Il derby Panathinaikos-Olympiacos, lo status del Real Madrid, le ambizioni di Olimpia e Virtus: la nostra griglia di partenza
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Alle 18.45 di mercoledì 3 ottobre saranno i campioni del Panathinaikos, nella stessa Uber Arena di Berlino che ha visto il trionfo dei Greens nel maggio scorso, a inaugurare l'Eurolega 2024/25. A pochi giorni dal via, è arrivato il momento di stilare il teorico power ranking: come si presentano ai nastri di partenza le contendenti alla Final 4, chi ambisce almeno al Play-In e chi avrà poco da dire a livello di classifica?
1 - OLYMPIACOS
Le due trasferte a Istanbul e la sfide casalinghe con Olimpia Milano, Real Madrid e Barcellona, il derby col Pana a OAKA: le prime 8 uscite in Eurolega dovrebbero già restituire una fedele cartina di tornasole della solidità del roster di Bartzokas. Se il recente passato ha però insegnato qualcosa è che l’Olympiacos, a prescindere da picchi di talento tra l’alto e l’altissimo, ha costituito un sistema talmente collaudato da risultare una macchina da regular season. Se gli unici nèi della rosa biancorossa erano storicamente rappresentati dalla limitata disponibilità di creatori dal palleggio, le acquisizioni estive (Vildoza, Evans quando rientrerà, Dorsey e Fournier) dovrebbero tranquillamente ovviare alla lacuna. Il reparto lunghi ha tutto per sopperire internamente all’assenza iniziale di Fall e Milutinov.
Ah, giusto: è tornato l’MVP dell’Eurolega 2023. Gli stimoli e le motivazioni di Sasha Vezenkov collimano come non mai con quelle di tutto il Pireo. Che l’Eurolega 2024/25 sia quella giusta per tornare ad alzare il trofeo, facendogli fare il più breve tragitto possibile e non facendogli fare nemmeno fare il trasloco da Atene?
2 - PANATHINAIKOS
Difficile vincere, ancora più difficile confermarsi? Un po’ meno, se al Panathinaikos campione in carica di Euroleague si aggiungono Lorenzo Brown e i due turchi fino a qualche settimana fa più forti al di fuori di Eurolega. Le aggiunte di Yurtseven e Osman, più che dello stretto rapporto di fiducia costruito con coach Ataman, parlano della gestione ai limiti della follia del presidente Giannakopoulos nel continuo botta&risposta coi cugini dell’Olympiacos.
I risultati hanno dato fino a oggi ragione al presidente dei Greens, con investimenti plurimilionari sconosciuti alla storia recente di Eurolega supportati dal trofeo alzato a Berlino: le certezze trovate nel percorso dell’ultimo torneo serviranno a regolare uno standard assai arduo da mantenere o un’ulteriore motivazione per dimostrarsi i più forti?
3 - FENERBAHCE
La conferma del solo Sanli rispetto al pacchetto lunghi che ha raggiunto l’ultima Final 4 non deve ingannare, anzi: rinunciando anche al regista dell’ultima porzione di stagione (Calathes, volato nel Principato), la fisionomia tra ali e centri del roster di Jasikevicius doveva per forza di cose mutare forma. Farlo con l'inserimento di Khem Birch, Bonzie Colson, il cavallo di ritorno Melli e persino Boban Marjanovic regala però una versatilità seconda a nessuno, con almeno 4 giocatori a roster impiegabili su più posizioni.
La permanenza del recordman Hayes-Davis (50 punti in singola partita, nel finale della scorsa stagione contro l'ALBA Berlino) nonostante le sirene NBA ha fatto passare quasi in secondo piano, anche per la lunghezza della trattativa, l’arrivo sul Bosforo di Wade Baldwin IV: sulla coesistenza dell’ex Maccabi con altre guardie tendenti più alla realizzazione che alla creazione per altri (Wilbekin e Zagars su tutti) si giocheranno le prospettive di Final 4 del Fener, dando per scontato l’accesso dei gialloblu ai playoff. In più, aggiungere un altro collante difensivo come Devon Hall al roster permette a Jasikevicius di schierare diversi quintetti diabolici nella propria metà campo.
