E' il secondo per l'Italia, un'impresa dove non sono previsti né scali né assistenza
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Un secondo Vendée Globe completato per l’Italia! Martedì 4 febbraio alle 09:34, Giancarlo Pedote ha tagliato la linea del traguardo dopo 85 giorni, 20 ore e 32 minuti di regata, conquistando la 22ª posizione in classifica. Quattro anni dopo il suo ottavo posto, lo skipper di Prysmian ha affrontato un Vendée Globe più movimentato, segnato in particolare da un grave danno al timone nel Grande Sud, che ha limitato la sua sete di competizione. Rimane comunque la soddisfazione per il fiorentino di aver tagliato ancora una volta l’agognato traguardo e di aver imparato molto, sia sulla sua barca che su se stesso.
"Non si può sapere in anticipo quali sistemi meteorologici si incontreranno, né tanto meno come si evolveranno. Bisogna affrontare le cose con prudenza e attenzione." Così Giancarlo Pedote, sempre molto pragmatico, riassumeva il suo stato d’animo alla vigilia del suo secondo Vendée Globe.
Nonostante questa attitudine vigile, lo scenario della regata si è rivelato subito inaspettato per lo skipper di Prysmian. Nei primi giorni di gara, una serie di zone di bonaccia lo ha costretto a scelte tattiche estreme. Giocatore e determinato, l’esperto navigatore, 11° alla Transat Café L’Or 2023 e 16° alla Route du Rhum 2022, ha tentato un passaggio a Sud. Se per un certo periodo è riuscito a guadagnare la testa della classifica, il conto da pagare è stato alto, soprattutto considerando una lunga riparazione alla sua vela FR0 che si è aggiunta a una serie di scelte meteorologiche sfortunate. "Ho vissuto momenti migliori. Tutti i modelli degli ultimi giorni erano inaffidabili e non hanno giocato a mio favore. È stato difficile da gestire anche mentalmente," ha raccontato Pedote durante una comunicazione.
Giancarlo Pedote ha attraversato l’equatore in 27ª posizione, cercando per il resto della regata di recuperare terreno. Al Capo di Buona Speranza aveva già riguadagnato qualche posizione, ma l’Oceano Indiano lo ha subito messo alla prova. "È un ciclo infernale, come se fossi in una lavatrice gigante in modalità centrifuga continua!" ha dichiarato il velista italiano, nonostante il tentativo di rotta più a Nord per evitare il peggio. Ha poi raggiunto Jean Le Cam, Alan Roura e Isabelle Joschke, con i quali ha combattuto per diverse settimane, fino al 30 dicembre, quando la sua regata ha preso una svolta inaspettata. Un serio danno al timone sinistro lo ha costretto a trascorrere giorni a effettuare riparazioni.
Indebolito dall’avaria, lo skipper di Prysmian ha dovuto preservare la sua imbarcazione e ha scelto di rallentare prima del Capo Horn per evitare la tempesta. Ma nemmeno il simbolico passaggio del Capo, in 18ª posizione, è riuscito a dargli conforto, con Pedote che ha faticato a nascondere la frustrazione. "Non è stato un momento di relax né di gioia, a differenza di chi ha avuto condizioni ideali."
Dopo averlo messo duramente alla prova, il meteo gli ha concesso un piccolo favore, permettendogli di riagganciarsi al gruppo di testa, prima a Sud del Brasile e poi al largo delle Azzorre. Ma la sua barca, ormai affaticata, gli ha impedito di competere fino in fondo, e la frustrazione è stata palpabile per questo appassionato di competizione, che sia in mare, sott’acqua, sugli sci o sul ring, avendo praticato la boxe a livello agonistico prima di scambiare i guantoni con la cerata.
All’arrivo, è la 22ª posizione ad accoglierlo. Se da un lato c’è la gioia di aver superato tante difficoltà e di aver ritrovato i propri cari, dall’altro non c’è dubbio che il veloce italiano non si accontenterà di questo risultato.