Il trailer piemontese, ambassador di Salomon Italia, protagonista nella SwissAlpine Marathon a Davos
"Ho sbagliato, ho sofferto, non ho mollato: una buona lezione". Ecco, se volete capire cosa sia l'ultratrail-running affidatevi allora a queste parole di Riccardo Borgialli, emergente ultra-trailer azzurro non a caso "ambassador" di Salomon Italia. Spieghiamoci: l'errore in questione, per Riccardo, è stata una partenza sovra-ritmo, la sofferenza conseguente si è tradotta in oltre 20 chilometri con le gambe in preda ai crampi lungo sentieri di montagna tra i 1500 e i 2000 metri d'altitudine e la lezione, infine, non è stata nient'altro che un lungo ripasso di cosa sia la "resilienza" richiesta a un vero ultra-trailer.
"Ti alleni, corri, ti confronti coi migliori e progredisci. Anche quando sbagli". Lo spirito c'è, le capacità fisico-organiche pure, i margini di crescita evidenti. La corsa, quella in natura, come stile di vita: chilometri e chilometri in montagna, su sentieri più o meno tecnici, più o meno esposti, salite e discese continue (spezza-fiato le prime, spezza-gambe le seconde) rocce, fango, acqua, neve. Fatica e libertà. Sofferenza e conquista.
Riccardo Borgialli - piemontese classe '91, laureato in Economia presso l'Università di Pavia, oggi impiegato nel settore marketing in una grande azienda italiana - ha scelto di praticare questo sport che attrae sempre più appassionati dopo aver lasciato il calcio quattro anni fa: le prime gare, i primi buoni risultati, una crescita costante fino all'ingresso nel mondo Salomon come ambassador. Ruolo con il quale ha gareggiato un mese fa a Chamonix ("L'esperienza più bella sinora vissuta, la gara più entusiasmante, molto di più di altre in cui ho ottenuto risultati migliori: alla Mont Blanc Marathon mi sono trovato a correre e competere al fianco dei più grandi al mondo!") e veste con la quale si è ripresentato a Davos lo scorso week-end per la Swiss Alpine Marathon, due settimane dopo aver vinto una gara di prestigio come la Bettelmatt.
Per ora la sua distanza è quella "media" (vale a dire i 48/50 km con dislivelli che vanno dai 2500/2600 ai 3800/4000 metri) ma sulle orme del suo mentore Giulio Ornati non è detto che un giorno il chilometraggio non possa aumentare. Il trail svizzero non è andato granché bene (anche se l'ottavo posto finale non è certo da buttare via) ma per Riccardo l'appuntamento Salomon è stato soprattutto un'altra occasione per confrontarsi coi migliori della specialità: "E' stata una lezione e ne esco più forte di testa: ho voluto forzare all'inizio ma questa è una specialità che non fa sconti. E quando il fisico cede è la mente che deve sorreggerti".
Già, la testa! Fondamentale. In gara e ancor prima in allenamento, specie per chi fatica la mattina presto prima del lavoro, oppure in pausa-pranzo, e lo fa senza avere un team a sostegno e a volte senza neppure un allenatore. Da solo, con la propria passione: mente, cuore, polmoni e muscoli. "Perché lo facciamo allora? Perché è bello, perché ti fa star bene, perché ti realizza". E perché, aggiungiamo noi, il trail-running (se inteso così come fa Salomon coi suoi ambassadors) è l'occasione per mettere assieme atleti, ragazzi e ragazze, provenienti da tutto il mondo e di favorirne la crescita non solo sportiva. Come si diceva una volta... mens sana in corpore sano!
"La competitività in questo mondo è secondaria: in gara lotti per vincere, è certo, ma non è tutto. Il cronometro conta ma non è un'ossessione". Vero, non potrebbe essere altrimenti: in un mondo in cui non girano soldi e il professionismo è cosa per pochi grandissimi eletti, ciò che muove atleti come Riccardo è essenzialmente la voglia di realizzare se stessi lungo i sentieri di montagna: "Training autogeno? Yoga? Meditazione? Qualcuno ne avrà magari bisogno. Per me tutto questo è semplicemente la corsa". Certo, arrivati a livelli di eccellenza, occorre poi affinarsi: "Da quest'anno ho un allenatore (Fulvio Massa, ndr) e abbiamo programmato la stagione in maniera più calibrata".
Chilometri, sentieri e montagne con la voglia e la forza di alzare ogni volta l'asticella della fatica. Per Riccardo, insomma, puro e genuino spirito-trail.