4 - REAL MADRID
I dubbi sulla tenuta fisica di Usman Garuba sembrava potessero accelerare la pratica per un altro ritorno alla Casa Blanca in posizione di ala, quello di Juancho Hernangomez, tamponando così una necessità in primis numerica: la sconfitta in Supercoppa contro Malaga ha sottolineato una rosa assai meno profonda rispetto alla scorsa stagione, ma non per questo priva di picchi elevatissimi.
Il ritiro di Chacho e Rudy e la partenza estiva di Causeur ha portato a un inevitabile ringiovanimento del reparto guardie, sempre più terreno di caccia delle visioni di Campazzo e con giocatori più “specialisti” a completare le rotazioni come il difensore Feliz e lo scorer Rathan-Mayes.
Il restyling dei lunghi non ha svecchiato il pacchetto ma ne ha aumentato versatilità e profondità (Ibaka e Garuba permettono di poter difendere e attaccare in maniera meno “monotematica” rispetto alle caratteristiche di Tavares e del fu Poirier). È però in ala che, con la conferma milionaria di Hezonja a concludere la telenovela dell’estate, i Blancos hanno ribadito il proprio status nel panorama di Eurolega: anche senza magari toccare le vette di onnipotenza del 2023/24 sino a metà partita della finale col Panathinaikos, escludere la squadra di Chus Mateo dalle prime file della griglia è impossibile. A patto di aggiungere un paio di elementi al roster (il 4/5 sopracitato e uno specialista al tiro tra gli esterni?) per pareggiare i 15/16 uomini a disposizione delle greche e di altre top della competizione.
5 - AS MONACO
Il mancato rinnovo di contratto di John Brown III è stato solamente l’ultimo tassello della mutazione del Monaco dell’estate 2024: l’arrivo nel Roca Team della coppia di greci ex Fener Calathes (nemesi dell’attuale compagno di reparto Mike James)-Papagiannis vuole ricreare un’intesa affinata in anni tra Eurolega e nazionale, Korkmaz cercherà di garantire lo stesso impatto realizzativo sul perimetro dell'ex Loyd. Ma è soprattutto nello spot di 4 che si misureranno le ambizioni monegasche.
Da profili fisici e interni, il roster nelle mani di Obradovic annovera un profilo decisamente più perimetrale come Vitto Brown: dall’impatto suo e, in misura minore, di Juhann Begarin alla prima stagione in carriera in Eurolega, dipenderanno le alternative valide in caso di una serata annebbiata di James. Problemi che si porranno tra playoff ed eventuali Final 4, mentre per la regular season il livello minimo è comunque altissimo.
6 - BARCELLONA
Nonostante le dichiarazioni della dirigenza sembrino sempre annunciare un’imminente spending review, nell’ottica di salvare i conti blaugrana, anche l’estate 2024 ha confermato la volontà del Barcellona di competere ai massimi livelli di Eurolega. Ancora più playmaking con Núñez, strappato al ritorno al Real ma in odore di passaggio nel breve in NBA qualora le aspettative venissero rispettate; ancora più taglia sul perimetro con Justin Anderson e Chimezie Metu e nei pressi del ferro con Youssuopha Fall. Soprattutto, ancora più capacità realizzative a giochi rotti con Kevin Punter, che andrà a ricoprire un ruolo nelle gerarchie meno dominante rispetto a quello avuto al Partizan e più simile al primus inter pares conosciuto a Milano.
Cosa fa pensare a un Barça un gradino sotto l’élite di Eurolega? La carta d’identità di cardini come Satoransky, Laprovittola, Abrines e Vesely, per i quali un solo anno in più conta più che per un ventenne; soprattutto, l’aderenza di un coach che ha saputo meravigliare l’Eurolega a Baskonia con una pallacanestro completamente diversa rispetto a quella che il roster del Barcellona sembra suggerire. Palla (e lavagna) quindi a coach Peñarroya: se dovessero essere playoff senza passare dal Play-In, il merito sarà principalmente suo. Intanto, almeno nel tour cinese di agosto/settembre, ha trovato ampio spazio in rotazione anche Dame Sarr, 2006 di Oderzo: che possa trovare minuti anche in Eurolega?
