Se la Virtus Bologna continua a vivere un incubo è merito dei due americani: i 37 punti in coppia esaltano coach Christian e il popolo giuliano
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Nella vittoria dell'andata (15 dicembre 2024), quando la Pallacanestro Trieste aveva violato la Segafredo Arena (70-78), Denzel Valentine si era fatto espellere per un doppio fallo tecnico a inizio 2° quarto e Markel Brown era a referto ma solo per onor di firma, a causa di un'iperestensione al ginocchio destro non ancora smaltita. Nell'85-78 con cui la squadra di Christian ha aperto il 23° turno di LBA - per la Virtus Segafredo Bologna, 4ª sconfitta consecutive tra Serie A ed Eurolega -, le guardie giuliane si sono riscattate con tanto di interessi.
A 7 giorni dal -43 incassato a Trapani, il gruppo di coach Christian ha trovato più risorse e più energia di una Virtus parsa svuotata, dalla palla a due in tutti i suoi "gregari" e alla lunga anche da Pajola-Shengelia-Clyburn, per quasi 3 quarti degni del proprio status. Proprio nel secondo momento in cui Trieste ha messo il muso davanti (46-45: il primo era stato sul 10-9 a inizio gara), alla costante presenza di Brown si sono aggiunti anche tutti i lati positivi di avere un genio imprevedibile come Valentine.
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A fine gara saranno 18 punti (6/14 dal campo, 4/4 ai liberi), 7 rimbalzi e 9 falli subiti, 23 di valutazione in 29' per Brown, 17 punti (5/9 da 3), 5 rimbalzi, 4 assist, 2 palle recuperate e 4 palle perse in 30' per Valentine. Il primo, fondamentale per togliere dalla partita Cordinier (2° fallo, commesso nella prima metà del 1Q, e 3° fischio a sfavore del francese, in apertura del 3° parziale, sono arrivati per movimenti lontano dalla palla dell'ex Napoli), è stato l'unico a pareggiare l'intensità virtussina dei primi minuti - 7 punti dei primi 10 dei giuliani sono suoi -, evitando che Trieste naufragasse di fronte al talento di Clyburn e Shengelia; il secondo, con tanti compiti di regia vista l'assenza di Ross e Reyes, si è confermato il più grande "intrattenitore" della Serie A.
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La bellezza di un sistema come quello costruito da Trieste risiede nell'accoppiare profili solidi come Brown a variabili impazzite come Valentine: impossibile sostenere altrimenti un creatore come l'ex Olimpia Milano, capace di alternare 4 palle perse e 3 triple da almeno 8 metri negli ultimi 10', senza che un singolo errore grossolano condizioni la fiducia nel possesso successivo o che una giocata straordinaria diventi garanzia di continuità per l'attacco che verrà.
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Si sa che il mese di marzo, soprattutto per cestisti americani formatisi al college, non è un mese come gli altri. Markel Brown, nel quadriennio vissuto a Oklahoma State, è arrivato 3 volte a giocare una partita della March Madness, fase finale del torneo NCAA (2010, 2013, 2014), senza però mai superare un turno; decisamente meglio è andata a Denzel Valentine (Final 4 2015, Elite Eight 2014, Sweet Sixteen 2012 e 2013), nella Michigan State di Tom Izzo. Non un caso, quindi, che proprio a marzo i due abbiano guidato la squadra dallo stile più "americano" d'Italia a un doppio "pazzo" parziale (11-0 a cavallo tra 3Q e 4Q, 15-0 nella seconda metà del 4Q) per superare una delle 4 capolista. Anche a Trieste, soprattutto grazie a Markel Brown e Denzel Valentine, è arrivata la follia di marzo.