A Scafati Ale Gentile sta vivendo una nuova giovinezza: trascinatore in campo della squadra di Boniciolli, che ha vinto 6 delle ultime 8 e sogna i playoff. "Lavorare sulla testa mi ha aiutato a uscire dal periodo difficile"
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Rinascere a Scafati: sceneggiatura di Alessandro Gentile. Nuova squadra, nuovo ruolo, nuova mentalità: il risultato è un nuovo Gentile, come ha raccontato in un'intervista a "La Gazzetta dello Sport". "A Scafati sono tornato a casa, ho ritrovato le mie origini, la spinta del ragazzo del Sud che vuole emergere. Oltre a um ambiente e un presidente che mi hanno dato fiducia quando pochi lo avrebbero fatto".
Dopo mezza stagione in A-2 e il volo dalla terrazza di un centro turistico della Baleari (luglio 2022) la prospettiva sembra completamente diversa. "Tutto è cambiato, quando torno a casa, dopo l'allenamento, trovo il sorriso di mio figlio Dusan, nove mesi, ad accogliermi. Oggi sono felice".
Un cambiamento netto, che si è tradotto anche in campo. "In carriera ho sempre avuto il pallone in mano, anche se non ero il regista designato. Mi piaceva e mi piace creare per me e per i compagni. L'emergenza mi ha spinto a coprire il ruolo con più frequenza e coach Boniciolli mi vede bene quando gioco faccia a canestra, con lui ho trovato un'altra dimensione. Qualche giocata l'ho copiata dal repertorio di papà".
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Ne beneficia Scafati, che vive un gran momento: settima in classifica e con 6 vittorie nelle ultime 8. "In squadra c'è un bel clima e la consapevolezza che abbiamo grandi qualità. Il club è strutturato bene. Non mi nascondo in ottica playoff, molto dipenderà da come usciremo dalle prossime 4 gare contro le big".
A fare la differenza, a livello personale, è stato anche il lavoro che ha fatto su se stesso. "Il periodo difficile, la depressione e l'ansia, sono alle spalle. Molto merito va al programma di training autogeno e meditazione che sto seguendo da un paio d'anni con una psicologa dello sport. Le mie prestazioni sono migliorate, tutto parte dalla testa".
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Impossibile non aprire il cassetto dei ricordi e proiettarsi a quello del futuro. "Il primo scudetto vinto a Milano, nel 2014, fu un trionfo bellissimo, ricordando quello di papà Nando sempre con l'Olimpia. Sulla Nazionale bisogna chiedere al Poz, le ultime convocazioni non aprono spiragli e c'è un gruppo consolidato che merita di andare avanti. Il mio compito è mettere in difficoltà il c.t. perchè una voglia azzurra, piccola piccola, ce l'ho ancora. Ma le priorità che ho in testa sono mio figlio e Scafati".