7 - ANADOLU EFES
Due mancati accessi consecutivi ai playoff hanno ridimensionato le aspettative dell’Anadolu Efes? A giudicare dai movimenti estivi, si direbbe di no. Recisi alcuni dei legami col vincente passato, vedasi Will Clyburn e Tibor Pleiss, i cambiamenti del roster di coach Mijatovic si sono concentrati tra ali e centri. Confermati in blocco gli esterni (attenzione agli acciacchi di Shane Larkin, che ha terminato anzitempo la prestagione: stop più frequenti del play potrebbero costare un posto in postseason), i 4 volti nuovi in casa turca promettono un impatto immediato e tutt’altro che silenzioso.
L’esperienza in Eurolega di Smits e Poirier e la dose di atletismo dei rookie Johnson e Nwora rendono l’Efes una delle squadre potenzialmente con più tonnellaggio sul parquet, costringendo gli avversari ad adattarsi alla stazza dei biancoblu. Con tutta la creazione demandata a Larkin e Darius Thompson, chiamato a una stagione di ripresa dopo le difficoltà del primo anno, la coperta potrebbe però risultare troppo corta per vivere ai piani altissimi.
8 - OLIMPIA MILANO
È forse arrivata la guardia creatrice in grado di decidere da sola le partite? Dalla coppia Bolmaro-Dimitrijevic, Milano e Messina potranno trovare a turno cosa serve di più in cabina di regia. Anche il reparto lunghi, che passa da un professore del gioco come Melli a un atleta con pochissimi eguali in Europa come Nebo, avrà dinamiche differenti. La presenza di un leader come Causeur, un tiratore che si preannuncia d’élite come Brooks e il ritorno da veterano da impiegare nei momenti più “sporchi” come LeDay sono aggiunte di assoluto valore, così come i kg e i cm di Diop e McCormack per tenere alta l’intensità dalla panchina.
Ciò che non è cambiato, per fortuna e lungimiranza dell’Olimpia, è l’asse portante in termini realizzativi: il 2023/24 in crescendo di Mirotic e il precampionato di Shields hanno riconfermato come le fortune di Milano passino da loro due. Final 4 2021 e playoff 2022 non distano un’era, il fresco ricordo potrebbe fornire ulteriori stimoli per raggiungere nuovamente quei traguardi.
9 - PARTIZAN BELGRADO
14 volti nuovi su 15 del roster, con l’unico elemento di continuità tutt’altro che centrale nelle dinamiche di rotazione (Koprivica). Con solo le amichevoli prestagionali, tra cui le vittorie siciliane con Tortona e Trapani, è impossibile giudicare realmente dove potrà ambire un roster che unisce veterani della competizione (Iffe Lundberg, Bonga, capitan Marinkovic, Brandon Davies), giocatori già pienamente formati ma alla prima esperienza in Europa (Ntilikina, Carlik Jones, Duane Washington Jr., Pokusevski, Isiaha Mike) o con appena un anno di Eurolega nel curriculum (Sterling Brown e Tyrique Jones).
Tutta la fiducia che si può concedere al Partizan risiede in coach Obradovic, che dal ritorno a Belgrado più che mai ha dimostrato di adattarsi a roster meno cerebrali del solito. Non esistendo quindi squadre “inadatte” al pensiero cestistico di Zeljko, escludere a priori i Grobari dalla contesa playoff è inconcepibile.
10 - VIRTUS BOLOGNA
6 rookies, per una squadra che ambisce a confermare quantomeno il raggiungimento del Play-in del 2023/24, non sono un accorgimento banale. Se però l’uscita al turno decisivo col Baskonia è stata l’infelice conclusione di un percorso iniziato nel migliore dei modi, la voce in capitolo di Luca Banchi in sede di mercato e una preparazione estiva gestita totalmente dal coach grossetano potrebbero garantire alla Virtus una costanza più prolungata di quella vissuta, anche per colpa di tanti infortuni accumulatisi nel momento topico, l’anno scorso.
Lo step di crescita di Cordinier, la leadership tecnica di Clyburn e l’imprevedibilità di Morgan sul perimetro potrebbero rappresentare le giuste variabili per una squadra che, però, rischia di vivere equilibri troppo fragili sotto canestro. Se dovesse aggiungersi un lungo come, stando al nome più menzionato nelgi ultimi giorni, Jordan Bell, allora le V Nere potrebbero avere quella costante fisicità che tanto avrebbe fatto comodo nel 2023/24.
