L'americano è subito diventato un punto di riferimento: ha raccontato la sua filosofia e il suo ambientamento sulle pagine de "il Resto del Carlino"
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Dall'NBA a Reggio Emilia, con la voglia di continuare a imparare e crescere. Kenneth Faried ci ha messo poco a calarsi in un contesto nuovo come il nostro e lo ha raccontato a Francesco Pioppi su il Resto del Carlino.
"Sicuramente ho dovuto imparare di più sulle regole europee, come ad esempio evitare di prendere tecnico perché ho applaudito, ma da quando sono qui ho cercato di adattarmi di essere il miglior giocatore e la miglior persona possibile. Fuori dal campo sono semplicemente un padre di famiglia: finché i miei figli sono qui, mi tengono occupato e felice".
L'ex Denver e Brooklyn è subito diventato un riferimento per il gruppo allenato da coach Priftis e il suo esempio è ulteriore stimolo di crescita per ragazzi in rampa di lancio, come Momo Faye.
"Cerco semplicemente di dire ai ragazzi quello in cui credo. Non sai mai se quella partita potrebbe essere l'ultima, quindi gioca sempre duro, con tutto il cuore e la passione. Non importa che siano playoff Nba, Team Usa per portare a casa l'oro, oppure qui in Italia o, diciamo, in posti meno prestigiosi come la G-League: porto sempre la stessa intensità. Nessuno potrà mai dire: "Oh, Kenneth era nella media' o 'Era fuori forma". No, io rimango sempre pronto ed è questo che dico a Momo: sii sempre pronto, lavora sempre sodo, dai sempre il massimo. Quando arriverà il momento di dare tutto, il tuo corpo e la tua mente non conosceranno altro"
Anche perché la sua famiglia si è subito sentita di casa a Reggio Emilia.
"La mia famiglia, in particolare i miei figli, la stanno vivendo pienamente. Frequentano la scuola e hanno l'opportunità di ricevere un'ottima istruzione. Stanno imparando anche l'italiano ed è fantastico. Metà della mia famiglia è marocchina e qui c'è una grande comunità, possiamo farne parte anche andando al mercato per comprare cibo e altre cose. È bello vedere come si sono integrati e come adesso ci siano le seconde generazioni di figli di immigrati che sono a tutti gli effetti inseriti. Ciò mi rende ancora più felice, perché i miei figli stanno arricchendo la loro cultura e la loro fede. Inoltre hanno l'opportunità di fare ciò che amano: giocare a basket e divertirsi".
Dopo la Final Eight e la sosta internazionale Reggio tornerà a concentrarsi sul campionato. Ad attender Faried c'è anche un appuntamento spiritualmente speciale e atleticamente sfidante, come il Ramadan.
"Penso che sia un'opportunità per concentrarmi ancora di più su me stesso, sul mio percorso e sulle mie convinzioni in Allah e Dio. Ho la forza e la volontà di svegliarmi prima della maggior parte delle persone, di mangiare prima di quanto normalmente farei e di pregare quattro volte per poi riprendere a mangiare. Lo scorso anno ho vissuto un Ramadan fantastico e, allo stesso tempo, stavo giocando davvero bene con la mia squadra di G-League, quindi non mi ha influenzato in modo negativo. Anzi, credo mi abbia dato ancora più determinazione e forza interiore"