Il commento del coach sulla vittoria della Reyer
La Reyer UMANA Venezia ha vinto la Coppa Italia, con grandi meriti, battendo tre eccellenti squadre nel suo cammino. Chiaro che nessuna delle partite è stata facile: 82-81 dopo un supplementare contro la Virtus Segafredo Bologna nel quarti di finale; 67-63 dopo una rimonta da -12 contro l’Olimpia A/X Milano in semifinale; 73-67, dopo avere respinto diversi tentativi di rimonta, contro la Happy Casa NBB Brindisi nella finale. Insomma, hanno vinto tre puntate di Survivor. Ed hanno vinto con eroi diversi in ogni partita, un segno che il quintetto base è forte ma anche che hanno risorse notevoli in panchina.
Tutte le tre partite hanno fatto vedere quanta tensione c’era. Quando mai abbiamo visto Milos Teodosic della Virtus Bologna sbagliare dei tiri liberi? Mai. Invece contro la Reyer è successo. Quando mai abbiamo visto Vlado Micov dell’Olimpia Milano sbagliare due tiri liberi su due? Mai. Invece contro la Reyer è successo. Sia chiaro, anche quelli di Venezia hanno avuto lo stesso problema: quando mai rivedremo un cecchino micidiale come George Bramos sbagliare tre tiri liberi su tre? Mai. Invece contro l’Olimpia è successo. Queste situazioni di stress sono una realtà in un torneo ad eliminazione diretta, come in una bella in una serie playoff.
Prima della finale, molti davano Brindisi come favorita. Perché no? Avevano dimostrato un atletismo e una versatilità notevoli nelle loro prime due partite, battendo Dinamo Sassari e Fortitudo Bologna. Ma, nella finale, hanno avuto un inizio di partita tragico per quanto riguarda il tiro. Hanno sbagliato da tre, da due, dalla linea di tiro libero. Per questo, sono partiti sotto di -13 subito (2-15). Poi, hanno fatto una lunga e lenta rimonta per arrivare a giocare quasi per il pareggio. Ma, in una partita secca, uscire da un buco così profondo non è mai facile. Si comincia a pressare, a forzare tiri e giochi, e allora paghi con errori di ogni tipo.
Con questo trionfo, la Reyer Venezia mette una Coppa importante nella sua bacheca. Merito, certo, del proprietario Luigi Brugnaro, del Presidente e GM Federico Casarin e del Coach Walter De Raffaele con il suo staff. Dare il mio MVP personale ad un solo giocatore è difficile. Mitchell Watt è la mia scelta per rendimento in ognuna delle tre gare. Ma come non menzionare Stefano Tonut, un killer che mi ricorda Roberto Premier? O il piccolo-grande play, Andrea De Nicolao? O il tuttofare Jeremy Chappell? Oppure l’asso nella manica che viene dalla panchina, Austin Daye? Come tutti sanno: si vince in cinque. Ecco, questo è stato il segreto della Reyer.