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LA PARTITA AI RAGGI X

Italia, troppo anonima per essere vera: le responsabilità del Poz

Una squadra senza acuti perde man mano contatto dalla Lituania guidata da Grigonis e dal dominio a rimbalzo offensivo: addio Parigi 2024

07 Lug 2024 - 10:16
 © FIBA

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Lo sguardo è quello di Gallinari, Melli e Pajola durante l'ultimo timeout di Italia-Lituania, con gli Azzurri sul -22 con poco più di 3' da giocare: occhi privi di speranza sul volto degli unici che, in una serata anonima, hanno cercato di ribaltare l'inerzia contro una Lituania più talentuosa e tremendamente fisica. Qualche rammarico, tanta frustrazione, poco da portare a casa dal 64-88 del PreOlimpico di San Juan.

NOTE POSITIVE

Closeout difensivi - La scelta chiara di Pozzecco e dello staff azzurro è di non concedere triple direttamente sulla ricezione degli esterni della Lituania: costringere i baltici a mettere palla per terra, attaccare in palleggio il centro dell'area e prendere decisioni rapide nella selva di braccia nel pitturato è stato un aspetto sicuramente positivo della difesa azzurra. Molte delle 13 palle perse lituane sono state determinate dalla disciplina azzurra nel gestire i contatti con l'avversario in avvicinamento a canestro - purtroppo, una delle pochissime componenti del gioco in cui questa si è vista con costanza.

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Limitare Domantas Sabonis - Se prima della palla a due avessero proposto a Italbasket di concedere, alla sirena finale, il tabellino effettivamente registrato dal figlio di Arvydas, Pozzecco e tutti gli Azzurri avrebbero firmato senza pensarci un secondo. 6 punti, 8 rimbalzi, 4 assist e 3 perse in poco più di 21': numeri e impatto relativi, se considerato il potenziale fisico e tecnico del centro dei Kings. La difesa individuale di Melli è stata di gran livello, col capitano impegnato a "togliere la sedia" al momento se spalle a canestro e con la rapidità di mani a ostruire tutte le visioni per i tagli della Lituania. Se si esclude l'inizio di terzo quarto e la creazione costante di accoppiamenti sbilanciati in transizione, anche i raddoppi e le triplicazioni su Domas sono state puntuali e non punite eccessivamente dalla circolazione originata dallo scarico.

DA MIGLIORARE

Gestione dei falli - Non è questione di farne troppi o farne troppo pochi: è questione di spenderli nella situazione opportuna, con gli uomini più indicati e contro gli avversari meno portati a convertire a gioco fermo. Nei primi tre quarti di Italia-Lituania sono stati "regalati" 8 tiri liberi ai baltici, un paio derivanti dai tecnici alla panchina e Gallinari per proteste e i rimanenti per due contatti sulla sirena dei 24" su triple sbilanciate prese da 8 metri. Nel secondo tempo, al contrario, quattro transizioni lituani concluse con un appoggio al tabellone potevano essere troncati sul nascere con un fallo sul portatore di palla. Una quindicina di punti in totale, quindi, concessi per falli commessi quando si poteva benissimo non farlo e per falli non commessi quando si doveva assolutamente provocare il fischio.

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Lotta a rimbalzo - La questione è delicata, perché ha a che fare più con aspetti strutturali che contingenti. Rimane anche poco da imputare all'Italia vista nella semifinale di San Juan, capace soprattutto nel primo tempo di trovarsi spesso in superiorità numerica nel pitturato dopo un tiro lituano e controllare il rimbalzo. Il persistente vantaggio di stazza e tonnellaggio della Lituania, alla lunga, ha portato il conto: 41 rimbalzi totali a 25, 15-5 il computo di quelli offensivi. L'Italia Under 17, in finale nel Mondiale di Istanbul, con due ragazzi di oltre 210 cm a roster è 12° su 16 per rimbalzi di media a gara nel torneo: se non è nemmeno più una questione di mera altezza, cosa occorre fare?

LA CHIAVE TATTICA

Dal momento del suo ingresso in campo, tutte le attenzioni del Coliseo si sono rivolte a Danilo Gallinari. Se quelle dell'Italia e degli spettatori neutrali era concentrata sul suo ginocchio destro, quella della Lituania era destinata alla gestione delle sue ricezioni in post. Il CT Maksvytis ha previsto in marcatura iniziale sul Gallo l'ala grande sul parquet, mantenendo il lungo a protezione al centro dell'area. La motivazione era duplice: un difensore dal baricentro più basso avrebbe spinto Gallinari a ricevere più lontano da canestro e, allo stesso tempo, avrebbe dato più tempo al raddoppio dalla linea di fondo di arrivare nel quarto di campo opposto. I movimenti sul lato debole dell'Italia sono stati rari e tardivi, non offrendo un ribaltamento rapido a Gallinari e portandolo a chiudere il palleggio: in quel momento scattava il cambio difensivo della Lituania, con il difensore iniziale di Gallo a sprintare dall'altro lato del campo. Non riuscendo a mandare mai in rotazione la difesa lituana, né con Gallinari né con ricezioni in post di altri azzurri (Abass e Polonara in primis), da attacco dinamico si è passati a statico, da atletismo a fisicità: come sanguinare davanti a uno squalo, se di fronte si ha la Lituania.

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MVP

Quelli del timeout citato in apertura: Nicolò Melli, il capitano, che ha sostenuto alla pari il confronto con Sabonis e ha dimostrato in ogni possesso di essere il giocatore sul parquet ad avere più voglia di andare in Francia a cavallo tra luglio e agosto; Danilo Gallinari, tutt'altro che al meglio fisicamente ma capace di pura tecnica di caricare la Lituania di falli (10/10 ai liberi) e mantenere accesa una flebile fiammella di speranza sul finire di terzo quarto; Alessandro Pajola, l'ultimo disposto a gettare l'ancora in difesa nell'ultimo quarto con una serie di possessi sugli esterni lituani da mostrare ai ragazzi più giovani e dare un esempio per saper perdere.

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Anche se avversario dell'Italia, non si può omettere Marius Grigonis da una discussione che includa "MVP" e "Italia-Lituania". 8/12 dal campo, 6 triple a segno su 10 tentativi (3 delle quali di un tale coefficiente di difficoltà da definirle "immarcabili"), con 3 rimbalzi e altrettanti assist in aggiunta: una gara in controllo dal primo all'ultimo secondo, per il vero faro della selezione di Maksvytis.

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DA RIVEDERE

Come con Porto Rico - e, duole dirlo, più o meno per le stesse motivazioni - non si può non indicare il CT Gianmarco Pozzecco. Se così tanti elementi del roster rendono ben al di sotto delle proprie possibilità, è naturale che le istanze diffuse facciano capo a un'unica figura. Per alcune letture tardive, per altre cavalcate con eccessiva parsimonia (2'40" a Giordano Bortolani, inserito in un momento di secca offensiva, senza che venga disegnato uno schema ad hoc per mettere in ritmo la guardia di Milano?) e altre ancora sostenute con troppa insistenza (oltre 24' sul parquet per Marco Spissu con soli 3 tiri presi...) non è corretto parlare di colpa, bensì di responsabilità: è la via più indicata per farsi carico di un'esperienza negativa e trovare stimoli per il prosieguo.

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