Il francese ex Real Madrid racconta i primi mesi con l'Olimpia: "La sconfitta con l'Alba durissima da superare, con il Maccabi è decisiva"
di Raffaele Pappadà© IPA
Ricominciare a 37 anni, dopo il lungo e plurivittorioso percorso con il Real Madrid. Fabien Causeur si è raccontato in un'intervista di Luca Chiabotti pubblicata dall'edizione milanese de La Repubblica. Il francese ha capito alla perfezione la situazione e il contesto di Milano, mettendo la sua esperienza al servizio della crescita della squadra.
"Chi arriva, capisce che è stato scelto per aiutare il team, non per essere il risolutore. Credo che Milano con Shields, il ritorno di LeDay e la presenza di Mirotic, voglia costruire qualcosa. Bolmaro, Dimitrijevic e Mannion sono ragazzi di grande talento e, a parte Leandro, hanno relativa esperienza in Europa. Penso di essere la persona giusta per aiutarli a crescere, ho giocato al fianco di guardie straordinarie nella mia carriera. Abbiamo bisogno di loro, il gioco nasce da lì".
Mestiere di facilitatore ed equilibratore che si rivela fondamentale in un percorso che fin qui è stato segnato dall'alternarsi di momenti esaltanti e grandi cadute.
"Il nostro problema è la consistenza, troppi alti e bassi. Nelle ultime settimane sta andando meglio, anche se sconfitte come quelle con l'Alba sono state durissime da superare. Serve un approccio alle gare meno nervoso, la responsabilità non deve trasformarsi in ansia. Abbiamo fatto passi falsi, ma battuto squadre come Real e Parigi. Tutto può ancora succedere, la sfida col Maccabi è cruciale".
Col Real ha vinto due volte l'Eurolega, di cui quella del 2018 da dominatore, ma in estate ha anche pensato di smettere.
"I sette anni al Real Madrid sono stati enormi. Quando mi hanno detto che non mi avrebbero confermato, ho avuto bisogno di un po' di tempo per digerire la notizia e, per un attimo, ho pensato di ritirarmi. Ma sentivo che non avrei dovuto, amo troppo la pallacanestro e il mio fisico mi diceva che avrei potuto ancora giocare una o due stagioni ad alto livello. Un paio di settimane dopo è arrivata la chiamata di Milano: l'Olimpia è una squadra nella quale mi sarebbe sempre piaciuto giocare, mi mancava un'esperienza in Italia e ho accettato con grande entusiasmo. È stato come chiudere un grande libro e iniziare a leggerne uno nuovo".
A spingerlo sono le motivazioni, fondamentali per vivere al meglio gli ultimi kilometri della sua straordinaria carriera.
"Ho ancora degli obiettivi, come vincere il titolo anche con l'IOlimpia. Voglio finire nel modo migliore possibile e sentirmi in pace quando arriverà il momento di smettere".