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COPPA ITALIA BASKET

Toto Forray, le lacrime di gioia del Gran Capitàn di Trento

La Coppa Italia è il premio meritato alla carriera dell'argentino trapiantato tra le Dolomiti: dal febbraio 2011 all'Aquila, capitano dal 2013, il play è il simbolo dei bianconeri

17 Feb 2025 - 11:02
 © italyphotopress

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EA7 Emporio Armani Milano-Dolomiti Energia Trentino è sul 46-54. Sul cronometro del 3° quarto è segnato ancora 1'24" e Forray, capitano dell'Aquila, commette il 5° fallo personale. L'uomo simbolo della squadra, in bianconero da 14 anni, abbandona i compagni a un passo dalla conquista del trofeo più significativo della storia della società. Un gesto apparentemente sconsiderato, che però viene accolto dagli applausi scroscianti di tutta la panchina, dai 400 arrivati alla Inalpi Arena dal Trentino e da buona parte dell'impianto torinese. Perché Andrés Pablo Forray, per tutti Toto, ha dato in poco più di 8' sul parquet più di quello che avrebbe potuto dare. Come d'altronde ha fatto per l'intera carriera.

© IPA

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"Avevamo questa voglia di vincere qualcosa. I ragazzi lo hanno fatto anche per me, sono 10 giorni che mi dicono che sono qua per me". Con queste parole pronunciate con gli occhi lucidi il capitano dell'Aquila ha celebrato la Frecciarossa Final Eight 2025, il primo trofeo dalla fine della stagione 2014, quando la squadra allora allenata da Maurizio Buscaglia vinse il campionato di A2 e ottenne la 2ª promozione in Serie A della storia. Anche nella prima Forray c'era, arrivato quando Trento era in B1 dopo le esperienze con Messina, Padova, Jesolo e Forlì.

Un legame indissolubile, tra il play cresciuto al caldo di Buenos Aires ma innamoratosi del freddo delle Dolomiti, certificato dai numeri: nel marzo 2024 sono state raggiunte le 600 presenze in bianconero; poco più di un mese fa, il 15 gennaio, la partita contro il ratiopharm Ulm ha reso Forray il più presente di sempre nella storia dell'EuroCup (ora è a quota 148), tutte rigorosamente da capitano dell'Aquila.

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Vederlo, a quasi 39 anni, eseguire ancora perfettamente il piano partita disegnato dal proprio staff, in una finale contro le guardie dell'Olimpia Milano, è stato splendido: resistere alle spallate di Shields che penetra nella propria area e attaccare dal palleggio Mirotic o un Mannion gravato dai falli non è da tutti, figurarsi con un fisico ormai logorato da decenni di carriera e imparagonabile ai corpi freschi e giovani di compagni e avversari. 

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E dire che i quarti con Reggio Emilia e la semifinale con Trieste non avevano visto il Forray da cuore oltre l'ostacolo. "Dopo due gare così così oggi ha giocato da Toto, aiutando come sempre la squadra. Sono davvero felice per lui": la frase di coach Galbiati a fine partita certifica il valore che quegli 8', con 1 solo punto e 2 assist prima dei 5 falli, hanno assunto per il gruppo bianconero. Un collettivo giovane, frizzante, affamato, a cui una guida in campo e in spogliatoi come Forray non ha potuto che fare bene.

Toto non ha mai accennato esplicitamente al ritiro. Nessuno glielo contesterebbe oggi, a maggior ragione con una Coppa Italia sollevata al cielo di Torino. Per uno come Forray, che si è sempre ben guardato dall'accontentarsi, non è detto che questo basti per dire "Stop". Magari un altro trofeo in stagione, con cui concludere davvero e definitivamente con una vittoria sul campo, potrebbe suggerirgli di lasciare per sempre la pallacanestro e la sua Dolomiti Energia Trentino...

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