25 anni, i soprannomi di peso al college, canzoni rap dedicate, le speranze di Varese con Mannion: tutto nelle... mani di Hands
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Sogna!, recita la bio del profilo Instagram di Jaylen Hands. Basterebbe questo mantra a fotografare la sensazione che la guardia di San Diego ha trasmesso a tutta l'Openjobmetis Varese nel sabato sera di Minorca. I 33 punti con 7 triple che hanno fatto assaporare l'impresa contro il Real Madrid vicecampione d'Eurolega hanno posto così i riflettori degli appassionati di LBA su un talento dal passato sottovalutato.
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Che Jaylen Hands abbia qualità fuori dal comune non è una scoperta recente: non si disputa per caso il McDonald's All-American Game, come il californiano ha fatto nel 2017, se non si è mostrato qualcosa di speciale sin dai tempi del liceo. Dopo la sfida con gli altri 23 migliori giocatori statunitensi e canadesi dell'ultimo anno di superiori, l'offerta NCAA più allettante è quella della vicina UCLA: quale miglior ateneo per rendere ancora più diffuso il soprannome, iniziato a circolare durante le partite alla Foothills Christian High School, di Baby Westbrook? Quale miglior programma universitario per confermarsi un leader non solo tecnico ma anche temperamentale, come nell'episodio con protagonista Moses Brown, centro dei Portland Trail Blazers?
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Dopo due anni trascorsi tra banchi e palestre a Westwood, ecco la chiamata al Draft NBA: è ancora la California a puntare su Hands, sotto forma della #56 con cui i Los Angeles Clippers lo scelgono per scambiarlo immediatamente a Brooklyn, in cambio di una prima scelta e uno dei futuri avversari in LBA come Mfiondu Kabengele. Subito assegnato all'affiliata in G League dei Nets, da ormai un lustro Hands è costantemente con le valigie in mano: East Coast, Serbia (FMP Belgrado), Germania (MHP RIESEN Ludwigsburg), Belgio (Antwerp Giants), Grecia (PAOK Salonicco e Peristeri), Spagna (Palencia) e ora Italia, visitata in precedenza solo per un toccata e fuga a Roma insieme alla compagna Rachel.
Senza ancora aver visto troppi minuti al fianco di Nico Mannion in biancorosso, al momento si è apprezzata la versione più pura e libera di Jaylen Hands: realizzatore seriale, in isolamento come in situazioni di movimento di squadra, soprattutto dal palleggio ma anche sui vantaggi già creati. Rispetto alle esperienze americane, il suo gioco in Europa è stato spesso affiancato a un playmaker in grado di gestire i ritmi dell'azione, mascherando alcuni difetti di Hands nel leggere i movimenti dei compagni: dall'adattamento reciproco con Mannion passeranno le fortune di Varese, sperando di ripetere le gesta di altri americani passati da Masnago nel recente passato.
Aver portato uno scorer di questo livello senza il supporto di una competizione europea rischia di essere una delle prese migliori dell'estate di LBA: d'altronde, quanti possono dire di avere una canzone rap intitolata come il proprio nome e cognome (Jaylen Hands, Shaun Carlo, in Coils, EP del 2020)?