda, fa capire agli azzurri che c’è ancora tanto lavoro da fare per presentarsi al Sei Nazioni di febbraio con un ruolo diverso da quello della cenerentola designata.