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LA PRESENTAZIONE

Rugby World Cup al via: a Tokyo si inizia con Giappone-Russia

Una edizione con numeri da record. All Blacks (nel girone dell'Italia) sempre favoriti, anche se la concorrenza non manca

19 Set 2019 - 09:29
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Si parte venerdì al Tokyo Stadium con Giappone-Russia, si chiude il 2 novembre a Yokohama, in mezzo altre 46 partite che ci diranno qual è la squadra di rugby più forte al mondo: alle 18 (ora locale, le 10 del mattino in Italia) del 20 settembre inizierà la cerimonia inaugurale della Rugby World Cup 2019, due ore e 45 minuti più tardi fischio d'inizio della rassegna iridata nipponica. In campo vedremo appunto i padroni di casa e quella Russia che si è qualificata al torneo grazie al pasticciaccio brutto di Romania e Spagna, entrambe squalificate perché hanno schierato schierato giocatori ineleggibili (violata la norma - la Regola n.8 - che consente agli atleti di giocare per una nazionale diversa da quella del paese di cui hanno la cittadinanza dopo 36 mesi di residenza, lasso di tempo che dal primo gennaio 2021 salirà a 60 mesi).

La Nuova Zelanda ha vinto gli ultimi due tornei (quello in casa sua del 2011 e quello in Inghilterra nel 2015), e oltre agli All Blacks saranno 19 le squadre protagoniste divise in 4 gironi: le prime due di ogni pool vanno ai quarti di finale. Dicevamo della Nuova Zelanda: la squadra allenata da Steve Hansen, che lascerà la panchina più ambita al mondo dopo il torneo, è la candidata numero uno alla vittoria finale e proverà a mettere il terzo sigillo consecutivo, ma anche in una disciplina poco abituata e poco incline alle sorprese come è il rugby non si può non sottolineare che gli All Blacks arrivano al torneo dopo essere stati scalzati dal primo posto del ranking ufficiale di World Rugby (la Fifa della palla ovale, per intenderci) a favore dell'Irlanda. E non si può sorvolare sul fatto che Inghilterra, Sudafrica e Galles, sono vicinissimi.

Si annuncia perciò un torneo interessante ed equilibrato, anche se le protagoniste saranno le solite: di All Blacks, Irlanda, Inghilterra, Galles e Sudafrica abbiamo già detto, ma anche Australia, Argentina e Francia hanno tutte le armi per poter dire la loro. Da tenere d'occhio Fij e Giappone.

E poi c'è l'Italia. Gli azzurri sono stati inseriti nella Pool B assieme a a Canada, Namibia, Sudafrica e Nuova Zelanda. Le prime due sono squadre assolutamente inferiori alla nostra sotto ogni profilo, due vittorie sono il minimo sindacale e ogni risultato diverso andrebbe letto come un fallimento. Poi ci sono Springboks e All Blacks, due formazioni invece che sembrano assolutamente fuori portata. Il ct della nostra nazionale, Conor O'Shea, ha messo nel mirino la sfida del 4 ottobre con il Sudafrica, superato a Firenze nel novembre 2017, ma va detto che oggi il XV allenato da Rassie Erasmus è squadra molto più compatta, organizzata e convinta dei propri mezzi di quella davvero in difficoltà affrontata due anni fa. L'Italia oltretutto arriva da annate molto difficili e negative, non vince una partita del Sei Nazioni da tre anni e anche i risultati (e le prestazioni) dei test-match di preparazione alla RWC hanno mostrato poche luci e molte ombre. Vedremo.

Gli altri gironi 
Nella pool A ci sono Giappone, Irlanda, Scozia, Russia e Samoa: l'Irlanda non dovrebbe avere problemi e assieme alla Scozia è la formazione più completa e forte, ma attenzione al Giappone che quattro anni fa sgambettò a Brighton il Sudafrica. Samoa e - soprattutto - Russia sono invece uno o più scalini sotto. Il girone C e D sono quelli più complicati ma affascinanti: nel primo sono state inserite Inghilterra, Francia, Argentina, Tonga e USA mentre nel secondo si affronteranno Australia, Galles, Fiji, Georgia e Uruguay. Ricordiamo che passano solo le prime due di ogni pool, qualche eliminazione eccellente è inevitabile.

Qualche numero sul torneo 
È la prima volta che la Rugby World Cup lascia la comfort zone delle aree a grande tradizione rugbistica per essere organizzata da un paese “emergente”, in forte crescita ovale e dalle enormi possibilità economiche. Secondo diversi studi l'indotto del Mondiale giapponese dovrebbe superare i 3,5 miliardi di euro, superiore perciò anche a quello inglese di 4 anni fa, anche se proprio gli organizzatori hanno già fatto sapere che alla fine il profitto netto dovrebbe essere un po' inferiore rispetto all'ultima edizione per via di costi organizzativi più alti.  
Nel paese del Sol levante dovrebbero arrivare circa 400mila persone dall'estero per assistere alle partite, con una media di spesa che è stata calcolata attorno ai 165 euro. Per i poco meno di 2 milioni di biglietti messi in vendita sono arrivate 5 milioni di richieste, probabile perciò il sold-out in quasi tutte le gare, che - verranno giocate in 12 città.  Infine la copertura televisiva: 217 i paesi collegati per una platea di oltre 800 milioni di abitazioni.

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