Logo SportMediaset
In evidenza

Seguici anche su

L'ETERNO GIOVANE

Basket, il curioso caso di Bryant Dunston: "L'umiltà è la forza che spinge me e la Virtus"

A quasi 38 anni Bryant Dunston vive la sua seconda giovinezza con la Virtus Bologna. "L'umiltà è quella forza che ci fa superare le difficoltà: non dobbiamo perderla"

di Raffaele Pappadà
25 Gen 2024 - 11:28
 © IPA

© IPA

Contro la carta d'identità. Se qualcuno non conoscesse la sua data di nascita e lo vedesse in campo, difficilmente la indovinerebbe. Bryant Dunston a maggio compirà 38 anni, ma sta giocando su livelli altissimi, che gli assegnano un ruolo importante nella stagione della Virtus Bologna, sotto tutti i punti di vista. Il centro si è raccontato in un'intervista a Massimo Selleri sulle pagine de "Il Resto del Carlino". L'esperienza accumulata negli anni diventa saggezza, come testimoniano le sue parole.

"Tutta la squadra sta producendo una buona pallacanestro, stiamo giocando bene soprattutto in difesa, dove riusciamo ad adattarci in base all'avversario. Sentiamo la fiducia dell'allenatore, ognuno di noi si fida del compagno. Il segreto è aver messo insieme questi aspetti seguendo le indicazioni del coach". 

© IPA

© IPA

Il percorso della Virtus, oggi, sembra ancor più incredibile se rapportato alle difficoltà incontrate negli ultimi mesi: prima con il cambio di allenatore, poi con la situazione di Polonara. "Abbiamo fatto un passo in avanti nel momento in cui era necessario farlo. A ogni difficoltà qualcuno di noi ha messo la faccia per il bene della squadra. Siamo andati in campo prima come gruppo e solo dopo come individui. Sappiamo che i tifosi si aspettano questo da noi: giocare per la maglia, non per se stessi. E se questa è la strada che dci ha portati fino a qui, non possiamo abbandonarla proprio ora. L'errore più grande che possiamo commettere è quello di avere troppa confidenza con quello che abbiamo fatto, dobbiamo restare con i piedi per terra. L'umiltà è stata la nostra forza, deve continuare ad esserlo".

Bologna è ripartita dopo un mini-ciclo di sconfitte che poteva aprire una crisi. "Il coach e lo staff hanno fatto un importante lavoro di analisi, con una sessione di video molto lunga dove abbiamo visto i nostri errori per poi cercare di correggerli in allenamento. Ognuno di noi ha cercato di fare quello che chiamo un passo in più. Volevo arrivare per primo in palestra e, invece, c'era sempre un compagno che si stava già allenando. Ho provato a essere l'ultimo, ma c'era sempre qualcuno che si fermava più di me".

© IPA

© IPA

Non solo in campo: Dunston, anche nello spogliatoio, ha un ruolo di peso, per la considerazione che hanno di lui i suoi compagni. "I leader sono Shengelia e Belinelli, quando parlo non lo faccio mai per offendere qualcuno, ma per aiutarlo. Il nostro spogliatoio è molto aperto, tutti possono dire la loro. Con una sola regola: quello che ci diciamo deve essere costruttivo".

© IPA

© IPA

L'americano, naturalizzato armeno, ha girato il mondo nel corso della sua carriera. "Mi sento cittadino del mondo, l'importante è essere contenti nel posto in cui ci si trova. Se si riesce ad apprezzare il luogo in cui si è, si possono destinare tutte le energie alla pallacanestro. A Bologna sono contentissimo, posso fare il papà. Dopo l'allenamento vado a prendere i miei figli da scuola, mi piace quando vengono a vedermi giocare e quando posso passeggiare con loro".

Commenti (0)

Disclaimer
Inizia la discussione
0/300 caratteri