11 - BASKONIA
Da sempre una delle squadre da seguire con maggiore piacere dell’intera Eurolega, il Baskonia 2024/25 terrà fede alla tradizione. L’arrivo a sorpresa di Pablo Laso sulla panchina basca aggiunge un ulteriore elemento di interesse: come si integrerà un coach abituato a impiegare maggiori uomini possibile in rotazione con uno dei roster più “corti” della competizione (senza infortuni, i 10 di riferimento comprendono anche Sander Raieste, Khalifa Diop e un rookie come Trent Forrest…)?
Rispetto ai pensieri di inizio stagione, tuttavia, a Vitoria si è abituati ad andare (tanto o poco) oltre le aspettative: non stupiamoci se, al termine della regular season, Markus Howard riceverà il premio di MVP della competizione e uno tra Timothé Luwawu-Cabarrot e Chima Moneke quello (non ancora inventato) di giocatore più migliorato.
12 - ZALGIRIS KAUNAS
Ogni anno lo Zalgiris non sembra poter replicare la crescita di rendimento e di livello mostrate l’anno prima, ogni anno a Kaunas si vive un’atmosfera talmente pura ed entusiasta da elevare risultati e prestazioni dei biancoverdi. Un roster per la prima volta costruito con e per Andrea Trinchieri ricalca perfettamente il percorso comune del coach milanese e dei lituani: giocatori con lampi di potenziale ancora inespresso sul lungo periodo, bisognosi del contesto per potersi stabilizzare e ambire a contratti e compagni futuri di un livello ancora superiore.
Il ritorno di Brazdeikis rischia di tarpare le ali a Wallace e Syrvidis, tra i migliori frutti colti dall’ultima EuroCup, e non è detto che Francisco possa replicare le prestazioni totali di Keenan Evans. P.S.: Barcellona, Olympiacos, le italiane e Maccabi per iniziare la stagione: non il meno turbolento dei decolli possibili…
13 - MACCABI TEL AVIV
Alla seconda Eurolega consecutiva ospite nella “casa” del Pionir di Belgrado, tutto fa pensare che il Maccabi possa non ripetere lo stesso exploit della scorsa stagione. La partenza in blocco degli stranieri dell’ultima annata (Brown-Baldwin-Webb-Colson-Nebo) era sì preventivata, ma non per questo sarà meno dolorosa: le sostituzioni sono un mix tra profili già testati per l’alta Eurolega (Jokubaitis dal Barcellona e Loyd dal Monaco) e parziali incognite per questi palcoscenici: se Levi Randolph e Hoard arrivano da contesti “simili” come Gerusalemme e i cugini dell’Hapoel, sarà il sudsudanese Wenyen Gabriel a settare l’asticella degli israeliani.
Centro più mobile sui 28 metri rispetto al milanese Nebo ma senza gli stessi picchi atletici, l’ex compagno di LeBron è alla prima esperienza in Europa: se Kattash riuscisse a lavorare come fatto con altri elementi rigettati dal sistema NBA, allora anche il Maccabi è da includere nel gruppo in lizza per un posto ai playoff. Magari non già da questa Eurolega, considerato anche l'infortunio che terrà fuori l'ex Lakers per le prime uscite stagionali.
14 - STELLA ROSSA
Il roster della Stella Rossa sembra già oggi molto più funzionale rispetto a quello della palla a due dell’Eurolega 2023/24. Un play meno accentratore come Miller-McIntyre potrebbe rendere più sostenibili le variazioni sul tema di Teodosic e dos Santos; un esterno in grado di prendere in consegna il miglior attaccante avversario come Dobric potrebbe “nascondere” un realizzatore seriale come Canaan e massimizzarne il potenziale nella metà campo che conta; l’impatto sui 28 metri di Nikola Kalinic ben si adatta alle caratteristiche degli altri 4 a roster, tutti accoppiabili all’ex Fener e Barcellona ma nessuno autosufficiente in attacco.
