Il campione dei Golden State Warriors: "Stiamo rivoluzionando il gioco del basket"
Novanta minuti di ritardo si concedono solo ad una bella ragazza al primo appuntamento. O, anche, al più forte giocatore di basket del mondo. Steph Curry si palesa al telefono in una call conference organizzata da Nba con giornalisti di tutto il mondo un'ora e mezza in ritardo. Tutto perdonato. La notte precedente, con i suoi Golden State Warriors, aveva appena riscritto la storia del basket americano, collezionando il 16esimo successo consecutivo dall'inizio della stagione. Nella chiacchierata con la stampa ha parlato del momento della sua squadra, del suo futuro nel basket e... di Leo Messi.
Tu e i tuoi compagni in particolare state cambiando la storia dell'Nba, ma state cambiando anche quella del gioco per il modo in cui giocate?
"Il modo in cui giochiamo è semplicemente quello nel quale ci troviamo meglio e ci sentiamo a nostro agio, ci permette di vincere. Vero, è molto orientato sui tiri dal perimetro. Tanti lo chiamano "small ball", ma sono sicuro che anche in passato si è giocato così, semplicemente la nostra efficienza e le nostre vittorie lo stanno esaltando e tutti ci guardano".
Quanti meriti ha il vostro coach Luke Walton (head coach ad interim) riguardo al record che avete riscritto (16-0)?
"Tanti. Abbiamo una grande "chimica" in campo, tutti fanno la propria parte. Stiamo cercando di migliorare il nostro livello rispetto alla passata stagione".
Puntate al record di 33 successi consecutivi dei Lakers?
"Penso di essere quello che ne ha parlato di più in squadra, perché conosco la storia e so quanto è stato difficile realizzare quella striscia di successi. Non sarà un problema se non ci riusciremo. Ci sono tante squadre piene di talento che ti possono battere, ne riparleremo semmai quando saremo a 30 successi consecutivi".
Quanto è importante la tua famiglia nei tuoi successi?
"È la parte più consistente della mia vita. Non importa quanto giochi bene, loro mi supportano. Soprattutto mia moglie: con il calendario che abbiamo, con i viaggi che faccio, con il tempo che passo in palestra... Lei ha una grande responsabilità con i nostri due bambini. Ma sono sacrifici che vengono fatti in prospettiva, come li ha fatti mio padre per 16 anni in Nba. C'è più del basket nella vita".
Tu e LeBron siete come Messi e Cristiano Ronaldo. Tu sei il Messi del basket o Messi è il Curry del calcio?
"Non saprei, è come dire se è nato prima l'uovo o la gallina. Entrambi abbiamo uno stile di gioco creativo. Io provo a fare qualche numero con entrambe le mani, eseguo dei crossover e faccio certi movimenti creativi. Ed è esattamente lo stile che ha Messi quando è in campo. Amo guardarlo, sono un suo grande fan. Ogni volta che tocca la palla può succedere qualcosa, è speciale ammirarlo alla tv, quando gioca resto incollato a guardarlo".
Alle Olimpiadi giocherai insieme a Lebron. Come sarà?
"Sono entusiasta di partecipare alle Olimpiadi di Rio. È un sogno che si avvera. È bello rappresentare il mio paese, giocare con altri campioni dell'Nba: sarà divertente. Spero di vincere l'anello, riposarmi tre settimane e poi buttarmi nell'esperienza olimpica".
Ti consideri un perfezionista?
Sì, di sicuro. So di non essere perfetto in campo, nemmeno nella vita. Ma cerco di tenermi ad un alto livello. A volte ho ottime statistiche per quanto riguarda i tiri e gli assist, ma la prima cosa che guardo al termine di un match sono le palle perse. Non mi interessa quanto bene ho giocato, guardo subito quella cosa, che devo migliorare. Posso fare anche 50 punti ma se ho più di tre palle perse, e sono brutte palle perse, mi arrabbio.
Le vostre doti fisiche sono quasi da persone "normali"...
"È tutta una questione di abilità. Io non sono un gigante, sono alto 192 cm e peso 84 kg bagnato fradicio. Devo essere più abile di quelli più alti di me, facendo cose differenti sul terreno di gioco. Devo essere capace di dribblare con due mani, tirare da diverse posizioni. E lo stiamo dimostrando tutti nella nostra squadra, ogni notte, con la nostra "small-ball tenacity". C'è possibilità di giocare a basket anche per i piccoletti, insomma".