Il coach di Vimercate, cresciuto nelle giovanili dell'Olimpia, ha portato la prima Coppa Italia nella bacheca dell'Aquila superando proprio l'EA7 nella finale di Torino
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La regia ordinata ed efficace di Quinn Ellis. Le prestazioni sempre in crescita durante la partita, a rimbalzo offensivo e da bloccante, di Saliou Niang. Il lavoro di piedi sempre puntuale di Anthony Lamb. La disciplina difensiva di Mawugbe, il sacrificio di capitan Forray, i fuochi d'artificio di Ford e così via. Sono così tanti i protagonisti della Dolomiti Energia Trentino, vincitrice della Frecciarossa Final Eight 2025, che dividere gli elogi tra ognuno di essi ne diminuirebbe i meriti. E allora è corretto condensarli per l'uomo che ha contribuito più di tutti a rendere questo gruppo un organismo entusiasmante e vincente: coach Paolo Galbiati.
Il 63-79 con cui l'EA7 Emporio Armani Milano si è vista sfuggire di mano la 2ª Coppa Italia consecutiva all'ultimo atto è persino generoso nei confronti dei biancorossi di coach Messina, tanto è stato netto il divario di rendimento tra le due squadre. L'Aquila ha continuato a volare sulle ali dell'entusiasmo, senza il minimo timore reverenziale per una Milano più talentuosa, più fisica, più strutturata. Lo ha fatto basandosi sulla propria fame e sulla pallacanestro aggressiva e percentuale di coach Galbiati.
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Il quasi 42enne di Vimercate - gli auguri arriveranno il 20 febbraio - è alla 2° Coppa Italia in carriera, dopo quella "inattesa" alla guida della Torino 2018, allenata fino a un paio di settimane prima della cavalcata del Mandela Forum di Firenze da Charlie Recalcati. Se quella gli era "capitata tra le mani", questa Final Eight è stata tutta farina del sacco dell'ex head coach di Biella e Cremona: a lui è stato affidato un progetto a lungo termine in tempi non sospetti, col pieno sostegno e investimento del presidente Luigi Longhi e del DS Rudy Gaddo, e Galbiati sta continuamente alzando il vertice della parabola di crescita di un'organizzazione esemplare.
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Dalle prime annate coi giovani della vicina Bernareggio, il primo salto di carriera del Galbiati allenatore è atterrato proprio all'Olimpia Milano: vedere oggi le immagini del coach bianconero - dal 2010 al 2016 alla guida di diverse formazioni giovanili o al fianco del coaching staff della prima squadra per il lavoro individuale di alcuni giocatori - con le divise biancorosse fa ancora più specie. Se Milano è la svolta a livello di approccio al lavoro, è a Varese la folgorazione sulla via di Damasco: l'incontro con Michael Arcieri, coach Matt Brase, Luis Scola e un'impostazione più analitica al gioco cambia radicalmente la proposta di pallacanestro che Galbiati ha poi proposto in Trentino.
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Quarti di finale di Coppa Italia - persi in condizioni fisiche estreme contro l'Olimpia (80-57) - e primo turno di Playoff di Serie A, eliminato ancora da Milano in 4 partite, alla prima stagione con l'Aquila, ora coach Galbiati è autorizzato a sognare e a far sognare: Trento è capolista solitaria in LBA (15 vittorie e 4 sconfitte) e ora ha una Coppa Italia in bacheca, ad alleggerire ulteriormente la pressione. Un peso in meno, sulle spalle di Galbiati e della sua Aquila, per volare ancora più in alto.
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