Il 24enne argentino sa fare tutto: non è solo un difensore straordinario, ha anche molte soluzioni offensive. Per Messina è un punto fermo
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Ci ha messo qualche minuto persino lui, Leandro Bolmaro, prima di mettere in mostra la reale versione di sé nella serata del PalaLeonessa A2A. Sono stati del classe 2000 di Las Varillas i primi appoggi non contestati, i primi "rigori a porta vuota" sbagliati dall'EA7 Emporio Armani Milano: fino al 18-6 di Burnell in contropiede, nel primo anticipo del 22° turno di LBA c'è stata una sola squadra sul parquet, ed è stata la Germani Brescia.
Quando anche Nikola Ivanovic, play d'ordine ma certamente non un fulmine di guerra, brucia Bolmaro dal palleggio, sono tornati alla mente i primi possessi del 4Q di Belgrado: appena 48 ore prima si era già vista tutta la sofferenza dell'ex Barcellona e Bayern, condizionato da una spalla destra non al meglio, nel resistere per tutti i minuti sul parquet con avversari di massimo livello. Come contro la Stella Rossa, però, è in questi momenti che si è più percepita la durezza e la faccia tosta di Milano: contro la capolista di coach Poeta, se possibile, la rimonta (73-79 il finale) è stata ancor più significativa.
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Lo stoico Mirotic a riposo, preservato per la prima delle 5 sfide decisive di Eurolega a Parigi (mercoledì 18, Adidas Arena, ore 20.30), Caruso e Diop con problemi di falli sin dal 1Q: se la rotazione dei lunghi di Messina ha giovato dell'apporto di Pippo Ricci, a Bolmaro è toccato assumersi parte del carico offensivo solitamente destinato a Niko. Non solo la combo guard argentina l'ha fatto (11 tentativi dal campo, massimo in canotta biancorossa considerando Supercoppa, LBA, Frecciarossa Final Eight ed Eurolega), ma lo ha fatto in maniera efficiente: 16 punti (6/9 da 2, 1/2 da 3, 1/2 ai liberi), 4 rimbalzi, 3 falli subiti, +12 di +/- in 26'.
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Tagli sulla linea di fondo, manifestando come alle avversarie di Milano in LBA basti avere un solo elemento non al massimo delle proprie possibilità (Dowe) per essere punito; sugli scarichi di Mannion dal mezzo angolo, sfruttando i ritardi negli aiuti di Brescia sulle penetrazioni dell'Olimpia; 3 canestri in sospensione dalla media, statisticamente e tecnicamente i più "difficili" da eseguire, l'ultimo e più pesante dei quali (71-73) cadendo a sinistra e staccando la mano esterna al momento del rilascio. Non solo volume, nella partita offensiva di Bolmaro, ma anche qualità e varietà.
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La struttura ideale con cui coach Messina aveva immaginato l'Olimpia di quest'anno non prevedeva esattamente che Bolmaro prendesse questi tiri, tenendo conto dell'enorme lavoro fatto in difesa sui più forti attaccanti avversari (le 3 letture sbagliate da Ivanovic nel finale hanno lo zampino della pressione costante sulla palla di Bolmaro). Ma la stagione biancorossa questo sta richiedendo: continui adattamenti, equilibri sempre nuovi da trovare. Farlo con Leandro Bolmaro, però, è molto più facile.
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