A mancare è un centro capace di trasformare Bolomboy da titolare in cambio di lusso con limitato minutaggio, ma la bravura di coach Sfairopoulos di creare un sistema difensivo adattabile ai diversi elementi a disposizione potrebbe comunque sopperire. Dal 2015/16 i belgradesi non raggiungono i playoff, e nelle ultime due stagioni hanno visto sempre il Partizan davanti a sé in classifica: non dovrebbero essere impulsi sufficienti a ristabilire l’ordine cittadino, ma può essere la scintilla per animare una stagione di Eurolega che si preannuncia lontana dal gruppo di testa.
15 - BAYERN MONACO
La separazione dopo solo una stagione da coach Laso avrebbe potuto spalancare il vuoto sotto i piedi del Bayern, in procinto di inaugurare la splendida arena a Monaco e con una guida tecnica di assoluto livello. L’inizio di mercato senza l’annuncio di un coach per la stagione successiva, con Oscar da Silva e Yebo a compensare in parte l’addio di Bonga, non ha contribuito ad aumentare l’attesa.
Poi, il mese di agosto: gli annunci di Madar, coach Herbert e l’accoppiata di ex Olimpia Napier-Voigtmann ha riportato i riflettori sulla Baviera. Improbabile che la guida dell’oro mondiale tedesco nel 2023 possa replicare immediatamente il sistema dalle responsabilità condivise creato con la Mannschaft, soprattutto per la mancanza di un creatore con stazza. Real, Panathinaikos e trasferta alla Stark Arena di Belgrado non è il trittico migliore per trovare subito certezze, ma quella del Bayern è una lunga rincorsa.
16 - PARIS BASKETBALL
In un’Eurolega sempre più dominata dalle guardie, la coppia di Parigi potrebbe regalare spunti memorabili già nella stagione di esordio nella competizione: Shorts-Hifi hanno il talento per sopperire offensivamente a una taglia di gran lunga inferiore alla media, che potrebbe presentare il conto nell’altra metà campo.
Le aggiunte di Lo, Ouattara, Hommes e Hayes sopperiscono solo in parte all’inesperienza che circonda il contesto parigino, figlio anche dell’avvicendamento tra Tuomas Iisalo e Thiago Splitter in panchina. Il potenziale c’è, ma al momento prevale il beneficio del dubbio. Ma non per questo la sola freschezza dei capitolini porterà risultati peggiori di un’altra squadra francese…
17 - ASVEL VILLERURBANNE
Trasferta col Maccabi sul “neutro” di Belgrado, esordio casalingo con la Virtus, le successive due a Berlino e in casa col Baskonia. Non potevano esserci inizi di Eurolega troppo più morbidi per l’ASVEL, ma le prospettive per i lionesi del presidente Parker non sono per questo più rosee. Del fantomatico sviluppo dei giovani a roster, casus belli a dire della dirigenza dell’allontanamento di Gianmarco Pozzecco durante l’ultima stagione: la permanenza in Francia del 20enne Ajinca (comunque già selezionato al Draft NBA da Dallas con la #51) è l’unico segnale in tal senso dell’estate bianconera che, nella realtà dei fatti, ha preferito consolidare una struttura già esperta.
La prima stagione di Poupet come capo allenatore dalla palla a due d’esordio non presenta ambizioni diverse dal passato: la curiosità dell’impatto in Eurolega del figliol prodigo Maledon e di Schofield non dovrebbero ribaltare le gerarchie sul fondo di Eurolega. Sarebbero da preparare i fazzoletti per salutare la grandissima carriera di Nando De Colo, ma l’estensione contrattuale del play francese rischia di diluire perfino quel momento.
18 - ALBA BERLINO
La presa di Trevion Williams, conteso in estate da mezza Eurolega (Virtus Bologna compresa), è simbolo delle linee programmatiche che caratterizzano il progetto berlinese dal suo arrivo in EL: ricerca e sviluppo di profili ritenuti non adatti nell’immediato per competere ai massimi livelli del torneo ma che, con la giusta dose di tempo ed errori, possono ambire a farlo nel medio termine. Il fatto che quella del prodotto di Purdue sia una delle uniche due (l’altra è McDowell-White dalla Nuova Zelanda) dell’estate dell’ALBA non rende però i gialloblù un roster, sulla carta, superiori ad altri.
Un occhio di riguardo, sperando in una stagione finalmente libera da infortuni, di Spagnolo e Procida: i due azzurri potrebbero essere IL motivo per continuare a seguire la squadra di Gonzalez.