Tramite il sito ufficiale dell'EA7 Emporio Armani Milano, a raccontarsi è stato Diego Garavaglia, classe 2007, mandato sul parquet di Serie A già nella scorsa stagione da Ettore Messina e protagonista dell'argento mondiale dell'Under17 azzurra nell'estate 2024: "Gli inizi? Non sapevo che saremmo andati a provare per la Mini Olimpia, mio padre neppure me lo disse. Invece mi trovai lì, vidi i ragazzi grandi che si allenavano, il coach era Paolo Galbiati. Fu un’emozione indescrivibile. In questo percorso mi hanno accompagnato tante persone che sono state con me fin dal primo giorno, fin da quando pensavo che sarebbe stata una bella esperienza, che giocare nell’Olimpia avrebbe portato a qualcosa di buono. Ma certo non mi sarei mai aspettato nulla di quanto è accaduto. Ora quelle persone vedono i progressi, che io e altri miei compagni di squadra stiamo facendo. Viverla così è meraviglioso, chi mi ha cresciuto è orgoglioso. Ho pensato che sarei potuto diventare un giocatore quando sono stato convocato con la prima Nazionale, a livello Under 15, nello stesso anno in cui abbiamo vinto lo scudetto. Ho giocato bene e da lì Coach Beppe Mangone mi ha inserito nel roster della Nazionale Under16 per gli Europei di categoria. Ero l’unico 2007 in squadra. Ho pensato di essere sulla strada giusta, ho pensato che potessi farcela. La difesa (componente del gioco in cui Garavaglia eccelle)? È un aspetto del gioco che mi ha sempre attratto: tutto nasce da lì. Lo dice sempre il mio allenatore, Coach Catalani. Lui vuole che prima di tutto si difenda. Poi ricordo ancora quando ero sotto età nella Nazionale Under 16. Capii che difendendo riuscivo a stare in campo. Allora mi sono detto "Se intanto difendi, il tuo spazio lo trovi ovunque". Mio giocatore preferito? L’ala dell’Olympiacos, Kostas Papanikolau: non ha tutte queste qualità naturali, non è dotato come un Vezenkov, ma riesce a stare in campo ed è determinante con attacco, difesa, mentalità, fa sempre il suo lavoro. Questi sono i giocatori che mi piacciono di più, quelli che a prescindere da quanto talento abbiano si impongono con la loro determinazione. Il Basketball Without Borders (camp giovanile internazionale, tenutosi a inizio febbraio a San Francisco)? C’erano tutti i giocatori più forti, i più bravi, alcuni anche strutturati fisicamente, enormi. Per quello è stata un’esperienza eccezionale, mi ha obbligato a misurarmi con un livello straordinariamente alto. Con un pizzico di orgoglio posso dire che me la sono cavata, che sono stato competitivo. Una cosa che faccio sempre è essere intenso, dare tutto, e questo mi ha premiato".